L’obiettivo di questo contributo è ricostruire i percorsi di educazione alla politica imperialistica e razzista, sviluppatasi in Italia negli anni Trenta, attraverso lo studio delle «Conversazioni di cultura fascista», organizzate dai Comitati provinciali dell’Istituto Nazionale di Cultura Fascista e rivolte agli studenti delle scuole medie e superiori. Una coscienza coloniale era condizione indispensabile per lo sviluppo del progetto imperiale del regime: «non si poteva modificare l’Italia sulle carte geografiche senza modificarla anche nei cuori degli italiani» (Deplano 2015, p. 7). All’opposto dell’Uomo nuovo voluto dal Regime, per converso, era collocato l’africano colonizzato, descritto necessariamente come inferiore sotto ogni aspetto rispetto al civilizzatore fascista, allo scopo di legittimarne la civilizzazione (Polezzi 2008, p. 300). La società italiana alla metà degli anni Trenta, infatti, «assomiglia molto ad una “gigantesca caserma”, e la scuola, affiancata dall’Onb fa la sua parte» (Montino 2007, p. 196). Le Conversazioni di cultura fascista concorsero a quel processo di educazione all’oltremare degli italiani (Deplano 2012, pp. 81-111): già nel 1924, d’altra parte, il ministro delle Colonie Pietro Lanza di Scalea sottolineava che «non si ha potenza coloniale se la coscienza del popolo non comprende la vastità del problema e la grandezza dell’idea» (Lanza di Scalea 1924, pp. 1200-1220).

L'educazione imperiale negli anni Trenta. Le conversazioni di cultura fascista in Terra di Bari

Domenico Francesco Antonio Elia
2023-01-01

Abstract

L’obiettivo di questo contributo è ricostruire i percorsi di educazione alla politica imperialistica e razzista, sviluppatasi in Italia negli anni Trenta, attraverso lo studio delle «Conversazioni di cultura fascista», organizzate dai Comitati provinciali dell’Istituto Nazionale di Cultura Fascista e rivolte agli studenti delle scuole medie e superiori. Una coscienza coloniale era condizione indispensabile per lo sviluppo del progetto imperiale del regime: «non si poteva modificare l’Italia sulle carte geografiche senza modificarla anche nei cuori degli italiani» (Deplano 2015, p. 7). All’opposto dell’Uomo nuovo voluto dal Regime, per converso, era collocato l’africano colonizzato, descritto necessariamente come inferiore sotto ogni aspetto rispetto al civilizzatore fascista, allo scopo di legittimarne la civilizzazione (Polezzi 2008, p. 300). La società italiana alla metà degli anni Trenta, infatti, «assomiglia molto ad una “gigantesca caserma”, e la scuola, affiancata dall’Onb fa la sua parte» (Montino 2007, p. 196). Le Conversazioni di cultura fascista concorsero a quel processo di educazione all’oltremare degli italiani (Deplano 2012, pp. 81-111): già nel 1924, d’altra parte, il ministro delle Colonie Pietro Lanza di Scalea sottolineava che «non si ha potenza coloniale se la coscienza del popolo non comprende la vastità del problema e la grandezza dell’idea» (Lanza di Scalea 1924, pp. 1200-1220).
2023
979-12-80549-22-8
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