Poggio politico

The article focuses on two fundamental aspects of Poggio Bracciolini’s political writing: the anti-clerical vein, which is not limited to the traditional playful depiction of the vices of the clergy, and the criticism of power, which is linked to an attitude openly favourable to the Epicurean doctrine. The reflection on power, in particular, seems to follow a thoughtful and complex evolution, even within the framework of Medicean Florence: one passes from the “optimistic” eulogy of Scipio against Caesar in the controversy with Guarino, to the ruthless indictment against all forms of power in the dialogue on the unhappiness of princes; an indictment that is substantially confirmed in the positions expressed by Poggio in his later years.

L’articolo mette a fuoco due aspetti fondamentali della scrittura politica di Poggio Bracciolini: la vena anticlericale, che non si limita alla tradizionale raffigurazione scherzosa dei vizi del clero, e la critica nei confronti del potere, che si collega ad un atteggiamento apertamente favorevole alla dottrina epicurea. La riflessione sul potere, in particolare, sembra seguire un’evoluzione pensosa e complessa, pur nel quadro della Firenze medicea: si passa dall’“ottimistico” elogio di Scipione contro Cesare nella controversia con Guarino alla spietata requisitoria contro ogni forma di potere nel dialogo sull’infelicità dei principi; requisitoria che trova sostanziale conferma nelle posizioni espresse da Poggio negli ultimi anni.