Quale ruolo assume la temporalità nei processi formativi? In che modo le narrazioni mediali contribuiscono a costruire la percezione del tempo e, di conseguenza, la possibilità del cambiamento? Il saggio esplora la relazione tra mito, tempo e formazione a partire dall’analisi del personaggio di Superman, figura paradigmatica della cultura di massa che, secondo Umberto Eco, incarna una sospensione della storicità. Attraverso un confronto con la fenomenologia, si evidenzia come il supereroe, pur essendo immerso in un flusso continuo di eventi, rimanga privo di un’autentica evoluzione, configurandosi come un’icona di ripetizione. Sul piano pedagogico, tale modello narrativo solleva interrogativi sulla costruzione del pensiero critico nell’educazione mediale. Se la formazione si radica nella consapevolezza del divenire, allora l’assuefazione a storie in cui il cambiamento è neutralizzato rischia di limitare la capacità di pensare la storicità come elemento essenziale dell’identità e della progettualità umana. A partire da queste premesse, il saggio propone una riflessione su possibili strategie educative capaci di restituire alla narrazione il valore di esperienza temporale autentica, promuovendo un approccio che sappia coniugare memoria, trasformazione e futuro. In ultima istanza, si pone una domanda fondamentale: è ancora possibile, nell’era della riproducibilità mediale e dell’accelerazione digitale, educare alla profondità del tempo e alla complessità del cambiamento?

Il “mito di Superman” e la temporalità dei processi formativi: prospettive teoretico-pedagogiche sull’impatto delle narrazioni mediali nella costruzione del pensiero critico.

Antonio Ascione
;
Giovanni d'Elia
2025-01-01

Abstract

Quale ruolo assume la temporalità nei processi formativi? In che modo le narrazioni mediali contribuiscono a costruire la percezione del tempo e, di conseguenza, la possibilità del cambiamento? Il saggio esplora la relazione tra mito, tempo e formazione a partire dall’analisi del personaggio di Superman, figura paradigmatica della cultura di massa che, secondo Umberto Eco, incarna una sospensione della storicità. Attraverso un confronto con la fenomenologia, si evidenzia come il supereroe, pur essendo immerso in un flusso continuo di eventi, rimanga privo di un’autentica evoluzione, configurandosi come un’icona di ripetizione. Sul piano pedagogico, tale modello narrativo solleva interrogativi sulla costruzione del pensiero critico nell’educazione mediale. Se la formazione si radica nella consapevolezza del divenire, allora l’assuefazione a storie in cui il cambiamento è neutralizzato rischia di limitare la capacità di pensare la storicità come elemento essenziale dell’identità e della progettualità umana. A partire da queste premesse, il saggio propone una riflessione su possibili strategie educative capaci di restituire alla narrazione il valore di esperienza temporale autentica, promuovendo un approccio che sappia coniugare memoria, trasformazione e futuro. In ultima istanza, si pone una domanda fondamentale: è ancora possibile, nell’era della riproducibilità mediale e dell’accelerazione digitale, educare alla profondità del tempo e alla complessità del cambiamento?
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