L'impegno per la valorizzazione del patrimonio monumentale della ‘Aldo Moro’ è stato ancora di recente perseguito attraverso la mostra del 2020 Il museo che non c’è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel palazzo degli Studi di Bari (1875-1928) (Edifir, Firenze, collana “Le voci del museo). Certo è cruciale segnalare a quanti lavorano e vivono l’Università, dipendenti e studenti, l’importanza dei ‘contenitori' frequentati quotidianamente, specie quando, come nel caso del suddetto edificio, si tratta di un bene straordinario (non si dimentichino però, tra gli altri, anche il palazzo d’Aquino e il convento di San Francesco, a Taranto, il palazzo in Strada Torretta, villa Larocca, il palazzo delle Poste, il Museo Orto Botanico, a Bari) che è d’obbligo far conoscere non solo ai cittadini pugliesi, ma anche a quanti giungono in Puglia per ricerca, dall’Italia e dall’estero. Anche alla luce dell’esperienza internazionale (European Academic Heritage Network (www. universeum.it), l'iniziale lavoro sulle singole sedi monumentali magari collegate a ‘contenitori’ museali - di per sé fondamentale -, è da considerare come un punto da cui ripartire: da un lato, con una lettura innovativa e complessa del rapporto Ateneo-Città, anche per via delle frequenti sovrapposizioni tra insediamenti universitari e nodi urbani socialmente sensibili o in via di trasformazione (centro storico di Bari e Polo Universitario Ionico a Taranto); dall'altro, con una riflessione sul patrimonio mobile di proprietà dello stesso Ateneo, o a esso affidato. Quest'ultimo, un materiale eterogeneo - per cronologia e provenienza - che si rivela comunque spesso di notevole interesse, sia dal punto di vista storico-artistico, sia sotto il profilo storico-archeologico, specie quando si relaziona con gli spazi dell’Università e con il territorio su cui l'Istituzione insiste. Una lettura di questo genere è supportata anche dalla convinzione che il tema dei ‘Beni culturali’ trovi nell'Ateneo barese uno spettro ampio di competenze nei campi cruciali della tutela e della valorizzazione: oltre alle consolidate linee di studio sul versante umanistico, si guardi, in particolare, ai campi della giurisprudenza, della comunicazione, dell'economia, che spesso su queste tematiche convergono per ragionare di conservazione e di gestione. Lavorare in sinergia è una meta per sviluppare l’idea ‘Patrimonio di Ateneo’, soprattutto come modello operativo didattico e campo di ricerca, anche con il supporto delle Digital Humanities, aspetto da mettere ora a sistema con le coordinate del progetto CHANGES (Cultural Heritage Active Innovation for Nex-Gen Sustainable Society) che vede Uniba impegnata negli Spoke 1 (Historical lanascapes, traditions ana cultura identities) e 4 (Virtual Technologies for Museums and Art Collections).

Musei e beni culturali dell’Università degli Studi di Bari “Aldo Moro”. Un progetto per la valorizzazione del patrimonio di Ateneo

elisa bonacini
;
andrea leonardi;maria giovanna mancini
2025-01-01

Abstract

L'impegno per la valorizzazione del patrimonio monumentale della ‘Aldo Moro’ è stato ancora di recente perseguito attraverso la mostra del 2020 Il museo che non c’è. Arte, collezionismo, gusto antiquario nel palazzo degli Studi di Bari (1875-1928) (Edifir, Firenze, collana “Le voci del museo). Certo è cruciale segnalare a quanti lavorano e vivono l’Università, dipendenti e studenti, l’importanza dei ‘contenitori' frequentati quotidianamente, specie quando, come nel caso del suddetto edificio, si tratta di un bene straordinario (non si dimentichino però, tra gli altri, anche il palazzo d’Aquino e il convento di San Francesco, a Taranto, il palazzo in Strada Torretta, villa Larocca, il palazzo delle Poste, il Museo Orto Botanico, a Bari) che è d’obbligo far conoscere non solo ai cittadini pugliesi, ma anche a quanti giungono in Puglia per ricerca, dall’Italia e dall’estero. Anche alla luce dell’esperienza internazionale (European Academic Heritage Network (www. universeum.it), l'iniziale lavoro sulle singole sedi monumentali magari collegate a ‘contenitori’ museali - di per sé fondamentale -, è da considerare come un punto da cui ripartire: da un lato, con una lettura innovativa e complessa del rapporto Ateneo-Città, anche per via delle frequenti sovrapposizioni tra insediamenti universitari e nodi urbani socialmente sensibili o in via di trasformazione (centro storico di Bari e Polo Universitario Ionico a Taranto); dall'altro, con una riflessione sul patrimonio mobile di proprietà dello stesso Ateneo, o a esso affidato. Quest'ultimo, un materiale eterogeneo - per cronologia e provenienza - che si rivela comunque spesso di notevole interesse, sia dal punto di vista storico-artistico, sia sotto il profilo storico-archeologico, specie quando si relaziona con gli spazi dell’Università e con il territorio su cui l'Istituzione insiste. Una lettura di questo genere è supportata anche dalla convinzione che il tema dei ‘Beni culturali’ trovi nell'Ateneo barese uno spettro ampio di competenze nei campi cruciali della tutela e della valorizzazione: oltre alle consolidate linee di studio sul versante umanistico, si guardi, in particolare, ai campi della giurisprudenza, della comunicazione, dell'economia, che spesso su queste tematiche convergono per ragionare di conservazione e di gestione. Lavorare in sinergia è una meta per sviluppare l’idea ‘Patrimonio di Ateneo’, soprattutto come modello operativo didattico e campo di ricerca, anche con il supporto delle Digital Humanities, aspetto da mettere ora a sistema con le coordinate del progetto CHANGES (Cultural Heritage Active Innovation for Nex-Gen Sustainable Society) che vede Uniba impegnata negli Spoke 1 (Historical lanascapes, traditions ana cultura identities) e 4 (Virtual Technologies for Museums and Art Collections).
2025
978-88-6056-996-7
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/545940
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