La ricerca ricostruisce l'analisi del ruolo della Chiesa nei conflitti coniugali attraverso le carte d'archivio in un lungo arco cronologico che va dal XVII al XIX secolo. Lo studio delle cause di separazione discusse presso i tribunali vescovili di alcune diocesi pugliesi e lucane tra metà Cinquecento e inizio Settecento ha permesso di riportare alla luce singole storie di vita dai risvolti drammatici, casi di donne vittime di gravi maltrattamenti e vessazioni che, sostenute dai genitori e/o dai fratelli, chiedevano di non coabitare più col marito al fine di tutelare la propria incolumità e di impedire la dilapidazione del capitale dotale. Nonostante l'intervento dello Stato nella politica matrimoniale nel corso del Settecento e all'inizio dell'Ottocento con l'introduzione del divorzio nella parentesi francese, la Chiesa reagì con fermezza, bollando la proposta di istituire il divorzio come «disonesta, empia, scellerata, satanica»; persuadendo le coscienze dei fedeli che il divorzio fosse un «fatto del tutto ripugnante», un flagello, una peste. In sintesi, sulla base di inedite carte d’archivio, è stato possibile ricostruire in un lungo arco cronologico la costante volontà di controllo perseguita dalla Chiesa in merito alle unioni coniugali: l’arma del tribunale e quella della parola erano strumenti adoperati per ribadire il principio dell’indissolubilità del matrimonio e per orientare le coscienze, le scelte, i destini dei fedeli.

La Chiesa e i conflitti coniugali: dai tribunali ecclesiastici al dibattito sul divorzio (secc. XVII-XIX)

Angela Carbone
;
Maria Caricato
;
Domenico Uccellini
2022-01-01

Abstract

La ricerca ricostruisce l'analisi del ruolo della Chiesa nei conflitti coniugali attraverso le carte d'archivio in un lungo arco cronologico che va dal XVII al XIX secolo. Lo studio delle cause di separazione discusse presso i tribunali vescovili di alcune diocesi pugliesi e lucane tra metà Cinquecento e inizio Settecento ha permesso di riportare alla luce singole storie di vita dai risvolti drammatici, casi di donne vittime di gravi maltrattamenti e vessazioni che, sostenute dai genitori e/o dai fratelli, chiedevano di non coabitare più col marito al fine di tutelare la propria incolumità e di impedire la dilapidazione del capitale dotale. Nonostante l'intervento dello Stato nella politica matrimoniale nel corso del Settecento e all'inizio dell'Ottocento con l'introduzione del divorzio nella parentesi francese, la Chiesa reagì con fermezza, bollando la proposta di istituire il divorzio come «disonesta, empia, scellerata, satanica»; persuadendo le coscienze dei fedeli che il divorzio fosse un «fatto del tutto ripugnante», un flagello, una peste. In sintesi, sulla base di inedite carte d’archivio, è stato possibile ricostruire in un lungo arco cronologico la costante volontà di controllo perseguita dalla Chiesa in merito alle unioni coniugali: l’arma del tribunale e quella della parola erano strumenti adoperati per ribadire il principio dell’indissolubilità del matrimonio e per orientare le coscienze, le scelte, i destini dei fedeli.
2022
9791259651778
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