La documentazione raccolta sulle lucerne fittili di età romana in Puglia consente di proporre un quadro preliminare relativo sia alla produzione locale sia alla diffusione e circolazione di questi materiali tra il I sec. a.C. e l’inizio del IV sec. d.C.. Il lavoro è tuttavia condizionato dallo stato degli studi e della ricerca archeologica, che non sempre consente di sviluppare considerazioni univoche e ugualmente valide per l’ampio comparto territoriale considerato. Allo stato attuale mancano lavori di sintesi sulle produzioni più attestate in età imperiale in ambito sud-italico – e apulo, in particolare –: impegno, invece, già avviato da alcuni anni in riferimento alle più antiche produzioni di età ellenistica ovvero di periodo tardoantico, anch’esse riferibili ad ampie circolazioni di modelli e prototipi variamente rielaborati. Nell’affrontare le questioni di metodo connesse a questa riflessione critica, emerge la difficoltà di far riferimento a contesti solo in pochi casi 'certi' dal punto di vista dei dati stratigrafici e delle quantità significative da considerare, con la scelta conseguente di dover lasciare fuori dal proprio campo visivo larghe zone sia geografiche che temporali. Si tratta di un problema che riguarda dunque anche i contesti pugliesi, nei quali la eterogeneità delle informazioni disponibili consente di tratteggiare un profilo dai contorni ancora sfumati in relazione alla commercializzazione e quindi alla diffusione di questa classe di oggetti, ma pure permette – anche sulla base dell’utilizzo di diagnostiche archeometriche applicate a contesti licnologici mirati – di stabilire linee di tendenza e orientamenti utili alla definizione del quadro socio-economiche del territorio.

The documentation collected on the clay lamps from the Roman Imperial period in the central-northern Apulia allows drawing a preliminary picture of both the local production and the diffusion and circulation of these materials: this contribution aims to Firmalampen and ‘a perline’ lamps. However, the work is conditional on the status of the studies and the archaeological research that not always permits to define univocal and equally valid conclusions for the vast territory considered. In fact, currently there is a lack of comprehensive works on the most confirmed productions from the Roman Imperial period in the Southern Italy – and Apulia, in particular –. Rather, this work has already been started in relation to the oldest productions from the Hellenistic Age to the Late Roman period, and they also refer to a vast circulation of models and prototypes variously re-elaborated. There is the difficulty of referring to only a small number of certain contests, in terms of stratigraphic data and significant quantities to consider, thus excluding us from the analysis a vast geographical and temporal productions. This problem includes also the Apulian contests, where the heterogeneity of the available information does not allow a clear definition of the commercialization and therefore diffusion of this class of objects yet, but also permits – also on the basis of the use of archaeometrical diagnostics applied to these lychnological focussed contexts – to establish the tendencies and orientations which are useful to the definition of a socio-economic picture of the territory.

Note sulle lucerne fittili di età imperiale nella Apulia

Fioriello, Custode Silvio
2019-01-01

Abstract

La documentazione raccolta sulle lucerne fittili di età romana in Puglia consente di proporre un quadro preliminare relativo sia alla produzione locale sia alla diffusione e circolazione di questi materiali tra il I sec. a.C. e l’inizio del IV sec. d.C.. Il lavoro è tuttavia condizionato dallo stato degli studi e della ricerca archeologica, che non sempre consente di sviluppare considerazioni univoche e ugualmente valide per l’ampio comparto territoriale considerato. Allo stato attuale mancano lavori di sintesi sulle produzioni più attestate in età imperiale in ambito sud-italico – e apulo, in particolare –: impegno, invece, già avviato da alcuni anni in riferimento alle più antiche produzioni di età ellenistica ovvero di periodo tardoantico, anch’esse riferibili ad ampie circolazioni di modelli e prototipi variamente rielaborati. Nell’affrontare le questioni di metodo connesse a questa riflessione critica, emerge la difficoltà di far riferimento a contesti solo in pochi casi 'certi' dal punto di vista dei dati stratigrafici e delle quantità significative da considerare, con la scelta conseguente di dover lasciare fuori dal proprio campo visivo larghe zone sia geografiche che temporali. Si tratta di un problema che riguarda dunque anche i contesti pugliesi, nei quali la eterogeneità delle informazioni disponibili consente di tratteggiare un profilo dai contorni ancora sfumati in relazione alla commercializzazione e quindi alla diffusione di questa classe di oggetti, ma pure permette – anche sulla base dell’utilizzo di diagnostiche archeometriche applicate a contesti licnologici mirati – di stabilire linee di tendenza e orientamenti utili alla definizione del quadro socio-economiche del territorio.
2019
978-2-35518-090-3
The documentation collected on the clay lamps from the Roman Imperial period in the central-northern Apulia allows drawing a preliminary picture of both the local production and the diffusion and circulation of these materials: this contribution aims to Firmalampen and ‘a perline’ lamps. However, the work is conditional on the status of the studies and the archaeological research that not always permits to define univocal and equally valid conclusions for the vast territory considered. In fact, currently there is a lack of comprehensive works on the most confirmed productions from the Roman Imperial period in the Southern Italy – and Apulia, in particular –. Rather, this work has already been started in relation to the oldest productions from the Hellenistic Age to the Late Roman period, and they also refer to a vast circulation of models and prototypes variously re-elaborated. There is the difficulty of referring to only a small number of certain contests, in terms of stratigraphic data and significant quantities to consider, thus excluding us from the analysis a vast geographical and temporal productions. This problem includes also the Apulian contests, where the heterogeneity of the available information does not allow a clear definition of the commercialization and therefore diffusion of this class of objects yet, but also permits – also on the basis of the use of archaeometrical diagnostics applied to these lychnological focussed contexts – to establish the tendencies and orientations which are useful to the definition of a socio-economic picture of the territory.
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