Famoso per i suoi scritti come The Crime of Galileo, l’insieme di saggi Reflection on men and ideas o su tutti Hamlet’s Mill, Giorgio Diaz de Santillana, intellettuale complesso e poliedrico nella Storia della Scienza, vede fino allo stato attuale pochi tentativi di confronto con il suo pensiero, i quali nella maggior parte sono focalizzati su specifiche tematiche. Gli obiettivi della ricerca sono: - lo studio dell'opera di Giorgio Diaz De Santillana, nel contesto della sua vita, del pensiero accademico (come fisico, filosofo e storico della scienza) italiano, europeo e americano e di quello non prettamente accademico, come quello politico. Per facilitare l’analisi si distinguerà per grandi linee due ambiti, la storiografia della scienza e il pensiero politico-sociale. Per il primo analizzando le opere edite dell’autore si delinea una linea di pensiero coerente e continuativa: lo studio della storia del pensiero scientifico a partire dalle società arcaiche, che con il passare del tempo catturano completamente la sua attenzione e nelle quali il genere mitologico, che dai più è ritenuto come lo step dell’infanzia dell’uomo, rappresenta il primo vero linguaggio scientifico per i suoi riferimenti astronomici; per il secondo ambito, bisogna ricordare che il suo atteggiamento critico nei confronti della società è influenzato dagli anni della seconda guerra mondiale, le leggi razziali, infatti, lo costrinsero ad emigrare dalla sua patria per le sue origini ebraiche. Attivo e schierato politicamente con posizione antifascista, compì opera di informazione insieme ad intellettuali come Salvemini. Negli anni del dopoguerra fu inviato più volte in Europa e in Italia dall’Università americana. Nel 1955 pubblicò The crime of Galileo, un'indagine ampia e acuta del processo a Galilei. De Santillana vedeva nella libertà della ricerca l'unico antidoto al totalitarismo e individuava nel processo a Galilei un momento paradigmatico nella storia dell'Europa moderna. Nel 1957, in un coraggioso articolo, Galileo and Oppenheimer, pubblicato in “The Reporter”, elevava la sua protesta contro il ricorrente tentativo del potere politico di condizionare la coscienza del ricercatore; - l’analisi della ricezione in ambiente accademico e non, dei suoi scritti, consultando archivi storici, come quello del giornale ufficiale del MIT (Massachusetts Institute of Tecnology, all’interno del quale dal 1941 De Santillana insegnò), “The Tech” o di giornali americani ed in ambito europeo e italiano. Contemporaneamente si traccerà la rete di intellettuali a lui vicini. Tutto ciò rappresenterebbe una novità all'interno del panorama esistente, vista la scarsità di studi svolti a riguardo. In questo modo si viene a delineare la figura, in particolare di De Santillana, ma in generale del ruolo e del pensiero dello scienziato nella società negli anni a partire dagli anni ’30 fino agli anni ’70. Da una prospettiva enriquesiana, di stampo razionalista, l’approccio si evolve verso uno di tipo antropologico. Una scienza che affonda le sue radici nel pensiero mitologico e archetipico dell’uomo, il quale sapeva che la sua vita era tracciata nelle stelle, che l’universo aveva un suo significato e tutto era legato da un filo rosso armonico; il fato del mondo antico può apparire paralizzante per noi moderni, dice De Santillana, che crediamo nel progresso scientifico, in senso leopardiano. Una critica che ben si inserisce e rappresenta gli anni interessati, quelli della fine del positivismo scientifico e l’inizio di una nuova visione del procedere della scienza e di cosa essa sia in realtà.
Antropologia e storiografia della scienza in Giorgio Diaz De Santillana
Eleonora Loiodice
2017-01-01
Abstract
Famoso per i suoi scritti come The Crime of Galileo, l’insieme di saggi Reflection on men and ideas o su tutti Hamlet’s Mill, Giorgio Diaz de Santillana, intellettuale complesso e poliedrico nella Storia della Scienza, vede fino allo stato attuale pochi tentativi di confronto con il suo pensiero, i quali nella maggior parte sono focalizzati su specifiche tematiche. Gli obiettivi della ricerca sono: - lo studio dell'opera di Giorgio Diaz De Santillana, nel contesto della sua vita, del pensiero accademico (come fisico, filosofo e storico della scienza) italiano, europeo e americano e di quello non prettamente accademico, come quello politico. Per facilitare l’analisi si distinguerà per grandi linee due ambiti, la storiografia della scienza e il pensiero politico-sociale. Per il primo analizzando le opere edite dell’autore si delinea una linea di pensiero coerente e continuativa: lo studio della storia del pensiero scientifico a partire dalle società arcaiche, che con il passare del tempo catturano completamente la sua attenzione e nelle quali il genere mitologico, che dai più è ritenuto come lo step dell’infanzia dell’uomo, rappresenta il primo vero linguaggio scientifico per i suoi riferimenti astronomici; per il secondo ambito, bisogna ricordare che il suo atteggiamento critico nei confronti della società è influenzato dagli anni della seconda guerra mondiale, le leggi razziali, infatti, lo costrinsero ad emigrare dalla sua patria per le sue origini ebraiche. Attivo e schierato politicamente con posizione antifascista, compì opera di informazione insieme ad intellettuali come Salvemini. Negli anni del dopoguerra fu inviato più volte in Europa e in Italia dall’Università americana. Nel 1955 pubblicò The crime of Galileo, un'indagine ampia e acuta del processo a Galilei. De Santillana vedeva nella libertà della ricerca l'unico antidoto al totalitarismo e individuava nel processo a Galilei un momento paradigmatico nella storia dell'Europa moderna. Nel 1957, in un coraggioso articolo, Galileo and Oppenheimer, pubblicato in “The Reporter”, elevava la sua protesta contro il ricorrente tentativo del potere politico di condizionare la coscienza del ricercatore; - l’analisi della ricezione in ambiente accademico e non, dei suoi scritti, consultando archivi storici, come quello del giornale ufficiale del MIT (Massachusetts Institute of Tecnology, all’interno del quale dal 1941 De Santillana insegnò), “The Tech” o di giornali americani ed in ambito europeo e italiano. Contemporaneamente si traccerà la rete di intellettuali a lui vicini. Tutto ciò rappresenterebbe una novità all'interno del panorama esistente, vista la scarsità di studi svolti a riguardo. In questo modo si viene a delineare la figura, in particolare di De Santillana, ma in generale del ruolo e del pensiero dello scienziato nella società negli anni a partire dagli anni ’30 fino agli anni ’70. Da una prospettiva enriquesiana, di stampo razionalista, l’approccio si evolve verso uno di tipo antropologico. Una scienza che affonda le sue radici nel pensiero mitologico e archetipico dell’uomo, il quale sapeva che la sua vita era tracciata nelle stelle, che l’universo aveva un suo significato e tutto era legato da un filo rosso armonico; il fato del mondo antico può apparire paralizzante per noi moderni, dice De Santillana, che crediamo nel progresso scientifico, in senso leopardiano. Una critica che ben si inserisce e rappresenta gli anni interessati, quelli della fine del positivismo scientifico e l’inizio di una nuova visione del procedere della scienza e di cosa essa sia in realtà.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.