L’analisi delle norme che regolano i Confidi, condotta nel secondo Capitolo, è finalizzata a verificare se sussistano le condizioni perché i Confidi possano effettivamente ampliare e diversificare la propria operatività. Si è partiti dalla prima legge sui Confidi per arrivare, attraverso la prima riforma dei Confidi, all’esame dei contenuti della riforma prevista dal d.lgs. 141/2010. Qui l’analisi deve essere necessariamente differenziata tra Confidi maggiori – ossia intermediari finanziari vigilati dalla Banca d’Italia – e Confidi minori assoggettati all’Organismo dei Confidi Minori (OCM). Nonostante lo studio condotto evidenzi la presenza di numerosi vincoli a carico di entrambe le tipologie di Confidi (non ultime le incombenze in ambito antiusura), l’esame della normativa mette in luce più ampie prospettive di sviluppo per i Confidi maggiori, a discapito di una situazione certamente più difficoltosa per i Confidi minori. Da ultimo, ma con un impatto non indifferente, sono state introdotte misure urgenti per contrastare la crisi economica conseguente la pandemia globale legata al Covid-19. Tali misure hanno assegnato ai Confidi un ruolo del tutto marginale, spostando sul sistema bancario e sul Fondo Centrale di Garanzia la responsabilità degli interventi a sostegno delle imprese. Ciò, da un lato, ha penalizzato e delegittimato i Confidi, dall’altro, ha rivelato gli evidenti limiti e l’incapacità del sistema bancario e degli intermediari di garanzia di far fronte ad un simile aggravio operativo. L’immediata conseguenza di tali misure è consistita in un rallentamento nelle pratiche di finanziamento alle imprese che ha comportato l’accumulo di notevoli ritardi nell’erogazione, con conseguenti gravi danni per il sistema imprenditoriale italiano. In tal senso la nostra chiave di lettura si conferma nella direzione di un riconoscimento della potenzialità del sistema Confidi, ostacolato di fatto, dall’intervento miope del legislatore.

La disciplina dei Confidi in Italia

STEFANIA SYLOS LABINI;stefano dell'atti
2021-01-01

Abstract

L’analisi delle norme che regolano i Confidi, condotta nel secondo Capitolo, è finalizzata a verificare se sussistano le condizioni perché i Confidi possano effettivamente ampliare e diversificare la propria operatività. Si è partiti dalla prima legge sui Confidi per arrivare, attraverso la prima riforma dei Confidi, all’esame dei contenuti della riforma prevista dal d.lgs. 141/2010. Qui l’analisi deve essere necessariamente differenziata tra Confidi maggiori – ossia intermediari finanziari vigilati dalla Banca d’Italia – e Confidi minori assoggettati all’Organismo dei Confidi Minori (OCM). Nonostante lo studio condotto evidenzi la presenza di numerosi vincoli a carico di entrambe le tipologie di Confidi (non ultime le incombenze in ambito antiusura), l’esame della normativa mette in luce più ampie prospettive di sviluppo per i Confidi maggiori, a discapito di una situazione certamente più difficoltosa per i Confidi minori. Da ultimo, ma con un impatto non indifferente, sono state introdotte misure urgenti per contrastare la crisi economica conseguente la pandemia globale legata al Covid-19. Tali misure hanno assegnato ai Confidi un ruolo del tutto marginale, spostando sul sistema bancario e sul Fondo Centrale di Garanzia la responsabilità degli interventi a sostegno delle imprese. Ciò, da un lato, ha penalizzato e delegittimato i Confidi, dall’altro, ha rivelato gli evidenti limiti e l’incapacità del sistema bancario e degli intermediari di garanzia di far fronte ad un simile aggravio operativo. L’immediata conseguenza di tali misure è consistita in un rallentamento nelle pratiche di finanziamento alle imprese che ha comportato l’accumulo di notevoli ritardi nell’erogazione, con conseguenti gravi danni per il sistema imprenditoriale italiano. In tal senso la nostra chiave di lettura si conferma nella direzione di un riconoscimento della potenzialità del sistema Confidi, ostacolato di fatto, dall’intervento miope del legislatore.
2021
978-88-98966-21-9
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