La scintilla creativa alla base del Manifesto per un nuovo teatro sta probabilmente nel passaggio di Pasolini da una concezione di scrittura come luogo dell’allocuzione civile a una concezione di scrittura come mezzo (agonistico, provvisorio) dell’azione. Pubblicato solo poche settimane prima della celebre poesia "Il Pci ai giovani!!", il Manifesto, con il suo stile impetuoso e non privo di boutade, è leggibile come sintomo e causa al tempo stesso di importanti modificazioni strutturali nel sistema autoriale pasoliniano. Più che come uno sforzo di sistemazione teorica dei lavori teatrali concepiti a partire dal 1966, può essere interpretato come una sorta di pamphlet politico-letterario che sancisce la maturazione di una nuova semiotica ‘selvaggia’, che lo scrittore esercita attraverso inedite formulazioni stilistico-retoriche e rinnovate forme dell’intervento. Il teatro immaginato nel Manifesto è «di parola» non tanto perché implica una nuova drammaturgia, quanto perché si pone come uno strumento di discussione «a canone sospeso», quasi una piattaforma da agitprop, che punta a riaffermare la funzione di «rito culturale» del teatro ateniese.

«Nel teatro della mia testa»: strategie di enunciazione teatrale nell’ultimo Pasolini, dal Manifesto a Petrolio

Altamura G
2025-01-01

Abstract

La scintilla creativa alla base del Manifesto per un nuovo teatro sta probabilmente nel passaggio di Pasolini da una concezione di scrittura come luogo dell’allocuzione civile a una concezione di scrittura come mezzo (agonistico, provvisorio) dell’azione. Pubblicato solo poche settimane prima della celebre poesia "Il Pci ai giovani!!", il Manifesto, con il suo stile impetuoso e non privo di boutade, è leggibile come sintomo e causa al tempo stesso di importanti modificazioni strutturali nel sistema autoriale pasoliniano. Più che come uno sforzo di sistemazione teorica dei lavori teatrali concepiti a partire dal 1966, può essere interpretato come una sorta di pamphlet politico-letterario che sancisce la maturazione di una nuova semiotica ‘selvaggia’, che lo scrittore esercita attraverso inedite formulazioni stilistico-retoriche e rinnovate forme dell’intervento. Il teatro immaginato nel Manifesto è «di parola» non tanto perché implica una nuova drammaturgia, quanto perché si pone come uno strumento di discussione «a canone sospeso», quasi una piattaforma da agitprop, che punta a riaffermare la funzione di «rito culturale» del teatro ateniese.
2025
978-88-5510-330-5
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