L’Amleto di William Shakespeare racchiude, nella sua complessità, il conflitto dialettico fra l’uomo e il potere e, allo stesso tempo, la drammatica contrapposizione tra l’individuo e la società. È la storia della catastrofe di una famiglia, il crollo e la fuga della personalità nella follia, lo scontro con la realtà e il sogno di un mondo nuovo. La tragedia di Shakespeare affonda le sue radici in alcune leggende nordiche anche se miti simili sono stati rintracciati in antichissime leggende orientali, per esempio in India e Persia. Lo schema è quasi sempre lo stesso: un usurpatore (spesso parente o fratello del re) uccide il re e ne sposa la vedova. Il figlio del re sfugge miracolosamente alla morte e, per vendicare l’assassinio del padre, senza dare sospetti, si finge pazzo. L’Amleto di Federico Tiezzi sviluppa alcune scene della tragedia scespiriana, elaborandole in maniera diversa l’una dall’altra e applicando un diverso stile di recitazione o di collocazione interpretativa, senza tralasciare le concatenazioni tra una scena e l’altra. L’onirismo è infatti la vera novità dell’Amleto. La sua storia ci viene rappresentata tramite le tecniche del sogno. Da qui, le libere associazioni spaziali e culturali (l’intercalare di Oriente e Occidente) e temporali (mescolanza di passato e presente). Attraverso le quattro traduzioni, il regista cerca di interpretare le personalità dei personaggi in diversi momenti e azioni della messa in scena, a partire dalla traduzione scabra di Alessandro Serpieri, passando a quella nitida di Guerrieri, a quella ottocentesca di Michele Leoni, e infine a quella di Mario Luzi, che, adottando una versione tardosecentesca per il famoso monologo del III atto, esordisce col verso monco "essere o no?" . L’importanza del plurilinguismo e dell’utilizzo della traduzione drammaturgica intesa come veicolo di ricezione del carattere del personaggio, solleva molte domande. Per esempio, sui motivi dell’inazione di un corpo sociale disgregato, portato ad una contrapposizione interna. Un corpo sociale derubato, denaturalizzato, guidato solo dallo spirito di guerra verso l’altro. Mostrare un Amleto nelle sue diverse sfaccettature comportamentali all’interno di un codice etico-morale attraverso differenti interpretazioni drammaturgiche e traduttolgiche, conduce ad una riflessione: Federico Tiezzi fa emergere, in tutta la sua complessità, la stratificazione dei significati presenti in un mito che con le parole del passato parla dei dubbi e della crisi dell’uomo moderno.

SCENE DI AMLETO: APPUNTI IN FORMA SCENICA

ROSSANA SURIANO
In corso di stampa

Abstract

L’Amleto di William Shakespeare racchiude, nella sua complessità, il conflitto dialettico fra l’uomo e il potere e, allo stesso tempo, la drammatica contrapposizione tra l’individuo e la società. È la storia della catastrofe di una famiglia, il crollo e la fuga della personalità nella follia, lo scontro con la realtà e il sogno di un mondo nuovo. La tragedia di Shakespeare affonda le sue radici in alcune leggende nordiche anche se miti simili sono stati rintracciati in antichissime leggende orientali, per esempio in India e Persia. Lo schema è quasi sempre lo stesso: un usurpatore (spesso parente o fratello del re) uccide il re e ne sposa la vedova. Il figlio del re sfugge miracolosamente alla morte e, per vendicare l’assassinio del padre, senza dare sospetti, si finge pazzo. L’Amleto di Federico Tiezzi sviluppa alcune scene della tragedia scespiriana, elaborandole in maniera diversa l’una dall’altra e applicando un diverso stile di recitazione o di collocazione interpretativa, senza tralasciare le concatenazioni tra una scena e l’altra. L’onirismo è infatti la vera novità dell’Amleto. La sua storia ci viene rappresentata tramite le tecniche del sogno. Da qui, le libere associazioni spaziali e culturali (l’intercalare di Oriente e Occidente) e temporali (mescolanza di passato e presente). Attraverso le quattro traduzioni, il regista cerca di interpretare le personalità dei personaggi in diversi momenti e azioni della messa in scena, a partire dalla traduzione scabra di Alessandro Serpieri, passando a quella nitida di Guerrieri, a quella ottocentesca di Michele Leoni, e infine a quella di Mario Luzi, che, adottando una versione tardosecentesca per il famoso monologo del III atto, esordisce col verso monco "essere o no?" . L’importanza del plurilinguismo e dell’utilizzo della traduzione drammaturgica intesa come veicolo di ricezione del carattere del personaggio, solleva molte domande. Per esempio, sui motivi dell’inazione di un corpo sociale disgregato, portato ad una contrapposizione interna. Un corpo sociale derubato, denaturalizzato, guidato solo dallo spirito di guerra verso l’altro. Mostrare un Amleto nelle sue diverse sfaccettature comportamentali all’interno di un codice etico-morale attraverso differenti interpretazioni drammaturgiche e traduttolgiche, conduce ad una riflessione: Federico Tiezzi fa emergere, in tutta la sua complessità, la stratificazione dei significati presenti in un mito che con le parole del passato parla dei dubbi e della crisi dell’uomo moderno.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/11586/458556
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