Il passaggio dal ReI al RdC ha rappresentato l’ennesima sfida per gli assistenti sociali che si sono dovuti attrezzare per rispondere al nuovo impianto normativo e organizzativo della misura. Se da una parte ci si poteva attendere il maggior gradimento da parte degli utenti, soprattutto in relazione agli importi che accompagnano la misura (significativamente più consistenti rispetto a quelli garantiti dal ReI), dall’altra parte, il sospetto diffuso tra gli studiosi, che la misura avrebbe incontrato molte difficoltà rispetto all’inclusione lavorativa dei beneficiari, ha trovato ampie e numerose conferme empiriche. Le ragioni delle difficoltà sono molto probabilmente sia endogene (interne all’organizzazione ddei servizi sociali e alla modalità di gestione della misura) che esogene (connesse alla assenza di una rete interistituzionale articolata e integrata capace di favorire l’inclusione lavorativa dei beneficiari occupabili). L’ipotesi è che ci sia un disallineamento tra l’obiettivo generale della misura volto all’inclusione lavorativa di tutti i soggetti occupabili e le effettive possibilità di gestione da parte del servizio sociale e di assorbimento da parte del mercato del lavoro, dovuta in parte al missmatch tra domanda e offerta di lavoro, in parte alla oggettiva mancanza di opportunità lavorative (soprattutto nelle aree più depresse del paese), e in parte rispetto ad una contestuale difficoltà a favorire i processi di capacitazione degli individui. Abbiamo voluto verificare questa ipotesi attraverso i dati di una ricerca svolta tra luglio e settembre 2020, che ha raggiunto, mediante un questionario strutturato, 6.558 assistenti sociali, corrispondenti al 14,56% degli assistenti sociali attivi in Italia. Dei rispondenti 2.689 si occupano, direttamente, dell’ implementazione delle misure di sostegno al reddito. Le evidenze della ricerca quantitativa sono state integrate da strumenti non standard (focus group e interviste in profondità). Quanto emerge dall’indagine sul campo sarà poi confrontato con i dati delle ricerche che contestualmente sono state e si stanno realizzando nel paese sullo stesso tema e quanto rilevato dal Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza (RdC) istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Le ricadute sulla pratica di servizio sociale possono tradursi nella ricerca di una nuova cooperazione con le figure di esperti dell’orientamento lavorativo, quando presenti nelle equipe, e comunque in un maggior dispiego di tempo necessario alla presa in carico del nucleo beneficiario, qualora si voglia intendere, a pieno titolo, lo spirito della misura.

L’implementazione del Reddito di Cittadinanza tra organizzazione e presa in carico

Salvati, Armida
2022-01-01

Abstract

Il passaggio dal ReI al RdC ha rappresentato l’ennesima sfida per gli assistenti sociali che si sono dovuti attrezzare per rispondere al nuovo impianto normativo e organizzativo della misura. Se da una parte ci si poteva attendere il maggior gradimento da parte degli utenti, soprattutto in relazione agli importi che accompagnano la misura (significativamente più consistenti rispetto a quelli garantiti dal ReI), dall’altra parte, il sospetto diffuso tra gli studiosi, che la misura avrebbe incontrato molte difficoltà rispetto all’inclusione lavorativa dei beneficiari, ha trovato ampie e numerose conferme empiriche. Le ragioni delle difficoltà sono molto probabilmente sia endogene (interne all’organizzazione ddei servizi sociali e alla modalità di gestione della misura) che esogene (connesse alla assenza di una rete interistituzionale articolata e integrata capace di favorire l’inclusione lavorativa dei beneficiari occupabili). L’ipotesi è che ci sia un disallineamento tra l’obiettivo generale della misura volto all’inclusione lavorativa di tutti i soggetti occupabili e le effettive possibilità di gestione da parte del servizio sociale e di assorbimento da parte del mercato del lavoro, dovuta in parte al missmatch tra domanda e offerta di lavoro, in parte alla oggettiva mancanza di opportunità lavorative (soprattutto nelle aree più depresse del paese), e in parte rispetto ad una contestuale difficoltà a favorire i processi di capacitazione degli individui. Abbiamo voluto verificare questa ipotesi attraverso i dati di una ricerca svolta tra luglio e settembre 2020, che ha raggiunto, mediante un questionario strutturato, 6.558 assistenti sociali, corrispondenti al 14,56% degli assistenti sociali attivi in Italia. Dei rispondenti 2.689 si occupano, direttamente, dell’ implementazione delle misure di sostegno al reddito. Le evidenze della ricerca quantitativa sono state integrate da strumenti non standard (focus group e interviste in profondità). Quanto emerge dall’indagine sul campo sarà poi confrontato con i dati delle ricerche che contestualmente sono state e si stanno realizzando nel paese sullo stesso tema e quanto rilevato dal Comitato scientifico per la valutazione del Reddito di cittadinanza (RdC) istituito presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. Le ricadute sulla pratica di servizio sociale possono tradursi nella ricerca di una nuova cooperazione con le figure di esperti dell’orientamento lavorativo, quando presenti nelle equipe, e comunque in un maggior dispiego di tempo necessario alla presa in carico del nucleo beneficiario, qualora si voglia intendere, a pieno titolo, lo spirito della misura.
2022
9788894470628
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