L’intervento dello scrivente si propone di inquadrare i principî filosofico-educativi di un'importante prospettiva pedagogica (il personalismo critico della scuola siciliana) entro le categorie storiche e teoretiche di una “pedagogia mediterranea” ispirata ai valori costitutivi di quelle civiltà che, nei secoli, hanno solcato le acque affrescate d’argento del "mare nostrum". La “questione Mediterraneo” è oggi al cuore di molteplici indirizzi di ricerca che, pur seguendo differenti approcci scientifici, ne hanno fatto un asse portante a livello epistemologico ed interdisciplinare (basti tener conto delle numerose pubblicazioni curate dall’Istituto di Studi sul Mediterraneo in seno al Consiglio Nazionale delle Ricerche). Di qui, la necessità di articolare una trattazione specificamente teoretico-pedagogica sul tema della mediterraneità: un percorso di ricerca inedito e originale, che è stato recentemente affrontato da Riccardo Pagano nella sua opera "Pedagogia mediterranea" (2019). La proposta educativa dello studioso tarantino, basata su un approccio storicistico ed ermeneutico che ha fatto proprie le categorie della "longue durée" e della "culture matérielle" delle «Annales» transalpine, è quella di una "paideia" attenta all’integralità dell’essere umano e ai valori dell’apertura dinamica, della responsabilità e della progettualità di un Sud restituito alla sua corretta dimensione storico-antropologica, proprio perché interpretato entro la più ampia cornice della mediterraneità. In quest’ottica, il "mare nostrum", prima ancora che bacino marino intercontinentale o teatro variopinto di incontro/scontro tra antiche "civitates", costituisce una modalità specifica di stare-al-mondo e lo spazio fondativo di un pensiero a vocazione universale che crede nel fare, e nel farsi, dell’uomo (nell’unità di "soma", "psyche" e "logos"). Mediterranea, in ultima analisi, è l’intima identità di un sapere votato alla comprensione profonda, al viaggio esistenziale e alla "curiositas" intellettuale, trasmesso in eredità alle genti del Sud e, in seguito, all’intera cultura occidentale. È in questa prospettiva che è possibile intravedere la dimensione alternativa, potenzialmente propositiva, di alcuni tratti caratteristici della storia del Meridione, troppo spesso letti come il rimasuglio di atavici (quanto ideologizzati) “vizi” della sua gente, che vanno invece tesaurizzati e riscoperti nella loro valenza educativa. Pertanto, se assunti sullo sfondo di una pedagogia volta ad evidenziare l’identità mediterranea del Mezzogiorno, i concetti cardine del personalismo critico siciliano (l’autoevidenza educativa del filosofare, la persona come metafora aperta alla libertà-di-essere, la scepsi come esercizio metodico critico e spirituale), carichi come sono di valori culturali “meridionali”, rifulgono di una nuova luce e mostrano tutta la loro rilevanza “genetica” nel tratteggiare una coerente proposta educativa neo-umanistica. Quest’ultima dovrà tematizzare l’"eidos" umano oltre ogni facile riduttivismo o formalismo, cogliendone le specificità (ma anche le problematicità) nella dialettica storica tra passato e presente e preservandone, al contempo, il "conatus essendi" oltre il qui e ora e nel solco di una prospettiva autenticamente comunitaria, capace di ripensare il ruolo del Sud e del Mediterraneo entro l’orizzonte della contemporaneità.

La “questione Mediterraneo” in prospettiva educativa: persona, scepsi, “paideia” per una pedagogia meridionale

Pierluca Turnone
2023-01-01

Abstract

L’intervento dello scrivente si propone di inquadrare i principî filosofico-educativi di un'importante prospettiva pedagogica (il personalismo critico della scuola siciliana) entro le categorie storiche e teoretiche di una “pedagogia mediterranea” ispirata ai valori costitutivi di quelle civiltà che, nei secoli, hanno solcato le acque affrescate d’argento del "mare nostrum". La “questione Mediterraneo” è oggi al cuore di molteplici indirizzi di ricerca che, pur seguendo differenti approcci scientifici, ne hanno fatto un asse portante a livello epistemologico ed interdisciplinare (basti tener conto delle numerose pubblicazioni curate dall’Istituto di Studi sul Mediterraneo in seno al Consiglio Nazionale delle Ricerche). Di qui, la necessità di articolare una trattazione specificamente teoretico-pedagogica sul tema della mediterraneità: un percorso di ricerca inedito e originale, che è stato recentemente affrontato da Riccardo Pagano nella sua opera "Pedagogia mediterranea" (2019). La proposta educativa dello studioso tarantino, basata su un approccio storicistico ed ermeneutico che ha fatto proprie le categorie della "longue durée" e della "culture matérielle" delle «Annales» transalpine, è quella di una "paideia" attenta all’integralità dell’essere umano e ai valori dell’apertura dinamica, della responsabilità e della progettualità di un Sud restituito alla sua corretta dimensione storico-antropologica, proprio perché interpretato entro la più ampia cornice della mediterraneità. In quest’ottica, il "mare nostrum", prima ancora che bacino marino intercontinentale o teatro variopinto di incontro/scontro tra antiche "civitates", costituisce una modalità specifica di stare-al-mondo e lo spazio fondativo di un pensiero a vocazione universale che crede nel fare, e nel farsi, dell’uomo (nell’unità di "soma", "psyche" e "logos"). Mediterranea, in ultima analisi, è l’intima identità di un sapere votato alla comprensione profonda, al viaggio esistenziale e alla "curiositas" intellettuale, trasmesso in eredità alle genti del Sud e, in seguito, all’intera cultura occidentale. È in questa prospettiva che è possibile intravedere la dimensione alternativa, potenzialmente propositiva, di alcuni tratti caratteristici della storia del Meridione, troppo spesso letti come il rimasuglio di atavici (quanto ideologizzati) “vizi” della sua gente, che vanno invece tesaurizzati e riscoperti nella loro valenza educativa. Pertanto, se assunti sullo sfondo di una pedagogia volta ad evidenziare l’identità mediterranea del Mezzogiorno, i concetti cardine del personalismo critico siciliano (l’autoevidenza educativa del filosofare, la persona come metafora aperta alla libertà-di-essere, la scepsi come esercizio metodico critico e spirituale), carichi come sono di valori culturali “meridionali”, rifulgono di una nuova luce e mostrano tutta la loro rilevanza “genetica” nel tratteggiare una coerente proposta educativa neo-umanistica. Quest’ultima dovrà tematizzare l’"eidos" umano oltre ogni facile riduttivismo o formalismo, cogliendone le specificità (ma anche le problematicità) nella dialettica storica tra passato e presente e preservandone, al contempo, il "conatus essendi" oltre il qui e ora e nel solco di una prospettiva autenticamente comunitaria, capace di ripensare il ruolo del Sud e del Mediterraneo entro l’orizzonte della contemporaneità.
2023
979-12-80899-02-6
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