Il racconto decameroniano di frate Cipolla è analizzato come esempio di geniale parodia del medievale culto delle reliquie, che reinventa un tema tradizionale (la devozione verso la penna dell’arcangelo gabriele), reinserendovi una vicenda di di gusto serio-comico. Nella memoria letteraria di Boccaccio la figura dell’arcangelo Gabriele si connette con una questione dottrinaria e polemica destinata a grande fortuna fra i cronisti e i novellieri medievali: l’ ‘exercitium in fraudando’ dell’ambiente monastico e di quello antoniano in particolare, svolto da frate Cipolla con sofisticati ingredienti comunicativi, che lo destinano alla funzione comico-allusiva di una ‘confabulatio’ di piazza rivolta a parodiare i modi della retorica omiletica, che ritornerà nella facezia satirica di Poggio Bracciolini.
Retorica dell'impostore. Appunti su frate Cipolla
GIRARDI, Raffaele
2013-01-01
Abstract
Il racconto decameroniano di frate Cipolla è analizzato come esempio di geniale parodia del medievale culto delle reliquie, che reinventa un tema tradizionale (la devozione verso la penna dell’arcangelo gabriele), reinserendovi una vicenda di di gusto serio-comico. Nella memoria letteraria di Boccaccio la figura dell’arcangelo Gabriele si connette con una questione dottrinaria e polemica destinata a grande fortuna fra i cronisti e i novellieri medievali: l’ ‘exercitium in fraudando’ dell’ambiente monastico e di quello antoniano in particolare, svolto da frate Cipolla con sofisticati ingredienti comunicativi, che lo destinano alla funzione comico-allusiva di una ‘confabulatio’ di piazza rivolta a parodiare i modi della retorica omiletica, che ritornerà nella facezia satirica di Poggio Bracciolini.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.