L’evoluzione digitale sta trasformando l’ambito penitenziario, generando un doppio binario di opportunità e criticità. Il presente contributo analizza come le tecnologie digitali stiano modificando l’esperienza detentiva, con richiesta di potenziamento dei percorsi riabilitativi e nell’amplificazione di nuove forme di criminalità. Da un lato, si evidenzia il valore delle tecnologie per alfabetizzazione digitale, formazione, legami familiari, istruzione universitaria e supporto psicologico, quali strumenti che favoriscono il reinserimento sociale e lavorativo. Dall’altro lato, emergono criticità connesse all’uso illecito di dispositivi, reati digitali, Dark Web, reti criminali esterne, contenuti illeciti e difficoltà di controllo, mentre il ricorso a videosorveglianza intelligente e algoritmi predittivi sollevano interrogativi etico-giuridici in termini di privacy, profilazione e diritti fondamentali dei detenuti. In questo contesto si evidenzia la crescente complessità nella gestione dei detenuti, con la necessità di un approccio riabilitativo specifico e guidato per ridurre la recidiva. Si propone una riflessione critica sulle iniziative sperimentali italiane e internazionali, auspicando un quadro normativo organico, più formazione e un bilanciamento tra sicurezza, inclusione e dignità, evidenziando l’urgenza di definire e concretizzare politiche penitenziarie digitali riabilitative e non repressive evitando un “panopticon digitale” di derive distopiche e disuguaglianze.

Il carcere nell’era digitale: tra rischi e potenzialità

Roberta Risola;Ignazio Grattagliano;Maria Grazia Violante
2025-01-01

Abstract

L’evoluzione digitale sta trasformando l’ambito penitenziario, generando un doppio binario di opportunità e criticità. Il presente contributo analizza come le tecnologie digitali stiano modificando l’esperienza detentiva, con richiesta di potenziamento dei percorsi riabilitativi e nell’amplificazione di nuove forme di criminalità. Da un lato, si evidenzia il valore delle tecnologie per alfabetizzazione digitale, formazione, legami familiari, istruzione universitaria e supporto psicologico, quali strumenti che favoriscono il reinserimento sociale e lavorativo. Dall’altro lato, emergono criticità connesse all’uso illecito di dispositivi, reati digitali, Dark Web, reti criminali esterne, contenuti illeciti e difficoltà di controllo, mentre il ricorso a videosorveglianza intelligente e algoritmi predittivi sollevano interrogativi etico-giuridici in termini di privacy, profilazione e diritti fondamentali dei detenuti. In questo contesto si evidenzia la crescente complessità nella gestione dei detenuti, con la necessità di un approccio riabilitativo specifico e guidato per ridurre la recidiva. Si propone una riflessione critica sulle iniziative sperimentali italiane e internazionali, auspicando un quadro normativo organico, più formazione e un bilanciamento tra sicurezza, inclusione e dignità, evidenziando l’urgenza di definire e concretizzare politiche penitenziarie digitali riabilitative e non repressive evitando un “panopticon digitale” di derive distopiche e disuguaglianze.
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