Le indagini più recenti condotte nell’ambito del ‘Progetto Egnazia: dallo scavo alla valorizzazione’ forniscono nuove acquisizioni utili a ricostruire forme dell’abitare, tecniche costruttive e strategie di impiego dei materiali per l’edilizia domestica, a partire dalla fine del IV secolo d.C. Come è stato più volte ribadito, per Egnazia si tratta di un periodo di forte trasformazione del paesaggio urbano, che si sviluppa nell’arco di pochi decenni anche in seguito ad una calamità naturale e che porta l’impronta del vescovo, ormai subentrato alle magistrature municipali nella promozione degli interventi urbanistici, come proprio dalla fine del IV secolo è previsto da alcune disposizioni giuridiche recepite nel Corpus iuris civilis (II, I, 4, 26). Tra i tratti che connotano il cambiamento spiccano la numerosità degli edifici di culto, tutti di elevato tenore monumentale e il potenziamento delle manifatture, che si impiantano negli spazi di complessi architettonici già esistenti, spesso di carattere pubblico, e prevedono sempre ambienti abitativi o almeno per lo stazionamento del personale, con il carattere polifunzionale sempre meglio chiarito anche in Puglia dalle ricerche più recenti. Proprio sotto questo aspetto è possibile valutare sulla base di nuove evidenze il rapporto tra spazi residenziali e aree di lavoro, anche in relazione alla posizione all’interno del tessuto urbano, che risulta ancora occupato e strutturato sull’intera estensione della città romana, a giudicare almeno dai risultati acquisiti sia nella zona centrale, sia negli spazi periferici all’estremità NW e nel settore opposto a SE. Le indagini di archeologia dell’architettura, unite allo studio sistematico dei materiali, permettono di ricostruire anche le strategie di cantiere, che si fondano sulla grande disponibilità di inerti dovuta al terremoto e sviluppano una pratica molto accurata di reimpiego, esito anch’esso di una filiera articolata (taglio, ridimensionamento degli inerti, accatastamento per i cantieri), un’altra attività che concorre alla vitalità economica della città adriatica almeno fino alla fine del VI secolo. È possibile presentare per la prima volta il repertorio delle tecniche costruttive, ciascuna sostenuta da specifici confronti nel contesto regionale e valutata per la sua incidenza nella pratica edilizia urbana, con elementi che inducono a porre alcune tecniche in rapporto con una specifica committenza, ad esempio ecclesiastica.
Spazi, forme e tecniche dell’edilizia residenziale ad Egnazia (Fasano, BR) in età tardoantica: nuove acquisizioni dalle indagini recenti
Gianluca Mastrocinque
;Marco Campese;Vito Lucente;Maria Silvestri
2024-01-01
Abstract
Le indagini più recenti condotte nell’ambito del ‘Progetto Egnazia: dallo scavo alla valorizzazione’ forniscono nuove acquisizioni utili a ricostruire forme dell’abitare, tecniche costruttive e strategie di impiego dei materiali per l’edilizia domestica, a partire dalla fine del IV secolo d.C. Come è stato più volte ribadito, per Egnazia si tratta di un periodo di forte trasformazione del paesaggio urbano, che si sviluppa nell’arco di pochi decenni anche in seguito ad una calamità naturale e che porta l’impronta del vescovo, ormai subentrato alle magistrature municipali nella promozione degli interventi urbanistici, come proprio dalla fine del IV secolo è previsto da alcune disposizioni giuridiche recepite nel Corpus iuris civilis (II, I, 4, 26). Tra i tratti che connotano il cambiamento spiccano la numerosità degli edifici di culto, tutti di elevato tenore monumentale e il potenziamento delle manifatture, che si impiantano negli spazi di complessi architettonici già esistenti, spesso di carattere pubblico, e prevedono sempre ambienti abitativi o almeno per lo stazionamento del personale, con il carattere polifunzionale sempre meglio chiarito anche in Puglia dalle ricerche più recenti. Proprio sotto questo aspetto è possibile valutare sulla base di nuove evidenze il rapporto tra spazi residenziali e aree di lavoro, anche in relazione alla posizione all’interno del tessuto urbano, che risulta ancora occupato e strutturato sull’intera estensione della città romana, a giudicare almeno dai risultati acquisiti sia nella zona centrale, sia negli spazi periferici all’estremità NW e nel settore opposto a SE. Le indagini di archeologia dell’architettura, unite allo studio sistematico dei materiali, permettono di ricostruire anche le strategie di cantiere, che si fondano sulla grande disponibilità di inerti dovuta al terremoto e sviluppano una pratica molto accurata di reimpiego, esito anch’esso di una filiera articolata (taglio, ridimensionamento degli inerti, accatastamento per i cantieri), un’altra attività che concorre alla vitalità economica della città adriatica almeno fino alla fine del VI secolo. È possibile presentare per la prima volta il repertorio delle tecniche costruttive, ciascuna sostenuta da specifici confronti nel contesto regionale e valutata per la sua incidenza nella pratica edilizia urbana, con elementi che inducono a porre alcune tecniche in rapporto con una specifica committenza, ad esempio ecclesiastica.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.


