In un progetto formale di inclusione scolastica, il curricolo fatto di qualità di relazioni umane, di ambienti idonei, di scelte metodologiche particolari, di contenuti, di strategie per lo sviluppo di competenze inclusive (Perla, 2013), è un presupposto fondamentale per l’attivazione di tale processo. Il Piano Educativo Individualizzato, come strumento di affiancamento al curricolo, se utilizzato in modo sperimentale e inclusivo, per il singolo alunno, può rappresentare una risorsa fondamentale per rendere tale processo potenzialmente infinito e sollecitare una dimensione anche trasformativa di una pluralità di soggetti all’interno di un contesto scolastico. In questo senso, diventa una proposta educativa intenzionale capace di supportare una idea di inclusione intesa non come un dato di partenza, ma come “oggetto culturale” (Damiano, 2004), in grado di valorizzare le differenze, di accogliere bisogni provenienti da soggetti portatori di culture differenti, di tutelare i diversi diritti, di promuovere uno stile inclusivo per tutti. Il contributo ha lo scopo di analizzare una buona prassi che si è servita di una esperienza di Therapeutic Filmakking (Saladino, Sabatino, Sola, 2021) con un alunno con disturbo dello spettro autistico per veicolare codici inclusivi, attivare processi di inclusione sistemico-relazionali e promuovere apprendimento in un gruppo-sezione di una scuola dell’infanzia.

Sperimentare un codice inclusivo in un gruppo-sezione di una scuola dell’infanzia attraverso una esperienza di Therapeutic Filmmaking: analisi di una buona prassi

Giuseppe Liverano
2022-01-01

Abstract

In un progetto formale di inclusione scolastica, il curricolo fatto di qualità di relazioni umane, di ambienti idonei, di scelte metodologiche particolari, di contenuti, di strategie per lo sviluppo di competenze inclusive (Perla, 2013), è un presupposto fondamentale per l’attivazione di tale processo. Il Piano Educativo Individualizzato, come strumento di affiancamento al curricolo, se utilizzato in modo sperimentale e inclusivo, per il singolo alunno, può rappresentare una risorsa fondamentale per rendere tale processo potenzialmente infinito e sollecitare una dimensione anche trasformativa di una pluralità di soggetti all’interno di un contesto scolastico. In questo senso, diventa una proposta educativa intenzionale capace di supportare una idea di inclusione intesa non come un dato di partenza, ma come “oggetto culturale” (Damiano, 2004), in grado di valorizzare le differenze, di accogliere bisogni provenienti da soggetti portatori di culture differenti, di tutelare i diversi diritti, di promuovere uno stile inclusivo per tutti. Il contributo ha lo scopo di analizzare una buona prassi che si è servita di una esperienza di Therapeutic Filmakking (Saladino, Sabatino, Sola, 2021) con un alunno con disturbo dello spettro autistico per veicolare codici inclusivi, attivare processi di inclusione sistemico-relazionali e promuovere apprendimento in un gruppo-sezione di una scuola dell’infanzia.
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