Il professionista d’aiuto – sia esso medico, operatore sanitario, psicologo ma anche insegnante, educatore, responsabile delle risorse umane, o studente universitario – si trova ad affrontare una crescente complessità e sofferenza nella gestione delle richieste d’aiuto e di cura provenienti da pazienti o utenti. Queste richieste emergono frequentemente in modo imprevedibile e in numero sempre crescente: «tale effetto massa impedisce di promuovere il cambiamento indispensabile per disporre in ogni momento di un efficace “giudizio operativo”». Coloro che sono impegnati nelle professioni del “prendersi cura” dimostrano una consapevolezza acuita riguardo alla necessità di acquisire strumenti concettuali sempre più sofisticati e specializzati. Essi aspirano a padroneggiare competenze utili ad affrontare la novità, l’imprevisto e l’imprevedibile che ogni contesto relazionale professionale inevitabilmente porta con sé, soprattutto quando a essere nucleo nevralgico dello stesso è la presa in carico dell’Altro. L’imprevedibilità e il nuovo generano ansie che la tradizionale Matrice Teoretica e scientifica, di origine positivistica e post-cartesiana, non è in grado di contenere ed elaborare in modo adeguato. Di fronte alla molteplicità delle nuove forme con cui si manifesta la relazione formativa, la letteratura tradizionale dimostra una palese incapacità di fornire risposte soddisfacenti. Non è attraverso ipotesi astratte e teoriche che si possono accogliere o respingere le questioni che sorgono all’interno della relazione formativa. Sebbene sia condivisibile l’ipotesi popperiana che sostiene l’idea che la riflessione teorica trovi il suo nutrimento nelle situazioni problematiche, è necessario sottolineare che la specificità del pensiero teoretico non risiede nel fornire risposte esaustive ai problemi. La tensione e l’intenzionalità che lo animano sono primariamente rivolte alla comprensione dello status quo del presente, alla sua riconsiderazione e analisi, al fine di proporre ipotesi di cambiamento e nuove forme di “prendersi cura”. Quale ruolo potrebbe, allora, svolgere la Matrice Teoretica rispetto alla domanda di formazione e agli itinerari formativi istituzionali proposti in risposta a essa?
Matrice Teoretica del cambiamento formativo nella pratica professionale del "prendersi cura"
Gabriella de Mita
2024-01-01
Abstract
Il professionista d’aiuto – sia esso medico, operatore sanitario, psicologo ma anche insegnante, educatore, responsabile delle risorse umane, o studente universitario – si trova ad affrontare una crescente complessità e sofferenza nella gestione delle richieste d’aiuto e di cura provenienti da pazienti o utenti. Queste richieste emergono frequentemente in modo imprevedibile e in numero sempre crescente: «tale effetto massa impedisce di promuovere il cambiamento indispensabile per disporre in ogni momento di un efficace “giudizio operativo”». Coloro che sono impegnati nelle professioni del “prendersi cura” dimostrano una consapevolezza acuita riguardo alla necessità di acquisire strumenti concettuali sempre più sofisticati e specializzati. Essi aspirano a padroneggiare competenze utili ad affrontare la novità, l’imprevisto e l’imprevedibile che ogni contesto relazionale professionale inevitabilmente porta con sé, soprattutto quando a essere nucleo nevralgico dello stesso è la presa in carico dell’Altro. L’imprevedibilità e il nuovo generano ansie che la tradizionale Matrice Teoretica e scientifica, di origine positivistica e post-cartesiana, non è in grado di contenere ed elaborare in modo adeguato. Di fronte alla molteplicità delle nuove forme con cui si manifesta la relazione formativa, la letteratura tradizionale dimostra una palese incapacità di fornire risposte soddisfacenti. Non è attraverso ipotesi astratte e teoriche che si possono accogliere o respingere le questioni che sorgono all’interno della relazione formativa. Sebbene sia condivisibile l’ipotesi popperiana che sostiene l’idea che la riflessione teorica trovi il suo nutrimento nelle situazioni problematiche, è necessario sottolineare che la specificità del pensiero teoretico non risiede nel fornire risposte esaustive ai problemi. La tensione e l’intenzionalità che lo animano sono primariamente rivolte alla comprensione dello status quo del presente, alla sua riconsiderazione e analisi, al fine di proporre ipotesi di cambiamento e nuove forme di “prendersi cura”. Quale ruolo potrebbe, allora, svolgere la Matrice Teoretica rispetto alla domanda di formazione e agli itinerari formativi istituzionali proposti in risposta a essa?I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.