"Vogliamo tutto" di Nanni Balestrini (1935-2019) è un ordigno verbale, un racconto epico ambientato nell’autunno caldo del 1969, segnato da scioperi e rivendicazioni operaie. Dopo sperimentalismi formali puramente linguistici, condotti su un lungo arco temporale, Balestrini opta per una lingua scritta che mima lo stile orale: da segno visivo della pagina a stampa la parola si trasforma qui in "azione" rivoluzionaria. Best-seller sin dalla prima pubblicazione, con successive e anche recenti riedizioni, questo romanzo dell’operaio-massa è di grande attualità: non solo per i contrasti fra lavoratori e capitale (oggi ancora vivi sebbene in forme nuove), ma soprattutto per le dinamiche dell’oralità secondaria di cui si indagano aspetti rilevanti come, per richiamare alcuni esempi, quasi assenza di interpunzione, enunciati performativi, slogan, pleonasmi ed espressioni formulaiche.
Oralità e rivoluzione in "Vogliamo tutto" di Nanni Balestrini.
Francesco Cornacchia
2021-01-01
Abstract
"Vogliamo tutto" di Nanni Balestrini (1935-2019) è un ordigno verbale, un racconto epico ambientato nell’autunno caldo del 1969, segnato da scioperi e rivendicazioni operaie. Dopo sperimentalismi formali puramente linguistici, condotti su un lungo arco temporale, Balestrini opta per una lingua scritta che mima lo stile orale: da segno visivo della pagina a stampa la parola si trasforma qui in "azione" rivoluzionaria. Best-seller sin dalla prima pubblicazione, con successive e anche recenti riedizioni, questo romanzo dell’operaio-massa è di grande attualità: non solo per i contrasti fra lavoratori e capitale (oggi ancora vivi sebbene in forme nuove), ma soprattutto per le dinamiche dell’oralità secondaria di cui si indagano aspetti rilevanti come, per richiamare alcuni esempi, quasi assenza di interpunzione, enunciati performativi, slogan, pleonasmi ed espressioni formulaiche.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.