L’intervento ripercorre, in alcuni punti significativi, la singolare collaborazione di Maria Callas con Pier Paolo Pasolini nel il film "Medea" (1969-1970). Per la prima volta, dopo tante Medee in musica, Maria Callas interpreta con la sola potenza del volto e del corpo, il ruolo della eroina greca, nel sogno di una tragedia in pellicola. Con questo contributo, Tuccini cerca di comprendere (anche attraverso l’indagine dei versi pasoliniani, scritti durante la lavorazione del film, e le lettere scambiate con la cantante), come la Callas risvegliasse in Pasolini il poeta e Pasolini trovasse in lei – interprete, non diva – la personificazione del mistero e della paura, ma anche l’emblema della purezza primigenia e dell’umana dolcezza. Lo studioso, inoltre, riflette su come il personaggio di Medea, con l’impresa del furto del Vello d’Oro, agisca da sinopia tematica, ovvero da prodromo di un progetto futuro (il romanzo-testamento "Petrolio"). Infatti, la contrapposizione tra il mondo di Medea (la Colchide religiosa, primordiale, contadina, a suo modo etica anche se fedele a costumi barbari e a cupe superstizioni) e quello di Giasone (Jolco, località della Tessaglia, laica, tecnica, ricca e potente) aprirà una ferita insanabile, destinata a irrorare di nuovo sangue il dilemma Polis-Tetis, nel corpo dolente di "Petrolio".

The aim of this paper is to explore the nature of the unique collaboration between Maria Callas and Pier Paolo Pasolini for the film, "Medea" (1969-1970). Using the various writings of Pasolini, including epistles to Callas and poetry dedicated to her, we also see how he found in the diva the mystery of fear and the epitome of purity and meekness, and how she, in turn, reawakened the poet in him. We also see how Medea functions as a precursor for many of the elements of the disjuncture Polis-Tetis that we subsequently encounter in Pasolini’s "Petrolio".

Maria Callas, regina non vista. “Medea” e le ombre delle cose future

Tuccini G
2011-01-01

Abstract

L’intervento ripercorre, in alcuni punti significativi, la singolare collaborazione di Maria Callas con Pier Paolo Pasolini nel il film "Medea" (1969-1970). Per la prima volta, dopo tante Medee in musica, Maria Callas interpreta con la sola potenza del volto e del corpo, il ruolo della eroina greca, nel sogno di una tragedia in pellicola. Con questo contributo, Tuccini cerca di comprendere (anche attraverso l’indagine dei versi pasoliniani, scritti durante la lavorazione del film, e le lettere scambiate con la cantante), come la Callas risvegliasse in Pasolini il poeta e Pasolini trovasse in lei – interprete, non diva – la personificazione del mistero e della paura, ma anche l’emblema della purezza primigenia e dell’umana dolcezza. Lo studioso, inoltre, riflette su come il personaggio di Medea, con l’impresa del furto del Vello d’Oro, agisca da sinopia tematica, ovvero da prodromo di un progetto futuro (il romanzo-testamento "Petrolio"). Infatti, la contrapposizione tra il mondo di Medea (la Colchide religiosa, primordiale, contadina, a suo modo etica anche se fedele a costumi barbari e a cupe superstizioni) e quello di Giasone (Jolco, località della Tessaglia, laica, tecnica, ricca e potente) aprirà una ferita insanabile, destinata a irrorare di nuovo sangue il dilemma Polis-Tetis, nel corpo dolente di "Petrolio".
2011
978-88-6227-392-3
The aim of this paper is to explore the nature of the unique collaboration between Maria Callas and Pier Paolo Pasolini for the film, "Medea" (1969-1970). Using the various writings of Pasolini, including epistles to Callas and poetry dedicated to her, we also see how he found in the diva the mystery of fear and the epitome of purity and meekness, and how she, in turn, reawakened the poet in him. We also see how Medea functions as a precursor for many of the elements of the disjuncture Polis-Tetis that we subsequently encounter in Pasolini’s "Petrolio".
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