Il contributo offre una lettura critica di due pronunce della Corte di Cassazione (sentenze n. 27481 del 30.12.14 e n. 1260 del 23.01.15) con le quali la Suprema Corte, alla luce degli ultimi approdi della giurisprudenza comunitaria, è tornata ad occuparsi del ricorso abusivo ai contratti a termine nel pubblico impiego, affrontando la delicata questione concernente l’effettività della disciplina sanzionatoria ivi applicabile. Nelle due sentenze i Giudici, nel determinare il risarcimento del danno ex art. 36, comma 5, d.lgs. 165/2001, in favore del lavoratore assunto dalla P.A. in violazione della normativa in materia di successione di contratti a termine, hanno fatto ricorso al concetto di «danno comunitario», chiarendo la sua qualificazione giuridica e la quantificazione del risarcimento ad esso ricollegato.
Il «danno comunitario» da illegittima reiterazione di contratti di lavoro a termine: conforme al diritto dell’Unione?
donato marino
2015-01-01
Abstract
Il contributo offre una lettura critica di due pronunce della Corte di Cassazione (sentenze n. 27481 del 30.12.14 e n. 1260 del 23.01.15) con le quali la Suprema Corte, alla luce degli ultimi approdi della giurisprudenza comunitaria, è tornata ad occuparsi del ricorso abusivo ai contratti a termine nel pubblico impiego, affrontando la delicata questione concernente l’effettività della disciplina sanzionatoria ivi applicabile. Nelle due sentenze i Giudici, nel determinare il risarcimento del danno ex art. 36, comma 5, d.lgs. 165/2001, in favore del lavoratore assunto dalla P.A. in violazione della normativa in materia di successione di contratti a termine, hanno fatto ricorso al concetto di «danno comunitario», chiarendo la sua qualificazione giuridica e la quantificazione del risarcimento ad esso ricollegato.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.