Il costo della poesia è per Penna un continuo sforzo acrobatico, una infinita coazione a ripetere le figure e i luoghi e i frammenti del barthesiano “discorso amoroso”, che si riflette sintomaticamente nell'artefatto splendore della forma, apparentemente naturale. È proprio a causa di questa intima, strutturale divisione, di questa inesatta condizione, sempre di là dall'essere rintuzzata, colmata, risanata, che il poeta si ritrova nella continua impossibilità di completare il proprio “discorso amoroso” e naufraga senza soluzione di continuità nella vastità del suo immaginario omo-erotico. Nella sua personale “odissea” estetico-emotiva, Penna trova di continuo soluzioni parziali, ovvero uniche e singolative, mai durevoli e bastevoli al suo desiderio; il suo istinto poetico non conosce cioè soddisfazione o appagamento, se non nella contemplazione inesausta e ininterrotta dell'amorosa visione, in un viaggio sensuale e agrodolce nella vasta e varia costellazione dell'amor profano. Questo motivo di ripetizione, di regressione incontrollata nella forma particolare (seppure archetipica) del kouros, del fanciullo, è una coazione che Bigongiari chiama “immillamento” del desiderio, scomposizione incontrollata di un solo oggetto in una congerie di filiazioni figurative, di trasfigurazioni dell'inconscio lirico-estetico. La poesia di Penna genera da una condizione di sospensione del desiderio, definita da alcuni critici “punto di svuotamento” o, come dice Bigongiari sottolineandone l'accezione spirituale, “ecstasis”. Da questo istante, topico, di “sopore”, si produce quello stato di vuoto, quel punctum dolens che vuole essere riempito dalla rivelazione, dall'“epifania del desiderio”.
Penna, o l'impossibilità della continuità
Altamura G
2009-01-01
Abstract
Il costo della poesia è per Penna un continuo sforzo acrobatico, una infinita coazione a ripetere le figure e i luoghi e i frammenti del barthesiano “discorso amoroso”, che si riflette sintomaticamente nell'artefatto splendore della forma, apparentemente naturale. È proprio a causa di questa intima, strutturale divisione, di questa inesatta condizione, sempre di là dall'essere rintuzzata, colmata, risanata, che il poeta si ritrova nella continua impossibilità di completare il proprio “discorso amoroso” e naufraga senza soluzione di continuità nella vastità del suo immaginario omo-erotico. Nella sua personale “odissea” estetico-emotiva, Penna trova di continuo soluzioni parziali, ovvero uniche e singolative, mai durevoli e bastevoli al suo desiderio; il suo istinto poetico non conosce cioè soddisfazione o appagamento, se non nella contemplazione inesausta e ininterrotta dell'amorosa visione, in un viaggio sensuale e agrodolce nella vasta e varia costellazione dell'amor profano. Questo motivo di ripetizione, di regressione incontrollata nella forma particolare (seppure archetipica) del kouros, del fanciullo, è una coazione che Bigongiari chiama “immillamento” del desiderio, scomposizione incontrollata di un solo oggetto in una congerie di filiazioni figurative, di trasfigurazioni dell'inconscio lirico-estetico. La poesia di Penna genera da una condizione di sospensione del desiderio, definita da alcuni critici “punto di svuotamento” o, come dice Bigongiari sottolineandone l'accezione spirituale, “ecstasis”. Da questo istante, topico, di “sopore”, si produce quello stato di vuoto, quel punctum dolens che vuole essere riempito dalla rivelazione, dall'“epifania del desiderio”.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.