Il contributo descrive una ricerca volta a dimostrare come le arti performative, nello specifico il teatro, rafforzino il rispetto dei diritti umani, favorendo la costruzione di un senso di appartenenza ad una umanità comune (UNESCO, 2014). L’arte, infatti, è relazione con la realtà ed anche esternazione; nell’atto teatrale artistico l’uomo esplicita la sua volontà di incontrare l’altro e di rapportarsi con lui. Nel caso specifico del teatro il soggetto, impegnato in una opera “d’arte” si fa innanzitutto soggetto di una esperienza di relazione con una identità altra, un alter ego. Il training attoriale (Grotowski, 2001) utilizzato è stato un percorso di crescita interiore, di consapevolezza di sé. Arte teatrale e pedagogia sembrano trovare un punto d’incontro in questo nuovo “umanesimo” all’insegna dell’esperienza (Costantino, 2015). Il teatro permette di mettere in atto un processo di trasformazione della realtà. Infatti, attraverso il racconto di storie, è possibile indagare sé stessi e gli altri, esplorare idee e comprendere sentimenti diversi dai propri all’interno di un mondo immaginario che è ricostruzione della vita reale (Mazzini, Talamonti, 2011; McNaughton, 2004; McNaughton, 2010). Attraverso la dicotomica rappresentazione teatrale, in termini boaliani, lo studente ha la possibilità di riflettere e analizzare il presente prendendo coscienza delle situazioni di disagio e di conflitto e di rafforzarsi come individuo e come gruppo partecipando attivamente alla costruzione di futuri possibili (Mazzini, Talamonti, 2011). Le arti performative, come metodologie didattiche, quindi, forniscono agli studenti gli strumenti necessari per superare pregiudizi e stereotipi attraverso il pensiero critico, la relazione e l’ascolto reciproco, al fine di “diffondere una sempre più necessaria cultura della convivenza” (Reimers et al., 2018: 7). La ricerca formazione ha previsto un doppio livello di azioni. Il primo formativo destinato agli studenti in collaborazione con l’équipe dei ricercatori. Sul primo livello formativo si è poi costruito il secondo, che ha riguardato invece una progettazione di tipo formativo- espressivo con uso di strumenti. È stato attivato un laboratorio autobiografico creativo con la tecnica della fiabazione (Santagostino, 2013) articolato in otto fasi il cui scopo è stato essenzialmente, il raggiungimento della consapevolezza rispetto agli aspetti della cittadinanza globale, attraverso storie di fantasia prendendo spunto da storie reali o inventate utili a rafforzare la cultura della partecipazione. La ricerca formazione è stata condotta con tre classi di II anno di una scuola secondaria di I grado della periferia di Matera con alto tasso di alunni con Bisogni Educativi Speciali (difficoltà legate alla sfera emotiva, relazionale (paure, ansia, aggressività, bassa autostima), difficoltà familiari). Partendo dalle lezioni per la responsabilizzazione degli studenti di Reimers et al. (2018), gli studenti sono stati impegnati in attività di alfabetizzazione teatrale, cha hanno offerto l’opportunità di confrontarsi sulle problematiche a loro vicine e di cooperare ad un progetto comune favorendo processi di condivisione, negoziazione e autoaffermazione all’interno di un contesto sicuro e la realizzazione di un percorso di educazione alla cittadinanza globale.

Il teatro mediatore didattico per l’inclusione: una ricerca- formazione per la cittadinanza globale

Ilenia Amati;Alessia Scarinci;Loredana Perla
2021-01-01

Abstract

Il contributo descrive una ricerca volta a dimostrare come le arti performative, nello specifico il teatro, rafforzino il rispetto dei diritti umani, favorendo la costruzione di un senso di appartenenza ad una umanità comune (UNESCO, 2014). L’arte, infatti, è relazione con la realtà ed anche esternazione; nell’atto teatrale artistico l’uomo esplicita la sua volontà di incontrare l’altro e di rapportarsi con lui. Nel caso specifico del teatro il soggetto, impegnato in una opera “d’arte” si fa innanzitutto soggetto di una esperienza di relazione con una identità altra, un alter ego. Il training attoriale (Grotowski, 2001) utilizzato è stato un percorso di crescita interiore, di consapevolezza di sé. Arte teatrale e pedagogia sembrano trovare un punto d’incontro in questo nuovo “umanesimo” all’insegna dell’esperienza (Costantino, 2015). Il teatro permette di mettere in atto un processo di trasformazione della realtà. Infatti, attraverso il racconto di storie, è possibile indagare sé stessi e gli altri, esplorare idee e comprendere sentimenti diversi dai propri all’interno di un mondo immaginario che è ricostruzione della vita reale (Mazzini, Talamonti, 2011; McNaughton, 2004; McNaughton, 2010). Attraverso la dicotomica rappresentazione teatrale, in termini boaliani, lo studente ha la possibilità di riflettere e analizzare il presente prendendo coscienza delle situazioni di disagio e di conflitto e di rafforzarsi come individuo e come gruppo partecipando attivamente alla costruzione di futuri possibili (Mazzini, Talamonti, 2011). Le arti performative, come metodologie didattiche, quindi, forniscono agli studenti gli strumenti necessari per superare pregiudizi e stereotipi attraverso il pensiero critico, la relazione e l’ascolto reciproco, al fine di “diffondere una sempre più necessaria cultura della convivenza” (Reimers et al., 2018: 7). La ricerca formazione ha previsto un doppio livello di azioni. Il primo formativo destinato agli studenti in collaborazione con l’équipe dei ricercatori. Sul primo livello formativo si è poi costruito il secondo, che ha riguardato invece una progettazione di tipo formativo- espressivo con uso di strumenti. È stato attivato un laboratorio autobiografico creativo con la tecnica della fiabazione (Santagostino, 2013) articolato in otto fasi il cui scopo è stato essenzialmente, il raggiungimento della consapevolezza rispetto agli aspetti della cittadinanza globale, attraverso storie di fantasia prendendo spunto da storie reali o inventate utili a rafforzare la cultura della partecipazione. La ricerca formazione è stata condotta con tre classi di II anno di una scuola secondaria di I grado della periferia di Matera con alto tasso di alunni con Bisogni Educativi Speciali (difficoltà legate alla sfera emotiva, relazionale (paure, ansia, aggressività, bassa autostima), difficoltà familiari). Partendo dalle lezioni per la responsabilizzazione degli studenti di Reimers et al. (2018), gli studenti sono stati impegnati in attività di alfabetizzazione teatrale, cha hanno offerto l’opportunità di confrontarsi sulle problematiche a loro vicine e di cooperare ad un progetto comune favorendo processi di condivisione, negoziazione e autoaffermazione all’interno di un contesto sicuro e la realizzazione di un percorso di educazione alla cittadinanza globale.
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