I risultati hanno mostrato come le proporzioni craniche dell’individuo PSG3 siano statisticamente lontane non solo dalle serie craniche medievali della regione e dell’Italia, ma anche dell’Europa; invece, si assimilano meglio ad un raggruppamento del Caucaso (Ossetia), ad alcuni raggruppamenti dell’Asia centrale (Kyrghyzstan) e dell’Estremo Oriente (Siberia) confermando quanto emerso dall’indagine antropologica e permettendo di realizzare, a livello cranico, le cd. “serie scheletriche turco-mongole” (fig. 14). Contestualizzando ed integrando tali dati all’intero studio e alla ricerca storico-archeologica, i risultati possono trovare una loro spiegazione considerando i numerosi incroci avvenuti dal V al X secolo tra i cd. popoli della steppa provenienti dai monti Urali e dal basso Volga e le popolazioni slave, germaniche e latine, il cui incontro e conseguente ingresso in Europa e Italia hanno portato ad una vera e propria etnogenesi caratterizzata da una fluida variabilità biologica e culturale : tra questi gli Osseti, gli Ungari , i Khazari, i Protobulgari, stanziatisi nel tempo lungo la fascia eurasiatica tra Mar Caspio e Mar Nero (fig. 15). In particolare, è noto come questi ultimi abbiano adottato strategie espansive tra le più disparate: a partire dalla metà del VII secolo procedendo verso Sud e mescolandosi in un processo di etnogenesi con i popoli slavi, hanno dato vita ad una formazione politica bulgaro-slava che è arrivata a minacciare la stessa Costantinopoli fino a giungere nella penisola italica, come testimoniato dalla costituzione del gastaldato di Alzeco a Benevento: «A quel tempo il duca dei Bulgari di nome Alzeco […] entrato pacificamente in Italia con tutto l'esercito del suo ducato, venne dal re Grimoaldo […]. E il duca Romualdo, accogliendoli benevolmente, assegnò loro una vasta regione, fino ad allora abbandonata, e le città di Sepino, Bojano, Isernia e altre con i loro territori ». Alla luce di ciò, pare suggestiva la presenza nel territorio dell’Apulia et Calabria di un individuo, quale il PSG3, con caratteristiche craniche che, su base antropologica, suggeriscono una possibile allogenia, soprattutto se lo si correla al rinvenimento archeologico di altri soggetti simili presenti nella stessa regione e più in generale nell’intera penisola italiana, in contesti ascrivibili al periodo tra età tardoantica ed alto medioevo: battistero di Piano di San Giovanni a Canosa (BAT), durante le indagini archeologiche del 2006 ; edificio di età tardoantica (IV- VI secolo) ad Herdonia (FG) ; cimitero tardoantico (VI-VII secolo) di San Giusto a Lucera (FG) ; necropoli di VII-VIII secolo a Vicenne-Campochiaro (CB) ; cimiteri longobardi di Testona a Torino , Castel Trosino ad Ascoli Piceno e Villanova di Farra a Gorizia . Si segnala altresì il rinvenimento di un individuo dalla necropoli romana di Vagnari a Gravina di Puglia (BA) riferibile al I-II secolo e dunque testimonianza dei contatti dell’Impero con l’Oriente da epoche ben più antiche di quelle considerate nel presente studio . Ulteriori indagini attraverso analisi isotopiche e genetiche e studi globali a carattere multidisciplinare concorrerebbero ad approfondire gli aspetti delle diverse comunità che hanno abitato questi luoghi e porterebbero a nuovi sviluppi nel panorama dell’archeologia dell’uomo e della sua relazione con il territorio. Il potenziale informativo ricavabile dallo studio dei resti umani antichi in chiave inter e multidisciplinare potrebbe così condurre a nuove modalità di interpretazione dei dati, creando un’occasione di conoscenza della fluidità e della variabilità del patrimonio antropologico, utile alla ricostruzione biostorica del nostro comune passato.

Medioevo multietnico in Puglia: il caso dell’individuo della tomba 3 - Piano San Giovanni, Canosa (BAT)

Sandro Sublimi Saponetti
In corso di stampa

Abstract

I risultati hanno mostrato come le proporzioni craniche dell’individuo PSG3 siano statisticamente lontane non solo dalle serie craniche medievali della regione e dell’Italia, ma anche dell’Europa; invece, si assimilano meglio ad un raggruppamento del Caucaso (Ossetia), ad alcuni raggruppamenti dell’Asia centrale (Kyrghyzstan) e dell’Estremo Oriente (Siberia) confermando quanto emerso dall’indagine antropologica e permettendo di realizzare, a livello cranico, le cd. “serie scheletriche turco-mongole” (fig. 14). Contestualizzando ed integrando tali dati all’intero studio e alla ricerca storico-archeologica, i risultati possono trovare una loro spiegazione considerando i numerosi incroci avvenuti dal V al X secolo tra i cd. popoli della steppa provenienti dai monti Urali e dal basso Volga e le popolazioni slave, germaniche e latine, il cui incontro e conseguente ingresso in Europa e Italia hanno portato ad una vera e propria etnogenesi caratterizzata da una fluida variabilità biologica e culturale : tra questi gli Osseti, gli Ungari , i Khazari, i Protobulgari, stanziatisi nel tempo lungo la fascia eurasiatica tra Mar Caspio e Mar Nero (fig. 15). In particolare, è noto come questi ultimi abbiano adottato strategie espansive tra le più disparate: a partire dalla metà del VII secolo procedendo verso Sud e mescolandosi in un processo di etnogenesi con i popoli slavi, hanno dato vita ad una formazione politica bulgaro-slava che è arrivata a minacciare la stessa Costantinopoli fino a giungere nella penisola italica, come testimoniato dalla costituzione del gastaldato di Alzeco a Benevento: «A quel tempo il duca dei Bulgari di nome Alzeco […] entrato pacificamente in Italia con tutto l'esercito del suo ducato, venne dal re Grimoaldo […]. E il duca Romualdo, accogliendoli benevolmente, assegnò loro una vasta regione, fino ad allora abbandonata, e le città di Sepino, Bojano, Isernia e altre con i loro territori ». Alla luce di ciò, pare suggestiva la presenza nel territorio dell’Apulia et Calabria di un individuo, quale il PSG3, con caratteristiche craniche che, su base antropologica, suggeriscono una possibile allogenia, soprattutto se lo si correla al rinvenimento archeologico di altri soggetti simili presenti nella stessa regione e più in generale nell’intera penisola italiana, in contesti ascrivibili al periodo tra età tardoantica ed alto medioevo: battistero di Piano di San Giovanni a Canosa (BAT), durante le indagini archeologiche del 2006 ; edificio di età tardoantica (IV- VI secolo) ad Herdonia (FG) ; cimitero tardoantico (VI-VII secolo) di San Giusto a Lucera (FG) ; necropoli di VII-VIII secolo a Vicenne-Campochiaro (CB) ; cimiteri longobardi di Testona a Torino , Castel Trosino ad Ascoli Piceno e Villanova di Farra a Gorizia . Si segnala altresì il rinvenimento di un individuo dalla necropoli romana di Vagnari a Gravina di Puglia (BA) riferibile al I-II secolo e dunque testimonianza dei contatti dell’Impero con l’Oriente da epoche ben più antiche di quelle considerate nel presente studio . Ulteriori indagini attraverso analisi isotopiche e genetiche e studi globali a carattere multidisciplinare concorrerebbero ad approfondire gli aspetti delle diverse comunità che hanno abitato questi luoghi e porterebbero a nuovi sviluppi nel panorama dell’archeologia dell’uomo e della sua relazione con il territorio. Il potenziale informativo ricavabile dallo studio dei resti umani antichi in chiave inter e multidisciplinare potrebbe così condurre a nuove modalità di interpretazione dei dati, creando un’occasione di conoscenza della fluidità e della variabilità del patrimonio antropologico, utile alla ricostruzione biostorica del nostro comune passato.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/465280
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