Gli esperti in ambito forense e medico-legale stabiliscono non solo la validità di quanto riferito ma anche la credibilità di chi lo riferisce. L’intera relazione tra il soggetto e lo specialista è influenzata da elementi che alterano la genuinità della diagnosi, es.: l'assetto stesso del valutatore; la natura coatta dell'esame; il peso esistenziale ed i vantaggi legati all’esito della valutazione stessa; la necessità che i risultati vengano comunicati a terzi; la tendenza dei soggetti valutati ad amplificare la desiderabilità sociale. In questo contesto la dissimulazione, intesa come occultamento o minimizzazione di una sindrome che di fatto sussiste, rappresenta un problema nel processo diagnostico, impattando sul numero di falsi negativi. Il dissimulatore è una persona che ha ben presente una verità e poi la nega, gestendo mentalmente due affermazioni contrapposte. Nei contesti come quello medicolegale e forense, dove il bisogno di dare sostanza alle proprie valutazioni è più sentito, bisogna far fronte ai limiti della soggettività e della sola osservazione clinica. L'ausilio di strumenti psicodiagnostici è pertanto irrinunciabile ed ampiamente effettuato. Il test MMPI-2 appare il principale strumento che, ancora oggi, dimostra di possedere indici in grado di individuare atteggiamenti dissimulatori nei soggetti esaminati. Il comportamento "menzoniero" è accompagnato da elementi verbali e non verbali, segni e indizi paralinguistici meta comunicativi. Tra i comportamenti non verbali rivelatori di probabile menzogna sembra rivestire un ruolo interessante il fattore “tempo di latenza” . Gli autori, partendo dall'ipotesi che sia plausibile aspettarsi tanto nei simulatori quanto nei dissimulatori, un allungamento dei tempi di risposta (T.R.) connesso ad una maggiore "gestione mentale dell'informazione" da manipolare, hanno cercato di verificare quanto il calcolo dei T.R. applicato all’MMPI-2, rappresenti un'ulteriore fonte di informazione nell’identificare l'adozione di un atteggiamento dissimulatorio. Lo studio ha visto l'applicazione di una versione computerizzata dell'MMPI-2 costruita ad hoc capace di calcolare automaticamente i tempi di risposta, ad un campione di 59 maschi e 17 femmine suddivisi in 4 gruppi in base alla motivazione soggiacente l'accertamento medicolegale: idoneità lavorativa, genitoriale, per la patente di guida e per il porto d'armi. Il gruppo di controllo era rappresentato da volontari, clinicamente sani, non condizionati da interessi secondari nella compilazione del test, bilanciati e controllati per numerosità, età e scolarità. La validità dei T.R. è stata valutata attraverso il test statistico t di Student, confrontando i singoli gruppi sperimentali ed i rispettivi gruppi di controllo, osservandone la significatività statistica delle differenze tra le medie dei tempi a tutte le scale di controllo, cliniche, di contenuto e supplementari dell'MMPI-2 e rispetto al tempo totale di compilazione del protocollo. Le prime risultanze mostrano come la distribuzione del tempo medio di risposta si differenzi tra i soggetti sperimentali e controlli proprio in relazione a quelle scale che analizzano dei costrutti psicologici, clinici e comportamentali, inerenti gli ambiti oggetto delle valutazioni. I risultati preliminari di questo filone di ricerca appaiono incoraggianti e motivano ad un ampliamento del campione per aumentarne la significatività statistica.
I'm Mad but…I'm Fine: il calcolo dei Tempi di Risposta applicati all'MMPI-2 per l'accertamento delle condotte dissimulatorie nel contesto forense e medico-legale.
GRATTAGLIANO, IGNAZIO;BOSCO, Andrea;CATANESI, Roberto
2014-01-01
Abstract
Gli esperti in ambito forense e medico-legale stabiliscono non solo la validità di quanto riferito ma anche la credibilità di chi lo riferisce. L’intera relazione tra il soggetto e lo specialista è influenzata da elementi che alterano la genuinità della diagnosi, es.: l'assetto stesso del valutatore; la natura coatta dell'esame; il peso esistenziale ed i vantaggi legati all’esito della valutazione stessa; la necessità che i risultati vengano comunicati a terzi; la tendenza dei soggetti valutati ad amplificare la desiderabilità sociale. In questo contesto la dissimulazione, intesa come occultamento o minimizzazione di una sindrome che di fatto sussiste, rappresenta un problema nel processo diagnostico, impattando sul numero di falsi negativi. Il dissimulatore è una persona che ha ben presente una verità e poi la nega, gestendo mentalmente due affermazioni contrapposte. Nei contesti come quello medicolegale e forense, dove il bisogno di dare sostanza alle proprie valutazioni è più sentito, bisogna far fronte ai limiti della soggettività e della sola osservazione clinica. L'ausilio di strumenti psicodiagnostici è pertanto irrinunciabile ed ampiamente effettuato. Il test MMPI-2 appare il principale strumento che, ancora oggi, dimostra di possedere indici in grado di individuare atteggiamenti dissimulatori nei soggetti esaminati. Il comportamento "menzoniero" è accompagnato da elementi verbali e non verbali, segni e indizi paralinguistici meta comunicativi. Tra i comportamenti non verbali rivelatori di probabile menzogna sembra rivestire un ruolo interessante il fattore “tempo di latenza” . Gli autori, partendo dall'ipotesi che sia plausibile aspettarsi tanto nei simulatori quanto nei dissimulatori, un allungamento dei tempi di risposta (T.R.) connesso ad una maggiore "gestione mentale dell'informazione" da manipolare, hanno cercato di verificare quanto il calcolo dei T.R. applicato all’MMPI-2, rappresenti un'ulteriore fonte di informazione nell’identificare l'adozione di un atteggiamento dissimulatorio. Lo studio ha visto l'applicazione di una versione computerizzata dell'MMPI-2 costruita ad hoc capace di calcolare automaticamente i tempi di risposta, ad un campione di 59 maschi e 17 femmine suddivisi in 4 gruppi in base alla motivazione soggiacente l'accertamento medicolegale: idoneità lavorativa, genitoriale, per la patente di guida e per il porto d'armi. Il gruppo di controllo era rappresentato da volontari, clinicamente sani, non condizionati da interessi secondari nella compilazione del test, bilanciati e controllati per numerosità, età e scolarità. La validità dei T.R. è stata valutata attraverso il test statistico t di Student, confrontando i singoli gruppi sperimentali ed i rispettivi gruppi di controllo, osservandone la significatività statistica delle differenze tra le medie dei tempi a tutte le scale di controllo, cliniche, di contenuto e supplementari dell'MMPI-2 e rispetto al tempo totale di compilazione del protocollo. Le prime risultanze mostrano come la distribuzione del tempo medio di risposta si differenzi tra i soggetti sperimentali e controlli proprio in relazione a quelle scale che analizzano dei costrutti psicologici, clinici e comportamentali, inerenti gli ambiti oggetto delle valutazioni. I risultati preliminari di questo filone di ricerca appaiono incoraggianti e motivano ad un ampliamento del campione per aumentarne la significatività statistica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.