La trasformazione e l’innovazione in senso sostenibile della filiera olivicolo-olearia rappresentano momenti strategici del processo di transizione ecologica del comparto agroalimentare. Tali processi rivestono grande importanza sia per la nostra regione Puglia, principale realtà olivicola in Italia, sia per il nostro Paese, data la rilevanza economica, sociale (in particolare per la salute e le condizioni di lavoro) e ambientale del comparto, riconosciuta anche a livello europeo. Il processo di produzione dell’olio extravergine di oliva può essere innovato secondo una duplice prospettiva: da un lato si può agire sugli scarti di produzione, per ridurli, smaltirli o riutilizzarli al meglio; dall’altro si può innovare il processo produttivo rendendolo più sostenibile. In merito alla prima prospettiva, la produzione di olio comporta una rilevante generazione di reflui (solidi e liquidi), in grado di causare inquinamento ambientale, se smaltiti senza adeguati trattamenti. Tali scarti di produzione, identificabili come “rifiuti”, possono essere considerati “materie prime seconde” in ottica di sostenibilità ambientale, di bioeconomia e di economia circolare, intesa come nuovo paradigma economico che supera il tradizionale modello lineare (estrarre, produrre, utilizzare, gettare) e che considera i rifiuti non come elementi di scarto, ma come risorse da trasformare e reintrodurre sul mercato (cfr. Parlamento Europeo, Economia circolare: definizione, importanza e vantaggi, 2018; D.M. n. 264 del 13 ottobre 2016 “Regolamento recante criteri indicativi per agevolare la dimostrazione della sussistenza dei requisiti per la qualifica dei residui di produzione come sottoprodotti e non come rifiuti”). Allo stato attuale, i reflui oleari vengono destinati alla produzione di bioenergia, utile a ridurre i costi energetici di produzione della stessa filiera dell’olio EVO, ma appare possibile individuare ulteriori utilizzi economicamente vantaggiosi degli scarti, anche al fine di prevenire fenomeni di smaltimento illecito, che hanno rilevanti impatti ambientali negativi.
La transizione ecologica della filiera olivicolo - olearia
Deborah Mola;Mariantonietta Intonti
2022-01-01
Abstract
La trasformazione e l’innovazione in senso sostenibile della filiera olivicolo-olearia rappresentano momenti strategici del processo di transizione ecologica del comparto agroalimentare. Tali processi rivestono grande importanza sia per la nostra regione Puglia, principale realtà olivicola in Italia, sia per il nostro Paese, data la rilevanza economica, sociale (in particolare per la salute e le condizioni di lavoro) e ambientale del comparto, riconosciuta anche a livello europeo. Il processo di produzione dell’olio extravergine di oliva può essere innovato secondo una duplice prospettiva: da un lato si può agire sugli scarti di produzione, per ridurli, smaltirli o riutilizzarli al meglio; dall’altro si può innovare il processo produttivo rendendolo più sostenibile. In merito alla prima prospettiva, la produzione di olio comporta una rilevante generazione di reflui (solidi e liquidi), in grado di causare inquinamento ambientale, se smaltiti senza adeguati trattamenti. Tali scarti di produzione, identificabili come “rifiuti”, possono essere considerati “materie prime seconde” in ottica di sostenibilità ambientale, di bioeconomia e di economia circolare, intesa come nuovo paradigma economico che supera il tradizionale modello lineare (estrarre, produrre, utilizzare, gettare) e che considera i rifiuti non come elementi di scarto, ma come risorse da trasformare e reintrodurre sul mercato (cfr. Parlamento Europeo, Economia circolare: definizione, importanza e vantaggi, 2018; D.M. n. 264 del 13 ottobre 2016 “Regolamento recante criteri indicativi per agevolare la dimostrazione della sussistenza dei requisiti per la qualifica dei residui di produzione come sottoprodotti e non come rifiuti”). Allo stato attuale, i reflui oleari vengono destinati alla produzione di bioenergia, utile a ridurre i costi energetici di produzione della stessa filiera dell’olio EVO, ma appare possibile individuare ulteriori utilizzi economicamente vantaggiosi degli scarti, anche al fine di prevenire fenomeni di smaltimento illecito, che hanno rilevanti impatti ambientali negativi.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.