La rappresentazione della partenza per un viaggio, come anche del percorso e del ritorno, ricorre frequentemente nell’iconografia antica. Ad essa è sovente affidata la comunicazione di significati connessi tanto alla sfera individuale quanto a quella sociale. Precisi indicatori rivelano genericamente l’ambientazione del viaggio, mediante la semplice rappresentazione di elementi caratterizzanti la dimensione squisitamente spaziale (elementi architettonici, paesaggistici, oggetti, ecc.) e spesso, in maniera più puntuale, precisano il segmento narrativo del viaggio stesso (partenza, percorso, ritorno), attraverso la relazione spaziale tra elementi del paesaggio, mezzi e protagonisti dell’azione all’interno della composizione nonché attraverso le pose e la direzione del movimento di questi ultimi. In un discreto numero di scene, tanto mitologiche quanto generiche, gli elementi caratterizzanti l’ambientazione e la narrazione suggeriscono un viaggio che avviene via mare o comunque su corsi d’acqua. Indicatore privilegiato del racconto è, tra gli altri, la presenza di natanti, inseriti nel campo figurato secondo modalità diversificate a seconda del preciso momento narrativo al quale si vuole alludere (imbarco/navigazione/sbarco). Tipologie e dettagli delle imbarcazioni, relazioni spaziali tra acqua, terra e imbarcazioni, nonché tra queste ultime e i protagonisti dell’azione, compongono, insieme con la grammatica delle posture, dei gesti, dei segni di comunicazione (verbale e non) tra le figure, la sintassi narrativa nel suo insieme e ne declinano specifici contenuti. Analisi dei meccanismi sottesi a questo genere di raffigurazioni sono state applicate a insiemi narrativi e dettagli delle scene dipinte dai ceramografi ateniesi a figure nere e a figure rosse. In questo contributo, si presentano alcuni esempi appartenenti a differenti classi di materiali dell’Italia meridionale e della Sicilia, nei quali compaiono, intere o parzialmente raffigurate, barche semplici o vere e proprie navi, variamente disposte in relazione al campo figurato, a specifici elementi del paesaggio acquatico e terrestre, alle figure che compiono l’azione. Degli esempi proposti si esaminano i succitati indicatori, proponendo un sistema di lettura delle convenzioni iconografiche riconoscibili e, con l’ausilio delle varianti, una decodificazione dei significati, “realistici” e simbolici, che tenga conto anche dei micro- e macrocontesti cui i materiali afferiscono.
Salpare, navigare, approdare. Relazioni spaziali fra natanti, acque e coste nell’iconografia tra Grecia, Italia meridionale e Sicilia
GADALETA, GIUSEPPINA
In corso di stampa
Abstract
La rappresentazione della partenza per un viaggio, come anche del percorso e del ritorno, ricorre frequentemente nell’iconografia antica. Ad essa è sovente affidata la comunicazione di significati connessi tanto alla sfera individuale quanto a quella sociale. Precisi indicatori rivelano genericamente l’ambientazione del viaggio, mediante la semplice rappresentazione di elementi caratterizzanti la dimensione squisitamente spaziale (elementi architettonici, paesaggistici, oggetti, ecc.) e spesso, in maniera più puntuale, precisano il segmento narrativo del viaggio stesso (partenza, percorso, ritorno), attraverso la relazione spaziale tra elementi del paesaggio, mezzi e protagonisti dell’azione all’interno della composizione nonché attraverso le pose e la direzione del movimento di questi ultimi. In un discreto numero di scene, tanto mitologiche quanto generiche, gli elementi caratterizzanti l’ambientazione e la narrazione suggeriscono un viaggio che avviene via mare o comunque su corsi d’acqua. Indicatore privilegiato del racconto è, tra gli altri, la presenza di natanti, inseriti nel campo figurato secondo modalità diversificate a seconda del preciso momento narrativo al quale si vuole alludere (imbarco/navigazione/sbarco). Tipologie e dettagli delle imbarcazioni, relazioni spaziali tra acqua, terra e imbarcazioni, nonché tra queste ultime e i protagonisti dell’azione, compongono, insieme con la grammatica delle posture, dei gesti, dei segni di comunicazione (verbale e non) tra le figure, la sintassi narrativa nel suo insieme e ne declinano specifici contenuti. Analisi dei meccanismi sottesi a questo genere di raffigurazioni sono state applicate a insiemi narrativi e dettagli delle scene dipinte dai ceramografi ateniesi a figure nere e a figure rosse. In questo contributo, si presentano alcuni esempi appartenenti a differenti classi di materiali dell’Italia meridionale e della Sicilia, nei quali compaiono, intere o parzialmente raffigurate, barche semplici o vere e proprie navi, variamente disposte in relazione al campo figurato, a specifici elementi del paesaggio acquatico e terrestre, alle figure che compiono l’azione. Degli esempi proposti si esaminano i succitati indicatori, proponendo un sistema di lettura delle convenzioni iconografiche riconoscibili e, con l’ausilio delle varianti, una decodificazione dei significati, “realistici” e simbolici, che tenga conto anche dei micro- e macrocontesti cui i materiali afferiscono.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.