Le fonti tramandate sotto l'inscriptio "Paulus ad Vitellium" vengono analizzate nel seguito da un punto di vista fenomenologico. Un tale approccio consente di valutare meglio lo stato di conservazione delle fonti e di ricostruire in modo comprensibile i diversi stadi testuali dei frammenti. Il contributo si articola in quattro sezioni. In primo luogo, vengono esaminate la struttura delle fonti, la loro funzione e l'ordine sistematico nell'opera di Paolo. Si osserva che alcuni frammenti presentano una struttura casistica, mentre altri una teorica. Nel caso di Paulus 3 ad Vitell. (D. 7.1.1), troviamo la famosa definizione di usus fructus, che Lenel collocò all'inizio del terzo libro. Questa collocazione della fonte si conferma grazie alla struttura parallela in Ulpianus ad Sabinum, che però, rispetto a ad Vitellium, presenta un ordine diverso dei libri precedenti. Ciò potrebbe suggerire una possibile palingenesi alternativa del secondo libro di Paolo. In secondo luogo, si analizza Paulus 1 ad Vitell. (D. 28.5.18) in relazione allo stile e all'individualità di Paolo. Si tratta di un passaggio in cui Paolo riprende il testo di Sabino, ma spesso è difficile riconoscere Sabino in questo testo. In terzo luogo, vengono esaminati i presunti segni di interpolazione. Durante la cosiddetta "era della caccia alle interpolazioni", molti frammenti dei libri ad Vitellium furono sospettati. Successivamente, le molteplici prove di interpolazione furono talvolta criticate. In particolare, in molti casi le modifiche al testo erano state proposte solo sulla base di alcune presunte parole tardo-latine. Si trattava di adattamenti terminologici che raramente implicavano un intervento effettivo dei compilatori e quasi mai dimostravano un cambiamento sostanziale. Pertanto, si può affermare che l'immagine dell'opera di Paolo che abbiamo oggi, sebbene frammentaria, è allo stesso tempo sufficientemente autentica. Infine, vengono esaminate le citazioni giuridiche di Paolo. Nei frammenti compaiono non solo molti responsa del maestro di Paolo, Cervidio Scevola, ma anche numerose citazioni di Sabino, Cassio, Nerazio, Proculo, Pomponio, Giuliano, Aburnio Valente. Particolarmente degno di nota è Paulus 2 ad Vitell. (D. 34.2.32.1), che contiene una "vecchia" catena di citazioni di Gallo, Labeone e Tubero. Qui ci si chiede se Paolo abbia elaborato stilisticamente questa catena, anche perché nel testo si possono osservare diversi livelli testuali
Tratti formali e stratificazioni testuali nei libri paolini ‘ad Vitellium’
Bonin Filippo
2020-01-01
Abstract
Le fonti tramandate sotto l'inscriptio "Paulus ad Vitellium" vengono analizzate nel seguito da un punto di vista fenomenologico. Un tale approccio consente di valutare meglio lo stato di conservazione delle fonti e di ricostruire in modo comprensibile i diversi stadi testuali dei frammenti. Il contributo si articola in quattro sezioni. In primo luogo, vengono esaminate la struttura delle fonti, la loro funzione e l'ordine sistematico nell'opera di Paolo. Si osserva che alcuni frammenti presentano una struttura casistica, mentre altri una teorica. Nel caso di Paulus 3 ad Vitell. (D. 7.1.1), troviamo la famosa definizione di usus fructus, che Lenel collocò all'inizio del terzo libro. Questa collocazione della fonte si conferma grazie alla struttura parallela in Ulpianus ad Sabinum, che però, rispetto a ad Vitellium, presenta un ordine diverso dei libri precedenti. Ciò potrebbe suggerire una possibile palingenesi alternativa del secondo libro di Paolo. In secondo luogo, si analizza Paulus 1 ad Vitell. (D. 28.5.18) in relazione allo stile e all'individualità di Paolo. Si tratta di un passaggio in cui Paolo riprende il testo di Sabino, ma spesso è difficile riconoscere Sabino in questo testo. In terzo luogo, vengono esaminati i presunti segni di interpolazione. Durante la cosiddetta "era della caccia alle interpolazioni", molti frammenti dei libri ad Vitellium furono sospettati. Successivamente, le molteplici prove di interpolazione furono talvolta criticate. In particolare, in molti casi le modifiche al testo erano state proposte solo sulla base di alcune presunte parole tardo-latine. Si trattava di adattamenti terminologici che raramente implicavano un intervento effettivo dei compilatori e quasi mai dimostravano un cambiamento sostanziale. Pertanto, si può affermare che l'immagine dell'opera di Paolo che abbiamo oggi, sebbene frammentaria, è allo stesso tempo sufficientemente autentica. Infine, vengono esaminate le citazioni giuridiche di Paolo. Nei frammenti compaiono non solo molti responsa del maestro di Paolo, Cervidio Scevola, ma anche numerose citazioni di Sabino, Cassio, Nerazio, Proculo, Pomponio, Giuliano, Aburnio Valente. Particolarmente degno di nota è Paulus 2 ad Vitell. (D. 34.2.32.1), che contiene una "vecchia" catena di citazioni di Gallo, Labeone e Tubero. Qui ci si chiede se Paolo abbia elaborato stilisticamente questa catena, anche perché nel testo si possono osservare diversi livelli testualiI documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.