Lo Shikinen Segu è una antica cerimonia, appartenente alla cultura e alla tradizione giapponese, che si rinnova ormai da più di 1300 anni. Periodicamente, con un intervallo ventennale, i fedeli si riuniscono per la ristrutturazione del grande santuario di Ise, nella prefettura di Mie, sostituendo i pezzi di legno sacro deteriorati con nuovo materiale pregiato. In tal modo, l’edificio sacro viene preservato dall’incedere del tempo attraverso l’attività manutentiva che ne rinnova alcune strutture ma ne preserva l’essenza costitutiva originale. Tale celebrazione assume un significato altamente simbolico, ricordando ai fedeli che qualunque cosa cessi di esistere è destinata alla rinascita. Una siffatta dinamica è rintracciabile negli scritti di Plutarco, biografo, scrittore, filosofo e sacerdote greco, il quale ne La vita di Teseo narra delle gesta dell’equipaggio del decimo mitologico Re di Atene: “La nave sulla quale Teseo aveva compiuto la traversata ed era tornato indietro con i giovani sani e salvi, una nave a trenta remi, gli Ateniesi la conservarono fino ai tempi di Demetrio Falereo, eliminando le vecchie assi di legno, sostituendole con altre solide e inserendole in modo tale che per i filosofi la nave costituisce un buon esempio per ragionare sul discorso della crescita; c’è infatti chi sostiene che la nave sia rimasta la stessa, chi invece lo nega .” È attraverso l’interpretazione hobbesiana che i due fatti, distanti nel tempo e nello spazio, individuano il loro fil rouge esplicativo. Il paradosso della nave di Teseo è un rompicapo logico che consente di approfondire le antinomie alla base delle identità oggettuali: sebbene la nave sia stata modificata in ogni sua parte, è possibile asserire che sia la medesima? Il fatto che sia mutata nella forma, ne preserva l’essenza? Per estensione del concetto, poiché nell’accezione di Eraclito noi scendiamo e non scendiamo nello stesso fiume, noi stessi siamo e non siamo , si può affermare che le identità permangono nel loro essere originario sebbene siano sottoposte allo scorrere del tempo ed ai cambiamenti dei contesti di vita? L’identità di un soggetto come si relaziona ed inter-relaziona con le altre identità? Quale prospettiva pedagogica si può tracciare per costruire progetti educativi che sappiano aiutare gli individui a conoscere se stessi, ad intercettare i propri bisogni e a ri-conoscersi nei mutamenti interni ed esterni all’Io nell’attuale tempo della complessità?

Conoscersi, Intercettarsi, Ri-Conoscersi

Giovanni d'Elia
2020-01-01

Abstract

Lo Shikinen Segu è una antica cerimonia, appartenente alla cultura e alla tradizione giapponese, che si rinnova ormai da più di 1300 anni. Periodicamente, con un intervallo ventennale, i fedeli si riuniscono per la ristrutturazione del grande santuario di Ise, nella prefettura di Mie, sostituendo i pezzi di legno sacro deteriorati con nuovo materiale pregiato. In tal modo, l’edificio sacro viene preservato dall’incedere del tempo attraverso l’attività manutentiva che ne rinnova alcune strutture ma ne preserva l’essenza costitutiva originale. Tale celebrazione assume un significato altamente simbolico, ricordando ai fedeli che qualunque cosa cessi di esistere è destinata alla rinascita. Una siffatta dinamica è rintracciabile negli scritti di Plutarco, biografo, scrittore, filosofo e sacerdote greco, il quale ne La vita di Teseo narra delle gesta dell’equipaggio del decimo mitologico Re di Atene: “La nave sulla quale Teseo aveva compiuto la traversata ed era tornato indietro con i giovani sani e salvi, una nave a trenta remi, gli Ateniesi la conservarono fino ai tempi di Demetrio Falereo, eliminando le vecchie assi di legno, sostituendole con altre solide e inserendole in modo tale che per i filosofi la nave costituisce un buon esempio per ragionare sul discorso della crescita; c’è infatti chi sostiene che la nave sia rimasta la stessa, chi invece lo nega .” È attraverso l’interpretazione hobbesiana che i due fatti, distanti nel tempo e nello spazio, individuano il loro fil rouge esplicativo. Il paradosso della nave di Teseo è un rompicapo logico che consente di approfondire le antinomie alla base delle identità oggettuali: sebbene la nave sia stata modificata in ogni sua parte, è possibile asserire che sia la medesima? Il fatto che sia mutata nella forma, ne preserva l’essenza? Per estensione del concetto, poiché nell’accezione di Eraclito noi scendiamo e non scendiamo nello stesso fiume, noi stessi siamo e non siamo , si può affermare che le identità permangono nel loro essere originario sebbene siano sottoposte allo scorrere del tempo ed ai cambiamenti dei contesti di vita? L’identità di un soggetto come si relaziona ed inter-relaziona con le altre identità? Quale prospettiva pedagogica si può tracciare per costruire progetti educativi che sappiano aiutare gli individui a conoscere se stessi, ad intercettare i propri bisogni e a ri-conoscersi nei mutamenti interni ed esterni all’Io nell’attuale tempo della complessità?
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/504702
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