Nella sua attività di critico letterario Paolo Beni si è reso celebre, anche oltre i confini nazionali, per tre motivi: l’impegno esegetico nella lettura della “Poetica” e della “Retorica” di Aristotele, pervenuto alla forma di commentari dopo diversi anni di studio; l’intrepida difesa della “Gerusalemme liberata”, portata avanti nell’incrocio di ragioni poetiche e linguistiche; un temperamento umorale e polemico. Non a caso Lorenzo Crasso a metà Seicento, in uno dei suoi “Elogii d’huomini letterati”, misurerà in pari dosi nella persona del Beni «letteratura, e […] Maldicenza», fino a definirlo un «severissimo Censore» di opere altrui, certamente anche della “Commedia” dantesca. Si può dire che l’atteggiamento del Beni nei confronti di Dante rientri nel quadro di una continuativa militanza in direzione modernista, nella quale alcuni studiosi hanno colto non pochi elementi di complessità e contraddizione: una militanza che, proprio nello stile della querelle italiana, si viene svolgendo nella sistematica comparazione tra antichi e moderni. Il confronto tra antichi e moderni attraversa e vivacizza infatti tutta l’attività critica del Beni, combinandosi per certa misura con lo spirito di rivolta che circola in Padova, città in cui il letterato vive la più parte della sua vita come professore di Umanità presso il prestigioso Studio, a partire dal 1599.
Antidantismo primosecentesco: Dante, pessimo poeta nel giudizio di Paolo Beni
Giulia Dell'Aquila
2022-01-01
Abstract
Nella sua attività di critico letterario Paolo Beni si è reso celebre, anche oltre i confini nazionali, per tre motivi: l’impegno esegetico nella lettura della “Poetica” e della “Retorica” di Aristotele, pervenuto alla forma di commentari dopo diversi anni di studio; l’intrepida difesa della “Gerusalemme liberata”, portata avanti nell’incrocio di ragioni poetiche e linguistiche; un temperamento umorale e polemico. Non a caso Lorenzo Crasso a metà Seicento, in uno dei suoi “Elogii d’huomini letterati”, misurerà in pari dosi nella persona del Beni «letteratura, e […] Maldicenza», fino a definirlo un «severissimo Censore» di opere altrui, certamente anche della “Commedia” dantesca. Si può dire che l’atteggiamento del Beni nei confronti di Dante rientri nel quadro di una continuativa militanza in direzione modernista, nella quale alcuni studiosi hanno colto non pochi elementi di complessità e contraddizione: una militanza che, proprio nello stile della querelle italiana, si viene svolgendo nella sistematica comparazione tra antichi e moderni. Il confronto tra antichi e moderni attraversa e vivacizza infatti tutta l’attività critica del Beni, combinandosi per certa misura con lo spirito di rivolta che circola in Padova, città in cui il letterato vive la più parte della sua vita come professore di Umanità presso il prestigioso Studio, a partire dal 1599.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.