Ezia Gavazza ha delineato il valore e il significato dell’apparato ad affresco a Genova tra ‘600 e ‘700. Questo aspetto della residenzialità cittadina può essere ancora approfondito. Specie attraverso la documentazione archivistica che assume un ruolo diverso a seconda del grado di perdita subita, tramite per cogliere l’aggiornamento di una aristocrazia aperta all’Europa. I documenti Pallavicini e Brignole-Sale evidenziano due momenti distinti del rapporto tra committente e artista, a definizione di complesse operazioni di interior design, impattanti non solo il tema del quadraturismo e della grande decorazione, ma anche l’arredo e la raccolta di quadri. In particolare, la colta esperienza di Domenico Parodi, messa al servizio di Paolo Gerolamo III Pallavicini nel palazzo di via Lomellini e di Gio Francesco III Brignole-Sale in quello di Strada Nuova, dimostra l’agilità della cultura letteraria e mitologica che ispira soluzioni in bilico tra scenografia ed esaltazione dinastica. Gli affreschi di Parodi, insieme a quelli di Giacomo Antonio Boni, valorizzati dai ‘prospettici’ Marco Maria Sacconi e Gio Battista Revello detto Mustacchi, lasciano intuire come gli interventi decorativi al centro dei soffitti, gli stucchi di raccordo con le pareti, i dipinti su tela incastonati nelle muraglie, erano elementi di un progetto globale reso unito dalla ‘quadratura’.
Titolo: | Domenico Parodi 1728-1736. 'Istruzioni' per decorare una stanza: i palazzi di Paolo Gerolamo III Pallavicino e Gio Francesco III Brignole-Sale |
Autori: | LEONARDI, Andrea (Corresponding) |
Data di pubblicazione: | 2015 |
Handle: | http://hdl.handle.net/11586/31956 |
ISBN: | 978-88-7575-164-7 |
Appare nelle tipologie: | 4.1 Contributo in Atti di convegno |
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