Il lavoro si occupa dell’annoso e rilevante problema della ripetibilità degli interessi anatocistici e del termine per la prescrizione dell’azione di ripetizione di indebito. Lo studio si sofferma su un aspetto che la prevalente dottrina civilistica ha forse un po' "trascurato", e cioè quello relativo alla natura giuridica delle annotazioni in conto corrente bancario, periodicamente effettuate dalle banche. Infatti, a seconda che si neghi o si ammetta la funzione solutoria di tali annotazioni, le conseguenze in merito alla ripetibilità degli interessi composti si rivelano profondamente diverse, sia relativamente all'individuazione della natura giuridica dell'azione restitutoria, sia per quanto riguarda il dies a quo dell'azione stessa, sia infine in merito al quantum delle somme ripetibili. Lo studio mostra di distanziarsi anche dalle argomentazioni a cui era pervenuta la dottrina commercialistica, giunta talvolta a conseguenze "estreme", privilegiando spesso soluzioni che non mostravano di garantire appieno una (almeno) tendenziale parità di trattamento tra le parti; ed è stata seguita dalle stesse Sezioni Unite della Suprema Corte, per quanto la sentenza perda un po' della sua incisività, laddove si sofferma – forse un po' forzatamente - sulla distinzione tra atti di pagamento ed atti ripristinatori della provvista. La soluzione adottata nel lavoro consente, invece, di privilegiare un'impostazione di potenziale equilibrio tra le parti, al fine di ristabilire l’asimmetria contrattuale tra le parti

Asimmetrie contrattuali e ripetibilità degli interessi anatocistici

NANNA, Concetta Maria
2011-01-01

Abstract

Il lavoro si occupa dell’annoso e rilevante problema della ripetibilità degli interessi anatocistici e del termine per la prescrizione dell’azione di ripetizione di indebito. Lo studio si sofferma su un aspetto che la prevalente dottrina civilistica ha forse un po' "trascurato", e cioè quello relativo alla natura giuridica delle annotazioni in conto corrente bancario, periodicamente effettuate dalle banche. Infatti, a seconda che si neghi o si ammetta la funzione solutoria di tali annotazioni, le conseguenze in merito alla ripetibilità degli interessi composti si rivelano profondamente diverse, sia relativamente all'individuazione della natura giuridica dell'azione restitutoria, sia per quanto riguarda il dies a quo dell'azione stessa, sia infine in merito al quantum delle somme ripetibili. Lo studio mostra di distanziarsi anche dalle argomentazioni a cui era pervenuta la dottrina commercialistica, giunta talvolta a conseguenze "estreme", privilegiando spesso soluzioni che non mostravano di garantire appieno una (almeno) tendenziale parità di trattamento tra le parti; ed è stata seguita dalle stesse Sezioni Unite della Suprema Corte, per quanto la sentenza perda un po' della sua incisività, laddove si sofferma – forse un po' forzatamente - sulla distinzione tra atti di pagamento ed atti ripristinatori della provvista. La soluzione adottata nel lavoro consente, invece, di privilegiare un'impostazione di potenziale equilibrio tra le parti, al fine di ristabilire l’asimmetria contrattuale tra le parti
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