Le ricerche condotte dall’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, nell’ambito del ‘Progetto Egnazia: dallo scavo alla valorizzazione’, hanno permesso di rileggere l’organizzazione della città tra IV e VI secolo, con alcune significative novità dalle indagini più recenti. Nella seconda metà del IV secolo, il profondo mutamento del paesaggio urbano, legato a fattori di carattere naturale oltre che alle trasformazioni indotte dalla riforma dell’amministrazione dell’Impero, sembra interessare l’intero abitato di età romana fino ai settori periferici prossimi alle mura, senza comportare la contrazione o l’abbandono disomogeneo di alcuni comparti che più solitamente interessano le città anche della Puglia. A questo riguardo, in seguito alla destrutturazione diffusa intorno alla metà del IV secolo, alcuni spazi che erano stati residenziali o anche pubblici, come le terme del Foro, accolgono sepolture sporadiche, ma non restano destinati a sepolcreto e vengono rapidamente riqualificati per altre funzioni, mentre restano attive le principali necropoli extra muros, a Sud e a Ovest. Tra i tratti che connotano la ‘nova urbs’, la diffusione capillare di edifici di culto e il potenziamento di specifiche manifatture riflettono il ruolo con cui la diocesi assicura continuità a competenze sulla cura della città che non erano più garantite dalle magistrature municipali. Numerosi spazi, centrali e periferici, vengono acquisiti dall’autorità ecclesiastica e destinati ad edifici di culto, di notevoli dimensioni e talvolta a distanza ravvicinata, dei quali è stato possibile studiare il cantiere, con attenzione anche alle dinamiche di trasformazione e di adeguamento delle fitte preesistenze. Tra le nuove chiese spicca, naturalmente, la basilica episcopale, la cui prima costruzione, tra gli ultimi anni del IV e i primissimi del V secolo, rappresenta ad oggi la più antica fabbrica episcopale nota in Puglia su base archeologica. La posizione sembra emblematica anche sul piano culturale, in un vasto settore affrontato al Campus Magnae Matris che aveva caratterizzato la vita religiosa urbana durante tutta l’età imperiale. L’acquisizione recente su come questo cantiere ecclesiastico abbia intercettato anche la via Traiana e abbia comportato un rifacimento del piano stradale del decumano massimo agli inizi del V secolo è uno degli esempi più indicativi del potere della diocesi sul paesaggio urbano e contribuisce a spiegare il sostanziale ripristino di molte delle strade della città nello stesso periodo. Tra le novità più interessanti si collocano, per il pieno V secolo, anche fabbriche ecclesiastiche con ogni probabilità non finite, come un edificio religioso nell’isolato a sud del foro o rapidamente riconvertite ad uso artigianale, come una abitazione nell’insula a sud-ovest del foro, la cui vicenda interrotta potrebbe rimandare a differenti linee di politica edilizia da parte dei vescovi che si avvicendano alla guida della diocesi. Negli isolati ripristinati, a nuove chiese si affiancano complessi privati polifunzionali che uniscono spazi residenziali, impianti artigianali ed aree libere per l’allevamento e per la trasformazione dei prodotti dell’agricoltura, secondo una tendenza sempre meglio chiarita anche in Puglia dalle ricerche più recenti. Lo studio della articolata cultura materiale e delle ingenti attestazioni numismatiche, condotto ormai in forma sistematica da quasi due decenni, permette di cogliere il successo della città al tempo della diocesi anche nell’attività ininterrotta del porto che, fino alla fine del VI secolo, garantisce una rete di scambi commerciali e culturali con i principali distretti produttivi dell’intero bacino del Mediterraneo.
La nova urbs di Egnazia al tempo della diocesi
Gianluca Mastrocinque;Raffaella Cassano
2024-01-01
Abstract
Le ricerche condotte dall’Università degli Studi di Bari Aldo Moro, nell’ambito del ‘Progetto Egnazia: dallo scavo alla valorizzazione’, hanno permesso di rileggere l’organizzazione della città tra IV e VI secolo, con alcune significative novità dalle indagini più recenti. Nella seconda metà del IV secolo, il profondo mutamento del paesaggio urbano, legato a fattori di carattere naturale oltre che alle trasformazioni indotte dalla riforma dell’amministrazione dell’Impero, sembra interessare l’intero abitato di età romana fino ai settori periferici prossimi alle mura, senza comportare la contrazione o l’abbandono disomogeneo di alcuni comparti che più solitamente interessano le città anche della Puglia. A questo riguardo, in seguito alla destrutturazione diffusa intorno alla metà del IV secolo, alcuni spazi che erano stati residenziali o anche pubblici, come le terme del Foro, accolgono sepolture sporadiche, ma non restano destinati a sepolcreto e vengono rapidamente riqualificati per altre funzioni, mentre restano attive le principali necropoli extra muros, a Sud e a Ovest. Tra i tratti che connotano la ‘nova urbs’, la diffusione capillare di edifici di culto e il potenziamento di specifiche manifatture riflettono il ruolo con cui la diocesi assicura continuità a competenze sulla cura della città che non erano più garantite dalle magistrature municipali. Numerosi spazi, centrali e periferici, vengono acquisiti dall’autorità ecclesiastica e destinati ad edifici di culto, di notevoli dimensioni e talvolta a distanza ravvicinata, dei quali è stato possibile studiare il cantiere, con attenzione anche alle dinamiche di trasformazione e di adeguamento delle fitte preesistenze. Tra le nuove chiese spicca, naturalmente, la basilica episcopale, la cui prima costruzione, tra gli ultimi anni del IV e i primissimi del V secolo, rappresenta ad oggi la più antica fabbrica episcopale nota in Puglia su base archeologica. La posizione sembra emblematica anche sul piano culturale, in un vasto settore affrontato al Campus Magnae Matris che aveva caratterizzato la vita religiosa urbana durante tutta l’età imperiale. L’acquisizione recente su come questo cantiere ecclesiastico abbia intercettato anche la via Traiana e abbia comportato un rifacimento del piano stradale del decumano massimo agli inizi del V secolo è uno degli esempi più indicativi del potere della diocesi sul paesaggio urbano e contribuisce a spiegare il sostanziale ripristino di molte delle strade della città nello stesso periodo. Tra le novità più interessanti si collocano, per il pieno V secolo, anche fabbriche ecclesiastiche con ogni probabilità non finite, come un edificio religioso nell’isolato a sud del foro o rapidamente riconvertite ad uso artigianale, come una abitazione nell’insula a sud-ovest del foro, la cui vicenda interrotta potrebbe rimandare a differenti linee di politica edilizia da parte dei vescovi che si avvicendano alla guida della diocesi. Negli isolati ripristinati, a nuove chiese si affiancano complessi privati polifunzionali che uniscono spazi residenziali, impianti artigianali ed aree libere per l’allevamento e per la trasformazione dei prodotti dell’agricoltura, secondo una tendenza sempre meglio chiarita anche in Puglia dalle ricerche più recenti. Lo studio della articolata cultura materiale e delle ingenti attestazioni numismatiche, condotto ormai in forma sistematica da quasi due decenni, permette di cogliere il successo della città al tempo della diocesi anche nell’attività ininterrotta del porto che, fino alla fine del VI secolo, garantisce una rete di scambi commerciali e culturali con i principali distretti produttivi dell’intero bacino del Mediterraneo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.