innovativo metodo di lavoro a distanza, che consente ai dipendenti di operare da casa o da qualsiasi altra località al di fuori dell’ufficio del datore di lavoro, all’interno di qualsiasi tipo di organizzazione ed attraverso l’utilizzo di tecnologie dell’informazione e della comunicazione, quali computer portatili, telefoni cellulari e connessione Internet (Bertino et. al, 2021; Vargas-Llave et al., 2020). Tuttavia, non esiste una definizione universalmente accettata del termine telelavoro (Martínez-Sanchez et al., 2007). Il termine "telelavoro" e una serie di altri termini, come "homeworking", "tele-homeworking", "telecommuting", "remote working", "virtual work", "electronic homeworking" e "distributed work" sono stati utilizzati in maniera intercambiabile (Golden & Eddleston, 2018; Haddon & Brynin, 2005). La mancanza di chiarezza nella definizione di telelavoro può, in parte, essere attribuita al modo in cui il concetto si è evoluto (Athanasiadou & Theriou, 2021). Il concetto di telelavoro è stato introdotto per la prima volta negli anni ‘70, in risposta a preoccupazioni socioeconomiche legate all’incremento dei costi del petrolio e alla congestione del traffico nelle zone metropolitane (Nilles, 1975). Inizialmente, il telelavoro era concepito come un approccio all’organizzazione del lavoro che sfruttava le telecomunicazioni e la tecnologia informatica per consentire ai dipendenti di svolgere le proprie mansioni lavorative da casa o da piccoli uffici distaccati dalle aziende. Con l’evolversi delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni negli anni ‘90, l’attenzione si è estesa anche a forme di telelavoro che miravano a sostenere i dipendenti che lavoravano occasionalmente o regolarmente "in movimento". Di conseguenza, alcuni studiosi hanno coniato il termine "telelavoro mobile", che fa riferimento al lavoro che coinvolge tipicamente spostamenti e/o il trascorrere del tempo presso i clienti (Daniels et al., 2001, p. 1154). CAPITOLO IV. IL TELELAVORO IN ITALIA. PROFILI NORMATIVI E CASI DI STUDIO 295 Un luogo di lavoro remoto e l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione costituiscono i due criteri più utilizzati per definire il telelavoro da parte della maggior parte degli studiosi, mentre c’è discordanza sull’utilizzo del criterio della soglia temporale dato che alcuni ricercatori escludono dall’osservazione la categoria dei lavoratori autonomi e dei telelavoratori occasionali (Haddon & Brynin, 2005; Hilbrecht et al., 2008; Peters et al., 2004). Sulla base di questi presupposti alcuni studiosi concordano sulla suddivisione dell’attività di telelavoro in tre categorie principali: lavoro a domicilio o telelavoro da casa, telelavoro di gruppo, comprendente uffici satellite e centri di quartiere, e telelavoro mobile o altrimenti chiamato nomade (Morganson et al., 2010; Taskin & Devos, 2005). Quest’ultima modalità di svolgimento della prestazione di lavoro è stata ultimamente denominata smart working e intesa come possibilità di lavorare dove, quando e come si vuole (Boorsma & Mitchell, 2011). Pertanto, il lavoro smart si differenzia dal precedente concetto di telelavoro in quanto sfrutta le avanzate tecnologie in modo molto più ampio, ma condivide con quest’ultimo la capacità di esercitare la propria occupazione in luoghi e orari diversi da quelli tradizionali (Zappalà, 2017). Nonostante la pandemia globale di COVID-19 abbia spinto molte aziende a implementare il lavoro da casa per i propri dipendenti, il telelavoro, qualunque sia l’accezione, non è quindi una novità. Secondo Global Workplace Analytics, il lavoro da remoto è aumentato del 159% dal 2009, principalmente grazie ai progressi tecnologici che hanno reso possibile svolgere le attività lavorative da qualsiasi luogo e all’interesse crescente delle persone nel mantenere un equilibrio tra lavoro e vita personale. In Italia, la percentuale di lavoratori coinvolti nel lavoro da remoto è notevolmente aumentata rispetto al periodo pre-pandemico, quando era del 4,6% (media nel 2019), sebbene oggi sia scesa rispetto ai livelli più alti del 2020 (13,6%) e del 2021 (14,8%) (Assolombarda, 2023). Infatti, secondo Eurostat, in Italia nel 2022 solo il 12,2% dei lavoratori tra i 15 e i 64 anni svolgeva il proprio lavoro occasionalmente o abitualmente da casa. Tale percentuale risulta tra le più basse dei 27 Paesi dell’Unione Europea ed è inferiore alla media europea del 22,4%. Questa differenza probabilmente deriva dalla diversa propensione del Paese all’adozione della tecnologia, dalla disponibilità e dalla qualità delle infrastrutture per le tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (ICT), dalla cultura manageriale e dall’entità dell’interesse delle aziende. Infatti, alcuni studiosi confermano nei loro studi come l’inaspettata lentezza della crescita del telelavoro in Italia è causata da fattori organizzativi, culturali e sociali oltre che dalle caratteristiche economiche delle imprese (Gandini & Garavaglia, 2023). In particolare, durante il THE LABOR MARKET AS A CONSEQUENCE OF TELEWORKING, CHALLENGES FOR FULL ... 296 1.2. periodo pandemico, le imprese hanno dovuto ridefinire il modo in cui gestire le interazioni sia verticali che orizzontali, i processi produttivi e le modalità di formazione, poiché hanno implementato e ampliato le forme flessibili di telelavoro (Brino et al., 2020). Di conseguenza, il telelavoro, in particolare il cosiddetto smart working, è considerato un’innovazione sia in termini di processi lavorativi che in termini di ristrutturazione del rapporto tra il lavoratore, l’organizzazione e la sfera privata (Banchetti et al., 2023). Nonostante il gran numero di studi riguardanti l’adozione del telelavoro, la ricerca è stata condotta in modo frammentario (Athanasiadou & Theriou, 2021) con risultati non sempre concordanti e omogenei. Inoltre, considerato che gli ultimi studi sul telelavoro risalgono al periodo pandemico, la ricerca dovrebbe migliorare la comprensione dei fattori più significativi che possono ostacolare o migliorare l’efficacia del telelavoro in periodi post pandemici attraverso l’analisi delle percezioni e degli atteggiamenti dei telelavoratori. Il nostro obiettivo è quindi quello di indagare l’atteggiamento e le percezioni dei telelavoratori in Italia nel settore dell’ICT. Abbiamo scelto di concentrarci su un gruppo specifico di lavoratori appartenenti al settore dell’Information & Communication Technology (ICT), che, per la sua natura, è particolarmente adatto al lavoro a distanza. I professionisti di questo settore spesso svolgono le loro attività presso i clienti e, in molte situazioni, non dispongono di una postazione fissa in sede aziendale, poiché le loro mansioni possono essere agevolmente eseguite da remoto, da casa, utilizzando dispositivi digitali di comunicazione. Sulla base delle precedenti premesse e obiettivi il nostro studio si propone di dare risposta alla seguente domanda di ricerca: RQ: Quali sono le percezioni dei lavoratori in merito al telelavoro in Italia? Seguirà l’analisi della letteratura sui fattori che impattano positivamente e negativamente sul telelavoro, l’analisi di un caso studio nel settore ICT, le discussioni e conclusioni.

Perception and management of teleworking in the ICT sector in Italy. The Exprivia SPA case

de Cosmo L. M.
2024-01-01

Abstract

innovativo metodo di lavoro a distanza, che consente ai dipendenti di operare da casa o da qualsiasi altra località al di fuori dell’ufficio del datore di lavoro, all’interno di qualsiasi tipo di organizzazione ed attraverso l’utilizzo di tecnologie dell’informazione e della comunicazione, quali computer portatili, telefoni cellulari e connessione Internet (Bertino et. al, 2021; Vargas-Llave et al., 2020). Tuttavia, non esiste una definizione universalmente accettata del termine telelavoro (Martínez-Sanchez et al., 2007). Il termine "telelavoro" e una serie di altri termini, come "homeworking", "tele-homeworking", "telecommuting", "remote working", "virtual work", "electronic homeworking" e "distributed work" sono stati utilizzati in maniera intercambiabile (Golden & Eddleston, 2018; Haddon & Brynin, 2005). La mancanza di chiarezza nella definizione di telelavoro può, in parte, essere attribuita al modo in cui il concetto si è evoluto (Athanasiadou & Theriou, 2021). Il concetto di telelavoro è stato introdotto per la prima volta negli anni ‘70, in risposta a preoccupazioni socioeconomiche legate all’incremento dei costi del petrolio e alla congestione del traffico nelle zone metropolitane (Nilles, 1975). Inizialmente, il telelavoro era concepito come un approccio all’organizzazione del lavoro che sfruttava le telecomunicazioni e la tecnologia informatica per consentire ai dipendenti di svolgere le proprie mansioni lavorative da casa o da piccoli uffici distaccati dalle aziende. Con l’evolversi delle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni negli anni ‘90, l’attenzione si è estesa anche a forme di telelavoro che miravano a sostenere i dipendenti che lavoravano occasionalmente o regolarmente "in movimento". Di conseguenza, alcuni studiosi hanno coniato il termine "telelavoro mobile", che fa riferimento al lavoro che coinvolge tipicamente spostamenti e/o il trascorrere del tempo presso i clienti (Daniels et al., 2001, p. 1154). CAPITOLO IV. IL TELELAVORO IN ITALIA. PROFILI NORMATIVI E CASI DI STUDIO 295 Un luogo di lavoro remoto e l’uso delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione costituiscono i due criteri più utilizzati per definire il telelavoro da parte della maggior parte degli studiosi, mentre c’è discordanza sull’utilizzo del criterio della soglia temporale dato che alcuni ricercatori escludono dall’osservazione la categoria dei lavoratori autonomi e dei telelavoratori occasionali (Haddon & Brynin, 2005; Hilbrecht et al., 2008; Peters et al., 2004). Sulla base di questi presupposti alcuni studiosi concordano sulla suddivisione dell’attività di telelavoro in tre categorie principali: lavoro a domicilio o telelavoro da casa, telelavoro di gruppo, comprendente uffici satellite e centri di quartiere, e telelavoro mobile o altrimenti chiamato nomade (Morganson et al., 2010; Taskin & Devos, 2005). Quest’ultima modalità di svolgimento della prestazione di lavoro è stata ultimamente denominata smart working e intesa come possibilità di lavorare dove, quando e come si vuole (Boorsma & Mitchell, 2011). Pertanto, il lavoro smart si differenzia dal precedente concetto di telelavoro in quanto sfrutta le avanzate tecnologie in modo molto più ampio, ma condivide con quest’ultimo la capacità di esercitare la propria occupazione in luoghi e orari diversi da quelli tradizionali (Zappalà, 2017). Nonostante la pandemia globale di COVID-19 abbia spinto molte aziende a implementare il lavoro da casa per i propri dipendenti, il telelavoro, qualunque sia l’accezione, non è quindi una novità. Secondo Global Workplace Analytics, il lavoro da remoto è aumentato del 159% dal 2009, principalmente grazie ai progressi tecnologici che hanno reso possibile svolgere le attività lavorative da qualsiasi luogo e all’interesse crescente delle persone nel mantenere un equilibrio tra lavoro e vita personale. In Italia, la percentuale di lavoratori coinvolti nel lavoro da remoto è notevolmente aumentata rispetto al periodo pre-pandemico, quando era del 4,6% (media nel 2019), sebbene oggi sia scesa rispetto ai livelli più alti del 2020 (13,6%) e del 2021 (14,8%) (Assolombarda, 2023). Infatti, secondo Eurostat, in Italia nel 2022 solo il 12,2% dei lavoratori tra i 15 e i 64 anni svolgeva il proprio lavoro occasionalmente o abitualmente da casa. Tale percentuale risulta tra le più basse dei 27 Paesi dell’Unione Europea ed è inferiore alla media europea del 22,4%. Questa differenza probabilmente deriva dalla diversa propensione del Paese all’adozione della tecnologia, dalla disponibilità e dalla qualità delle infrastrutture per le tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni (ICT), dalla cultura manageriale e dall’entità dell’interesse delle aziende. Infatti, alcuni studiosi confermano nei loro studi come l’inaspettata lentezza della crescita del telelavoro in Italia è causata da fattori organizzativi, culturali e sociali oltre che dalle caratteristiche economiche delle imprese (Gandini & Garavaglia, 2023). In particolare, durante il THE LABOR MARKET AS A CONSEQUENCE OF TELEWORKING, CHALLENGES FOR FULL ... 296 1.2. periodo pandemico, le imprese hanno dovuto ridefinire il modo in cui gestire le interazioni sia verticali che orizzontali, i processi produttivi e le modalità di formazione, poiché hanno implementato e ampliato le forme flessibili di telelavoro (Brino et al., 2020). Di conseguenza, il telelavoro, in particolare il cosiddetto smart working, è considerato un’innovazione sia in termini di processi lavorativi che in termini di ristrutturazione del rapporto tra il lavoratore, l’organizzazione e la sfera privata (Banchetti et al., 2023). Nonostante il gran numero di studi riguardanti l’adozione del telelavoro, la ricerca è stata condotta in modo frammentario (Athanasiadou & Theriou, 2021) con risultati non sempre concordanti e omogenei. Inoltre, considerato che gli ultimi studi sul telelavoro risalgono al periodo pandemico, la ricerca dovrebbe migliorare la comprensione dei fattori più significativi che possono ostacolare o migliorare l’efficacia del telelavoro in periodi post pandemici attraverso l’analisi delle percezioni e degli atteggiamenti dei telelavoratori. Il nostro obiettivo è quindi quello di indagare l’atteggiamento e le percezioni dei telelavoratori in Italia nel settore dell’ICT. Abbiamo scelto di concentrarci su un gruppo specifico di lavoratori appartenenti al settore dell’Information & Communication Technology (ICT), che, per la sua natura, è particolarmente adatto al lavoro a distanza. I professionisti di questo settore spesso svolgono le loro attività presso i clienti e, in molte situazioni, non dispongono di una postazione fissa in sede aziendale, poiché le loro mansioni possono essere agevolmente eseguite da remoto, da casa, utilizzando dispositivi digitali di comunicazione. Sulla base delle precedenti premesse e obiettivi il nostro studio si propone di dare risposta alla seguente domanda di ricerca: RQ: Quali sono le percezioni dei lavoratori in merito al telelavoro in Italia? Seguirà l’analisi della letteratura sui fattori che impattano positivamente e negativamente sul telelavoro, l’analisi di un caso studio nel settore ICT, le discussioni e conclusioni.
2024
978-84-1162-243-1
978-84-1162-244-8
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/486606
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