Il presente contributo ha l’obiettivo di analizzare l’incidenza della costruzione di network sulla performance sportiva ed economico-finanziaria delle aziende. Nel particolare, il contesto analizzato è quello del calcio professionistico. È stato affermato (Beech e Chadwick, 2004; Söderman e Dolles, 2013) che il calcio può essere considerato un ambiente sportivo connesso a un complesso insieme di strutture economiche, sociali e politiche e con un rilevante impatto culturale e finanziario. Le squadre di calcio professionistiche sono assimilate a imprese culturali e possono essere considerate organizzazioni ad alta intensità cognitiva (Trequattrini et al., 2017; Lombardi et al., 2020) in quanto basano il loro funzionamento sull’interazione delle componenti immateriali (capitale umano rappresentato dai giocatori e staff, capitale relazionale rappresentato dal valore del marchio e capitale strutturale rappresentato dal diritto alla partecipazione a campionati nazionali e internazionali). Anche se la pandemia ha prodotto importanti effetti negativi sull’intera filiera attivata dal Sistema Calcio e sui 12 settori merceologici coinvolti, i dati provenienti da Report Calcio (2022) evidenziano che il 2021 ha segnato un importante anno di ripresa: il contributo prodotto sul pil nazionale dal sistema calcio ha raggiunto i 10,2 miliardi di euro (in aumento di circa 2 miliardi) mentre l’impatto percentuale sul PIL è tornato allo 0,58%, un dato in linea con i risultati pre-pandemia. Inoltre, negli ultimi anni, è stato evidenziato che il calcio professionistico ha subito una notevole evoluzione, sia dal punto di vista sportivo che gestionale (Capasso e Rossi, 2013; García e Welford, 2015; Rossi et al., 2013; Senaux, 2008) consentendo alle società di private equity di entrare nella proprietà del team. A seguito dei considerevoli cambiamenti che hanno caratterizzato la governance di tali società, il presente articolo si pone l’obiettivo di indagare come la multi-club ownerships impatta sulle performance economiche e sportive dei club. Oggi i network sono considerati uno dei paradigmi che definiscono l'era moderna (Kilduff & Tsai,2003), permettono, infatti, di descrivere e spiegare una molteplicità di fenomeni (Moretti, 2017), quali le alleanze strategiche (Gulati et al., 2012), le direzioni interdipendenti (Mizruchi, 1996), l’innovazione (Gilson et al., 2009; Powell et al., 1996), la network governance ( Provan & Kenis, 2008), i trust (Zaheer et al., 1998), la leadership (Fernandez, 1991), i conflitti (Labianca et al., 1998) e il potere (Brass, 1984). Da un’analisi della letteratura è emerso un interesse scientifico notevole: il database scientifico Scopus mostra 1971 pubblicazioni scientifiche in inglese condotti sulla relazione tra network e performance economiche nell’area del Business, Management and Accounting. In particolare, emerge che le imprese appartenenti a una rete hanno un livello di efficienza tecnica più elevata e che la performance osservata aumenta fortemente quando le imprese con donne nelle posizioni di vertice partecipano alle reti, suggerendo rendimenti superiori per il networking femminile (Manello et al., 2020). Un ulteriore studio afferma il ruolo chiave delle reti esterne nell'avvio delle esportazioni, nella raccolta di conoscenze sui mercati internazionali e nell'ingresso all'estero, che a sua volta, migliora le prestazioni dell'azienda (Behyan, 2016). Andreosso-O’Callaghan & Lenihan (2008) hanno visto che il networking è una dinamica centrale del processo economico regionale, strumento importante della politica regionale e industriale a livello dell'UE e che permette prestazioni aziendali più elevate in enclavi spazialmente ristrette. Hanno scoperto che il networking, definito come collegamenti materiali, è più probabile che coinvolga le imprese nel mercato internazionale rispetto alle imprese a livelli geografici inferiori ed è influenzato da alcune caratteristiche aziendali come la proprietà, le dimensioni e l'età. Studi successivi si sono concentrati su come la struttura della rete in termini di centralizzazione e di transitività, sulla composizione della rete come diversità settoriale e area geografica e sulla struttura dei legami attraverso la stabilità e la forza influenzano i risultati a livello di comunità (Siciliano et al., 2021). Inoltre, le aziende centrali di un network realizzano investimenti meno idiosincratici e realizzano migliori performance economiche (Fracassi, 2017). In ambito sportivo la teoria dei network è strettamente legata al fenomeno della multi-club ownership, che permette di creare network tra club attraverso il controllo o l’influenza decisiva. In particolare, la multi-club ownership si esplica in varie tipologie: i) una persona o un gruppo di persone che hanno il controllo o un’influenza decisiva su più di un club; ii) enti che hanno il controllo o un’influenza decisiva su più di un club; iii) club che hanno il controllo o un’influenza decisiva su un altro club. Non sono inclusi nel fenomeno, invece, gli azionisti di minoranza, anche nell’ipotesi in cui effettuino investimenti strategici nel club. Nel calcio professionistico europeo, la multi-club ownerships è un fenomeno in crescita, in particolare si è sviluppato dalla fine degli anni '90 per la prima volta quando la English National Investment Company5 (ENIC) ha acquisito azioni di diverse squadre di calcio europee: Glasgow Rangers (25%), AC Vicenza (33%), Slavia Praga (quota di controllo) e AEK Atene (100%). La strategia di ENIC era guidata da obiettivi finanziari e basata sulla vendita delle azioni dopo alcuni anni per realizzare profitti, pertanto, tale fenomeno può essere considerato uno strumento utile a diversificare il rischio più che a distruggere l'integrità del gioco (Breuer, 2018). Tuttavia, la multi- club ownership può avere un'influenza negativa sull'integrità delle competizioni sportive a causa di possibili accordi indesiderati. (Hovemann et al., 2010). Si evidenzia, invece, un gap in letteratura nell’indagare i network nel settore del calcio e le rispettive performance economiche e sportive, evidente anche dall’assenza di documenti indicizzati Scopus sul tema multi-club ownerships e performance. Questa tematica è tuttavia rilevante dato l’impatto che può avere sulle scelte dei club, dei relativi investitori e la normativa in continua evoluzione. Analizzando il contesto del calcio professionistico, la FIGC afferma che “Su proposta del presidente federale, il Consiglio ha deliberato di vietare le plurime partecipazioni di controllo da parte di un medesimo soggetto in ambito professionistico, anche nell’ipotesi in cui una società dilettantistica, controllata da un soggetto impegnato come socio di controllo nel professionismo, salga in Serie C”. Vista l’assenza di norme FIFA che disciplinino questo argomento, nell’ordinamento sportivo italiano la normativa di riferimento risulta dal combinato disposto tra l’art. 7 dello Statuto Federale della FIGC e l’art. 16 bis delle NOIF. Ad oggi il Consiglio Federale, come da COMUNICATO UFFICIALE N. 22/A, ha deciso di prorogare la scadenza per il divieto delle multiproprietà sotto forma di “partecipazioni, gestioni o situazioni di controllo, in via diretta o indiretta, in più società del settore professionistico da parte del medesimo soggetto, del suo coniuge o del suo parente ed affine entro il quarto grado”, all’inizio della stagione 2028/2029, restando ferma l’impossibilità di proprietà di due squadre nella medesima lega, come da norma transitoria lettera a) rispetto all’ art. 16 bis NOIF. Anche questo ostacolo normativo è, però, alquanto dibattuto, a tal punto che, come da comunicato UEFA del 07/07/2023, la Prima Camera della CFCB ha accettato l'ammissione dell'Aston Villa FC (ENG) e del Vitoria Sport Clube (POR); del Brighton & Hove Albion FC (ENG) e del Royal Union Saint-Gilloise (BEL); dell'AC Milan (ITA) e del Toulouse FC (FRA) alle competizioni UEFA per club per la stagione 2023/24 a seguito dell'implementazione di modifiche significative da parte dei club e dei relativi investitori. Il fenomeno è in continua evoluzione, infatti, come illustrato nel XIII UEFA Club Licensing Benchmarking Report, coinvolge in Europa, nella stagione 2021/2022, 66 squadre (corrispondente al 9% di tutti i club in top-division), contro 59 della stagione precedente. Inoltre, in alcuni Paesi è particolarmente rilevante, contando per più di un terzo rispetto al totale delle squadre della top divison in Francia, Italia, Germania e Svizzera. La multi-club ownerships è alimentata soprattutto da investitori statunitensi, i quali risultano coinvolti attraverso di essa in 16 club europei nella stagione 2021/2022 (XIII UEFA Club Licensing Benchmarking Report). Con l’obiettivo di analizzare l’incidenza della costruzione di network sulla performance sportiva ed economico-finanziaria delle aziende intendiamo applicare un metodo quantitativo (Anderson et al., 2012), analizzando la differenza tra gli indicatori medi di squadre di calcio in rete e non in rete nella stagione calcistica 2021/2022. Pertanto, l’analisi sarà suddivisa in tre differenti fasi: 1) selezione del campione analizzando quali sono i club che attraverso il fenomeno della multi-club ownership creano un network e quali no; 2) calcolo degli indicatori di performance sportiva ed economico-finanziari; 3) confronto fra le medie. Nella prima fase, partendo dal XIII Report si costruirà il campione su cui realizzare l’analisi. In particolare, sarà realizzato stratificando le 66 squadre in cui è presente il fenomeno del network, vedendo quali di queste sono presenti nelle Big Five (English Premier League (EPL), Bundesliga, LaLiga, Ligue1 e Serie A). Si otterrà, così, il campione rappresentativo dei club che sono in network grazie alla multi-club ownerships. Verrà realizzato inoltre il campione dei club non in network, analizzando quali club presenti nelle Big Five non sono collegati attraverso la multi-club ownerships. Nella seconda fase verranno calcolati i principali indicatori economico-finanziari della stagione 2021/2022 come ad esempio il ROI, il ROE, il ROS e i principali indicatori di performance sportiva della stagione 2021/2022 come punti realizzati, goal fatti, goal subiti, percentuale di possesso palla. Infine, nella terza fase sarà realizzato un confronto tra gli indicatori precedentemente calcolati dei club in network e quelli non in network. A tal fine, saranno calcolati i valori medi degli indicatori di natura economica e sportiva dei club appartenenti al network e di quelli non appartenenti al network e confrontati, al fine di determinare la variazione in termini di performance economica e sportiva dovuta all’appartenere o meno a un network. Si giungerà così a comprendere se l’appartenenza a un network di club di calcio professionistico, attraverso la MCO, consenta di raggiungere risultati economici e sportivi migliori. Il presente lavoro contribuisce a colmare un gap in letteratura, riguardo una tematica attualmente molto rilevante e molto sentita dalle squadre di calcio, come dimostrato da un lato dall’iniziale divieto di multi-club ownerships dalla stagione 2024/2025 e successivamente dal suo rinvio alla stagione 2028/2029. Permette di comprendere se la multi-club ownerships impatta sulle performance economiche e sportive delle squadre di prima divisione, andando così a capire quale scenario si andrà a creare nel momento in cui il divieto di multi-club ownerships entrerà in vigore. La ricerca, partendo dall’importanza del calcio professionistico in Europa e dalla relativa normativa, utilizza la teoria dei network per analizzare il fenomeno della multi-club ownerships quale forma di network tra le squadre di calcio professionistico indagando, quindi, se al pari delle reti di imprese, anche nell’ambito del calcio professionistico l’essere in rete ha o meno un impatto sulle performance economiche e sportive. L’importanza di questo articolo deriva non solo dall’evidente gap in letteratura, ma anche dalla volontà di imporre il divieto di multi-club ownerships a livello europeo, rimandata proprio per la portata notevole che avrà l’entrata in vigore. Attraverso l’analisi condotta, si comprenderanno gli effetti che tale divieto porterà; pertanto, il presente contributo può essere di supporto per ricercatori accademici, policy-maker, investitori. In tutti i settori, i network, essendo forme intermedie tra il mercato e il gruppo, permettono di unire i vantaggi delle due forme competitive. Si ritiene, allora, che essere parte di una struttura in MCO permetta vantaggi simili a quelli ottenuti dai membri dei network delle organizzazioni. In particolare, consente di utilizzare un'infrastruttura di governance centralizzata, di incentivare la condivisione delle conoscenze all'interno del gruppo, inoltre, si possono applicare sinergie e implementare le migliori pratiche con ogni nuova acquisizione, portando, dunque, più efficacia ed efficienza. Possedere una struttura di governance centralizzata all'interno di un MCO permette di ottenere vantaggi finanziari attraverso risparmi sui costi e potenziali maggiori ricavi. Inoltre, consente ai club di beneficiare di sponsorizzazioni e altri accordi commerciali negoziati a livello di gruppo, aumentando al contempo la consapevolezza del marchio individuale per ciascun club. Altro grande vantaggio finanziario per i club in una struttura MCO riguarda il modo in cui i giocatori vengono individuati, acquisiti e sviluppati. Far parte di un MCO permette l'applicazione di una strategia uniforme, in tutti i club in portafoglio, definita a livello di gruppo da un Direttore Tecnico/Sportivo nonché di ottenere una rete di scouting globale, che permette di acquisire talenti locali, tenendo al contempo presente lo stile di gioco del gruppo. La ricerca presenta dei limiti tra cui il principale è la scelta di focalizzarsi solamente sul contesto del calcio professionistico e di realizzare successivamente l’analisi solo sulle Big Five. Questa decisione è stata presa da un lato per avere accesso a tutti i dati economici e sportivi, dall’altro perché è una ricerca “working-in-progress” sul tema. Ulteriore limite deriva dalla scelta degli indicatori sia sportivi che economici, le società calcistiche professionistiche sono organizzazioni complesse e la stima di tali performance non può essere fatta solo attraverso determinati indicatori.
Networking nel settore dell’intrattenimento: il caso del calcio professionistico
Matteo Palmaccio;Matilda Shini;
2023-01-01
Abstract
Il presente contributo ha l’obiettivo di analizzare l’incidenza della costruzione di network sulla performance sportiva ed economico-finanziaria delle aziende. Nel particolare, il contesto analizzato è quello del calcio professionistico. È stato affermato (Beech e Chadwick, 2004; Söderman e Dolles, 2013) che il calcio può essere considerato un ambiente sportivo connesso a un complesso insieme di strutture economiche, sociali e politiche e con un rilevante impatto culturale e finanziario. Le squadre di calcio professionistiche sono assimilate a imprese culturali e possono essere considerate organizzazioni ad alta intensità cognitiva (Trequattrini et al., 2017; Lombardi et al., 2020) in quanto basano il loro funzionamento sull’interazione delle componenti immateriali (capitale umano rappresentato dai giocatori e staff, capitale relazionale rappresentato dal valore del marchio e capitale strutturale rappresentato dal diritto alla partecipazione a campionati nazionali e internazionali). Anche se la pandemia ha prodotto importanti effetti negativi sull’intera filiera attivata dal Sistema Calcio e sui 12 settori merceologici coinvolti, i dati provenienti da Report Calcio (2022) evidenziano che il 2021 ha segnato un importante anno di ripresa: il contributo prodotto sul pil nazionale dal sistema calcio ha raggiunto i 10,2 miliardi di euro (in aumento di circa 2 miliardi) mentre l’impatto percentuale sul PIL è tornato allo 0,58%, un dato in linea con i risultati pre-pandemia. Inoltre, negli ultimi anni, è stato evidenziato che il calcio professionistico ha subito una notevole evoluzione, sia dal punto di vista sportivo che gestionale (Capasso e Rossi, 2013; García e Welford, 2015; Rossi et al., 2013; Senaux, 2008) consentendo alle società di private equity di entrare nella proprietà del team. A seguito dei considerevoli cambiamenti che hanno caratterizzato la governance di tali società, il presente articolo si pone l’obiettivo di indagare come la multi-club ownerships impatta sulle performance economiche e sportive dei club. Oggi i network sono considerati uno dei paradigmi che definiscono l'era moderna (Kilduff & Tsai,2003), permettono, infatti, di descrivere e spiegare una molteplicità di fenomeni (Moretti, 2017), quali le alleanze strategiche (Gulati et al., 2012), le direzioni interdipendenti (Mizruchi, 1996), l’innovazione (Gilson et al., 2009; Powell et al., 1996), la network governance ( Provan & Kenis, 2008), i trust (Zaheer et al., 1998), la leadership (Fernandez, 1991), i conflitti (Labianca et al., 1998) e il potere (Brass, 1984). Da un’analisi della letteratura è emerso un interesse scientifico notevole: il database scientifico Scopus mostra 1971 pubblicazioni scientifiche in inglese condotti sulla relazione tra network e performance economiche nell’area del Business, Management and Accounting. In particolare, emerge che le imprese appartenenti a una rete hanno un livello di efficienza tecnica più elevata e che la performance osservata aumenta fortemente quando le imprese con donne nelle posizioni di vertice partecipano alle reti, suggerendo rendimenti superiori per il networking femminile (Manello et al., 2020). Un ulteriore studio afferma il ruolo chiave delle reti esterne nell'avvio delle esportazioni, nella raccolta di conoscenze sui mercati internazionali e nell'ingresso all'estero, che a sua volta, migliora le prestazioni dell'azienda (Behyan, 2016). Andreosso-O’Callaghan & Lenihan (2008) hanno visto che il networking è una dinamica centrale del processo economico regionale, strumento importante della politica regionale e industriale a livello dell'UE e che permette prestazioni aziendali più elevate in enclavi spazialmente ristrette. Hanno scoperto che il networking, definito come collegamenti materiali, è più probabile che coinvolga le imprese nel mercato internazionale rispetto alle imprese a livelli geografici inferiori ed è influenzato da alcune caratteristiche aziendali come la proprietà, le dimensioni e l'età. Studi successivi si sono concentrati su come la struttura della rete in termini di centralizzazione e di transitività, sulla composizione della rete come diversità settoriale e area geografica e sulla struttura dei legami attraverso la stabilità e la forza influenzano i risultati a livello di comunità (Siciliano et al., 2021). Inoltre, le aziende centrali di un network realizzano investimenti meno idiosincratici e realizzano migliori performance economiche (Fracassi, 2017). In ambito sportivo la teoria dei network è strettamente legata al fenomeno della multi-club ownership, che permette di creare network tra club attraverso il controllo o l’influenza decisiva. In particolare, la multi-club ownership si esplica in varie tipologie: i) una persona o un gruppo di persone che hanno il controllo o un’influenza decisiva su più di un club; ii) enti che hanno il controllo o un’influenza decisiva su più di un club; iii) club che hanno il controllo o un’influenza decisiva su un altro club. Non sono inclusi nel fenomeno, invece, gli azionisti di minoranza, anche nell’ipotesi in cui effettuino investimenti strategici nel club. Nel calcio professionistico europeo, la multi-club ownerships è un fenomeno in crescita, in particolare si è sviluppato dalla fine degli anni '90 per la prima volta quando la English National Investment Company5 (ENIC) ha acquisito azioni di diverse squadre di calcio europee: Glasgow Rangers (25%), AC Vicenza (33%), Slavia Praga (quota di controllo) e AEK Atene (100%). La strategia di ENIC era guidata da obiettivi finanziari e basata sulla vendita delle azioni dopo alcuni anni per realizzare profitti, pertanto, tale fenomeno può essere considerato uno strumento utile a diversificare il rischio più che a distruggere l'integrità del gioco (Breuer, 2018). Tuttavia, la multi- club ownership può avere un'influenza negativa sull'integrità delle competizioni sportive a causa di possibili accordi indesiderati. (Hovemann et al., 2010). Si evidenzia, invece, un gap in letteratura nell’indagare i network nel settore del calcio e le rispettive performance economiche e sportive, evidente anche dall’assenza di documenti indicizzati Scopus sul tema multi-club ownerships e performance. Questa tematica è tuttavia rilevante dato l’impatto che può avere sulle scelte dei club, dei relativi investitori e la normativa in continua evoluzione. Analizzando il contesto del calcio professionistico, la FIGC afferma che “Su proposta del presidente federale, il Consiglio ha deliberato di vietare le plurime partecipazioni di controllo da parte di un medesimo soggetto in ambito professionistico, anche nell’ipotesi in cui una società dilettantistica, controllata da un soggetto impegnato come socio di controllo nel professionismo, salga in Serie C”. Vista l’assenza di norme FIFA che disciplinino questo argomento, nell’ordinamento sportivo italiano la normativa di riferimento risulta dal combinato disposto tra l’art. 7 dello Statuto Federale della FIGC e l’art. 16 bis delle NOIF. Ad oggi il Consiglio Federale, come da COMUNICATO UFFICIALE N. 22/A, ha deciso di prorogare la scadenza per il divieto delle multiproprietà sotto forma di “partecipazioni, gestioni o situazioni di controllo, in via diretta o indiretta, in più società del settore professionistico da parte del medesimo soggetto, del suo coniuge o del suo parente ed affine entro il quarto grado”, all’inizio della stagione 2028/2029, restando ferma l’impossibilità di proprietà di due squadre nella medesima lega, come da norma transitoria lettera a) rispetto all’ art. 16 bis NOIF. Anche questo ostacolo normativo è, però, alquanto dibattuto, a tal punto che, come da comunicato UEFA del 07/07/2023, la Prima Camera della CFCB ha accettato l'ammissione dell'Aston Villa FC (ENG) e del Vitoria Sport Clube (POR); del Brighton & Hove Albion FC (ENG) e del Royal Union Saint-Gilloise (BEL); dell'AC Milan (ITA) e del Toulouse FC (FRA) alle competizioni UEFA per club per la stagione 2023/24 a seguito dell'implementazione di modifiche significative da parte dei club e dei relativi investitori. Il fenomeno è in continua evoluzione, infatti, come illustrato nel XIII UEFA Club Licensing Benchmarking Report, coinvolge in Europa, nella stagione 2021/2022, 66 squadre (corrispondente al 9% di tutti i club in top-division), contro 59 della stagione precedente. Inoltre, in alcuni Paesi è particolarmente rilevante, contando per più di un terzo rispetto al totale delle squadre della top divison in Francia, Italia, Germania e Svizzera. La multi-club ownerships è alimentata soprattutto da investitori statunitensi, i quali risultano coinvolti attraverso di essa in 16 club europei nella stagione 2021/2022 (XIII UEFA Club Licensing Benchmarking Report). Con l’obiettivo di analizzare l’incidenza della costruzione di network sulla performance sportiva ed economico-finanziaria delle aziende intendiamo applicare un metodo quantitativo (Anderson et al., 2012), analizzando la differenza tra gli indicatori medi di squadre di calcio in rete e non in rete nella stagione calcistica 2021/2022. Pertanto, l’analisi sarà suddivisa in tre differenti fasi: 1) selezione del campione analizzando quali sono i club che attraverso il fenomeno della multi-club ownership creano un network e quali no; 2) calcolo degli indicatori di performance sportiva ed economico-finanziari; 3) confronto fra le medie. Nella prima fase, partendo dal XIII Report si costruirà il campione su cui realizzare l’analisi. In particolare, sarà realizzato stratificando le 66 squadre in cui è presente il fenomeno del network, vedendo quali di queste sono presenti nelle Big Five (English Premier League (EPL), Bundesliga, LaLiga, Ligue1 e Serie A). Si otterrà, così, il campione rappresentativo dei club che sono in network grazie alla multi-club ownerships. Verrà realizzato inoltre il campione dei club non in network, analizzando quali club presenti nelle Big Five non sono collegati attraverso la multi-club ownerships. Nella seconda fase verranno calcolati i principali indicatori economico-finanziari della stagione 2021/2022 come ad esempio il ROI, il ROE, il ROS e i principali indicatori di performance sportiva della stagione 2021/2022 come punti realizzati, goal fatti, goal subiti, percentuale di possesso palla. Infine, nella terza fase sarà realizzato un confronto tra gli indicatori precedentemente calcolati dei club in network e quelli non in network. A tal fine, saranno calcolati i valori medi degli indicatori di natura economica e sportiva dei club appartenenti al network e di quelli non appartenenti al network e confrontati, al fine di determinare la variazione in termini di performance economica e sportiva dovuta all’appartenere o meno a un network. Si giungerà così a comprendere se l’appartenenza a un network di club di calcio professionistico, attraverso la MCO, consenta di raggiungere risultati economici e sportivi migliori. Il presente lavoro contribuisce a colmare un gap in letteratura, riguardo una tematica attualmente molto rilevante e molto sentita dalle squadre di calcio, come dimostrato da un lato dall’iniziale divieto di multi-club ownerships dalla stagione 2024/2025 e successivamente dal suo rinvio alla stagione 2028/2029. Permette di comprendere se la multi-club ownerships impatta sulle performance economiche e sportive delle squadre di prima divisione, andando così a capire quale scenario si andrà a creare nel momento in cui il divieto di multi-club ownerships entrerà in vigore. La ricerca, partendo dall’importanza del calcio professionistico in Europa e dalla relativa normativa, utilizza la teoria dei network per analizzare il fenomeno della multi-club ownerships quale forma di network tra le squadre di calcio professionistico indagando, quindi, se al pari delle reti di imprese, anche nell’ambito del calcio professionistico l’essere in rete ha o meno un impatto sulle performance economiche e sportive. L’importanza di questo articolo deriva non solo dall’evidente gap in letteratura, ma anche dalla volontà di imporre il divieto di multi-club ownerships a livello europeo, rimandata proprio per la portata notevole che avrà l’entrata in vigore. Attraverso l’analisi condotta, si comprenderanno gli effetti che tale divieto porterà; pertanto, il presente contributo può essere di supporto per ricercatori accademici, policy-maker, investitori. In tutti i settori, i network, essendo forme intermedie tra il mercato e il gruppo, permettono di unire i vantaggi delle due forme competitive. Si ritiene, allora, che essere parte di una struttura in MCO permetta vantaggi simili a quelli ottenuti dai membri dei network delle organizzazioni. In particolare, consente di utilizzare un'infrastruttura di governance centralizzata, di incentivare la condivisione delle conoscenze all'interno del gruppo, inoltre, si possono applicare sinergie e implementare le migliori pratiche con ogni nuova acquisizione, portando, dunque, più efficacia ed efficienza. Possedere una struttura di governance centralizzata all'interno di un MCO permette di ottenere vantaggi finanziari attraverso risparmi sui costi e potenziali maggiori ricavi. Inoltre, consente ai club di beneficiare di sponsorizzazioni e altri accordi commerciali negoziati a livello di gruppo, aumentando al contempo la consapevolezza del marchio individuale per ciascun club. Altro grande vantaggio finanziario per i club in una struttura MCO riguarda il modo in cui i giocatori vengono individuati, acquisiti e sviluppati. Far parte di un MCO permette l'applicazione di una strategia uniforme, in tutti i club in portafoglio, definita a livello di gruppo da un Direttore Tecnico/Sportivo nonché di ottenere una rete di scouting globale, che permette di acquisire talenti locali, tenendo al contempo presente lo stile di gioco del gruppo. La ricerca presenta dei limiti tra cui il principale è la scelta di focalizzarsi solamente sul contesto del calcio professionistico e di realizzare successivamente l’analisi solo sulle Big Five. Questa decisione è stata presa da un lato per avere accesso a tutti i dati economici e sportivi, dall’altro perché è una ricerca “working-in-progress” sul tema. Ulteriore limite deriva dalla scelta degli indicatori sia sportivi che economici, le società calcistiche professionistiche sono organizzazioni complesse e la stima di tali performance non può essere fatta solo attraverso determinati indicatori.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


