Partendo dalla distinzione foucaultiana tra sintomo, segno e simbolo, come criterio ermeneutico per un'interpretazione trans-nosografica della realtà patologica, il presente contributo intende recuperare, attraverso un approccio psico-antropologico, le matrici simboliche del disturbo/discorso anoressico, focalizzando l'analisi sul corpo anoressico come ente simbolico, idealtipo, significante e rappresentazione di una specifica modalità della soggettività post-moderna, che si inscrive nell'ordine socio-culturale contemporaneo. Ne deriva una visione del corpo anoressico stesso come metafora del "niente", come emblema del vuoto, come vessillo di una mancanza che, attraverso un delirante anelito alla dimensione del desiderio, destruttura i piani della relazione; come affermazione della logica dell'essere contro l'attuale prescrizione della regola dell'avere, come tensione narcisistica di auto-affermazione contro l'ideologia dell'assenza di oggettivazione, che sembra connotare il simbolico contemporaneo; come metonimia, infine, dei meccanismi di significazione che attraversano le trame di un soggettività sessualmente connotata, all'interno dei processi di ridefinizione di un'identità di genere femminile, nel sistema di potere/sapere post-moderno.

Il significato del corpo anoressico nel discorso sociale contemporaneo. Una riflessione psico-antropologica

TAURINO, Alessandro
2003-01-01

Abstract

Partendo dalla distinzione foucaultiana tra sintomo, segno e simbolo, come criterio ermeneutico per un'interpretazione trans-nosografica della realtà patologica, il presente contributo intende recuperare, attraverso un approccio psico-antropologico, le matrici simboliche del disturbo/discorso anoressico, focalizzando l'analisi sul corpo anoressico come ente simbolico, idealtipo, significante e rappresentazione di una specifica modalità della soggettività post-moderna, che si inscrive nell'ordine socio-culturale contemporaneo. Ne deriva una visione del corpo anoressico stesso come metafora del "niente", come emblema del vuoto, come vessillo di una mancanza che, attraverso un delirante anelito alla dimensione del desiderio, destruttura i piani della relazione; come affermazione della logica dell'essere contro l'attuale prescrizione della regola dell'avere, come tensione narcisistica di auto-affermazione contro l'ideologia dell'assenza di oggettivazione, che sembra connotare il simbolico contemporaneo; come metonimia, infine, dei meccanismi di significazione che attraversano le trame di un soggettività sessualmente connotata, all'interno dei processi di ridefinizione di un'identità di genere femminile, nel sistema di potere/sapere post-moderno.
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