Negli ultimi decenni, la ricerca archeometrica sulle ossidiane ha permesso di definire un quadro abbastanza chiaro di quella che è stata la circolazione nel Mediterraneo centrale in età preistorica, a differenza di ciò che è avvenuto per la selce. Gli studi archeometrici sui materiali selciferi sono relativamente meno numerosi e discontinui nello spazio e nel tempo. Le difficoltà nell’individuare chiari caratteri discriminanti per riconoscere le provenienze, rende più difficile comparare materiali da diverse regioni e ricostruire le antiche vie di circolazione. Le attuali conoscenze archeologiche sulla circolazione della selce nel Mediterraneo centrale identificano il Promontorio del Gargano come uno dei principali giacimenti primari. Inoltre, il Gargano è posizionato su uno degli ipotizzati percorsi di diffusione del Neolitico nell’Italia meridionale, ovvero il ponte di isole adriatiche che collegano la Croazia meridionale con la Puglia. I dati petrografici e chimici precedentemente ottenuti su una selezione di 50 campioni di selce dai distretti estrattivi e da affioramenti geologici in area garganica hanno fornito un database di riferimento da comparare con i nuovi dati ottenuti da strumenti in selce e debitage provenienti dai siti di Scaloria, Masseria Candelaro, Monte Aquilone (Tavoliere) e Balsignano e Madonna delle Grazie (Murge). Nuovi dati colorimetrici (CIELAB) e chimici (pED-XRF) su 80 campioni archeologici mostrano che la maggior parte dei manufatti del Tavoliere, con pochi campioni di area murgiana, condividono le stesse caratteristiche chimiche e cromatiche. Inoltre, le selci di Madonna delle Grazie e Balsignano mostrano dei raggruppamenti composizionali non compatibili con quelli dei distretti estrattivi del Gargano. Le dimensioni ridotte di molti di questi manufatti indicherebbe l’uso di giacimenti secondari di selce, probabilmente riconducibili ai depositi continentali del Tavoliere, non ancora caratterizzati.

APPLICAZIONE DI UN PROTOCOLLO ANALITICO NON DISTRUTTIVO MULTIPARAMETRICO PER LO STUDIO DELLE SELCI: DATI PRELIMINARI DA ALCUNI SITI NEOLITICI DELLA PUGLIA

ERAMO, Giacomo;DELLUNIVERSITA', EMANUELA;MONNO, Alessandro;ALLEGRETTA, IGNAZIO;
2017-01-01

Abstract

Negli ultimi decenni, la ricerca archeometrica sulle ossidiane ha permesso di definire un quadro abbastanza chiaro di quella che è stata la circolazione nel Mediterraneo centrale in età preistorica, a differenza di ciò che è avvenuto per la selce. Gli studi archeometrici sui materiali selciferi sono relativamente meno numerosi e discontinui nello spazio e nel tempo. Le difficoltà nell’individuare chiari caratteri discriminanti per riconoscere le provenienze, rende più difficile comparare materiali da diverse regioni e ricostruire le antiche vie di circolazione. Le attuali conoscenze archeologiche sulla circolazione della selce nel Mediterraneo centrale identificano il Promontorio del Gargano come uno dei principali giacimenti primari. Inoltre, il Gargano è posizionato su uno degli ipotizzati percorsi di diffusione del Neolitico nell’Italia meridionale, ovvero il ponte di isole adriatiche che collegano la Croazia meridionale con la Puglia. I dati petrografici e chimici precedentemente ottenuti su una selezione di 50 campioni di selce dai distretti estrattivi e da affioramenti geologici in area garganica hanno fornito un database di riferimento da comparare con i nuovi dati ottenuti da strumenti in selce e debitage provenienti dai siti di Scaloria, Masseria Candelaro, Monte Aquilone (Tavoliere) e Balsignano e Madonna delle Grazie (Murge). Nuovi dati colorimetrici (CIELAB) e chimici (pED-XRF) su 80 campioni archeologici mostrano che la maggior parte dei manufatti del Tavoliere, con pochi campioni di area murgiana, condividono le stesse caratteristiche chimiche e cromatiche. Inoltre, le selci di Madonna delle Grazie e Balsignano mostrano dei raggruppamenti composizionali non compatibili con quelli dei distretti estrattivi del Gargano. Le dimensioni ridotte di molti di questi manufatti indicherebbe l’uso di giacimenti secondari di selce, probabilmente riconducibili ai depositi continentali del Tavoliere, non ancora caratterizzati.
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