Il Reg. CE 1881/2006 e il più recente Reg. CE 488/2014 stabiliscono i tenori massimi di alcuni contaminanti nelle diverse matrici alimentari e prevedono che gli Stati membri della Comunità Europea eseguano monitoraggi continui per alcuni di essi. Pertanto, per la sua elevata tossicità, il rilevamento del Cd è inserito nel Piano Nazionale Residui, che ne prevede la quantificazione nella specie bovina, equina e ovina, assimilando la specie bufalina a quella bovina. Obiettivo del presente studio è fornire indicazioni preliminari circa la presenza di Cd in campioni di fegato, rene e muscolo di 66 bufali divisi in quattro fasce d'età regolarmente macellati, di cui 40 allevati in Campania, nel territorio compreso tra le province di Napoli e Caserta e 26 allevati in Puglia, nella provincia di Bari. Sono state allestite due aliquote per i campioni di rene e fegato: una destinata alle determinazioni chimiche e l’altra destinata alle indagini istologiche; i campioni di muscolo sono stati oggetto esclusivamente d’indagine chimica. In tutti i campioni esaminati è stata riscontrata la presenza di Cd, sia nelle frattaglie, sia nel tessuto muscolare, ma i valori certamente più preoccupanti sono stati evidenziati nei campioni raccolti dai soggetti allevati in Campania. In particolare, in questo gruppo di animali, i limiti erano superati in 3 campioni di rene, in 3 campioni di fegato e in 5 campioni di muscolo. Viceversa, nel gruppo di animali allevati e macellati nella provincia di Bari è stato evidenziato un livello di contaminazione da Cd di gran lunga inferiore, tanto che nessuno dei 26 campioni aveva superato i limiti soglia imposti dalle normative. È stato possibile evidenziare lesioni tipiche dell’accumulo di Cd nei campioni di rene con concentrazioni del metallo di 1,22, 1,1 e 1,53 mg/kg. È stato osservato un quadro molto compromesso del rene, che coinvolgeva sia i tubuli prossimali, che apparivano dilatati, ripieni di sostanza amorfa e con aree di necrosi localizzate, sia il glomerulo renale, in cui era ben visibile un’alterazione delle cellule epiteliali e dei capillari glomerulari. Viceversa, nei campioni di rene in cui la concentrazione di Cd era compresa tra valori di 0,75 e 0,95 mg/kg, è stato possibile descrivere solo l’alterazione dei tubuli prossimali del rene, che apparivano dilatati e ripieni di materiale proteico. L’esame istologico condotto sul parenchima epatico ha consentito di descrivere unicamente diversi gradi di steatosi, sia nei campioni provenienti da animali allevati in provincia di Bari, sia nel gruppo di animali allevati nelle province di Napoli e Caserta. Pertanto, l'analisi ha dimostrato che la contaminazione del Cd è in stretta relazione all'età degli animali e all'area geografica di provenienza. I livelli di contaminazione di Cd riscontrati nei campioni esaminati fanno ritenere corretta l’indicazione di molti ricercatori di escludere dal consumo umano il rene e il fegato, così come avviene per gli equini, soprattutto per gli animali allevati in aree geografiche ad alto tasso d’inquinamento. Inoltre, considerando che l’allevamento bufalino è in continua crescita grazie alle caratteristiche dietetico-nutrizionali e organolettiche delle sue carni, andrebbe considerata la possibilità di inserire questa specie animale nell'ambito dei regolamenti comunitari come specie a sé stante e non accomunata a quella bovina.

PRESENZA DI RESIDUI DI CADMIO NEL MUSCOLO, FEGATO E RENE DI BUBALUS BUBALIS ED EVIDENZE ISTOLOGICHE

Barrasso Roberta
;
Ceci Edmondo;Bozzo Giancarlo;Tantillo Giuseppina
2018-01-01

Abstract

Il Reg. CE 1881/2006 e il più recente Reg. CE 488/2014 stabiliscono i tenori massimi di alcuni contaminanti nelle diverse matrici alimentari e prevedono che gli Stati membri della Comunità Europea eseguano monitoraggi continui per alcuni di essi. Pertanto, per la sua elevata tossicità, il rilevamento del Cd è inserito nel Piano Nazionale Residui, che ne prevede la quantificazione nella specie bovina, equina e ovina, assimilando la specie bufalina a quella bovina. Obiettivo del presente studio è fornire indicazioni preliminari circa la presenza di Cd in campioni di fegato, rene e muscolo di 66 bufali divisi in quattro fasce d'età regolarmente macellati, di cui 40 allevati in Campania, nel territorio compreso tra le province di Napoli e Caserta e 26 allevati in Puglia, nella provincia di Bari. Sono state allestite due aliquote per i campioni di rene e fegato: una destinata alle determinazioni chimiche e l’altra destinata alle indagini istologiche; i campioni di muscolo sono stati oggetto esclusivamente d’indagine chimica. In tutti i campioni esaminati è stata riscontrata la presenza di Cd, sia nelle frattaglie, sia nel tessuto muscolare, ma i valori certamente più preoccupanti sono stati evidenziati nei campioni raccolti dai soggetti allevati in Campania. In particolare, in questo gruppo di animali, i limiti erano superati in 3 campioni di rene, in 3 campioni di fegato e in 5 campioni di muscolo. Viceversa, nel gruppo di animali allevati e macellati nella provincia di Bari è stato evidenziato un livello di contaminazione da Cd di gran lunga inferiore, tanto che nessuno dei 26 campioni aveva superato i limiti soglia imposti dalle normative. È stato possibile evidenziare lesioni tipiche dell’accumulo di Cd nei campioni di rene con concentrazioni del metallo di 1,22, 1,1 e 1,53 mg/kg. È stato osservato un quadro molto compromesso del rene, che coinvolgeva sia i tubuli prossimali, che apparivano dilatati, ripieni di sostanza amorfa e con aree di necrosi localizzate, sia il glomerulo renale, in cui era ben visibile un’alterazione delle cellule epiteliali e dei capillari glomerulari. Viceversa, nei campioni di rene in cui la concentrazione di Cd era compresa tra valori di 0,75 e 0,95 mg/kg, è stato possibile descrivere solo l’alterazione dei tubuli prossimali del rene, che apparivano dilatati e ripieni di materiale proteico. L’esame istologico condotto sul parenchima epatico ha consentito di descrivere unicamente diversi gradi di steatosi, sia nei campioni provenienti da animali allevati in provincia di Bari, sia nel gruppo di animali allevati nelle province di Napoli e Caserta. Pertanto, l'analisi ha dimostrato che la contaminazione del Cd è in stretta relazione all'età degli animali e all'area geografica di provenienza. I livelli di contaminazione di Cd riscontrati nei campioni esaminati fanno ritenere corretta l’indicazione di molti ricercatori di escludere dal consumo umano il rene e il fegato, così come avviene per gli equini, soprattutto per gli animali allevati in aree geografiche ad alto tasso d’inquinamento. Inoltre, considerando che l’allevamento bufalino è in continua crescita grazie alle caratteristiche dietetico-nutrizionali e organolettiche delle sue carni, andrebbe considerata la possibilità di inserire questa specie animale nell'ambito dei regolamenti comunitari come specie a sé stante e non accomunata a quella bovina.
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