Dopo aver vissuto da protagonista la stagione cinematografica degli anni Sessanta, Sandra Milo torna sulla scena mediatica alla fine degli anni Settanta, in un contesto politico-culturale profondamente mutato. Il suo riposizionamento continuo attraverso televisione, pubblicità e rotocalchi sembra determinare il passaggio da star a celebrità pubblica sul modello contemporaneo, in cui il corpo eccentrico dell’attrice si carica di un elemento agentico che, tuttavia, tenta di liberare e affermare una femminilità non più attuale. Questo tentativo di costruzione di uno spazio di manovra esterno al cinema, che le consenta di tornare in auge, trova la sua affermazione nella scrittura di due autobiografie dedicate rispettivamente alla scandalosa relazione professionale e sentimentale con Federico Fellini (Caro Federico, Rizzoli 1982) e ai suoi controversi rapporti con leader politici, cortigiani e portaborse di una Italia di corrotti e corruttori (Amanti, Pironti Ed., 1993). Mentre la progressività femminista dagli anni Settanta in poi si va consolidando attraverso la rappresentazione di nuovi modelli identitari, la Milo – apparentemente esclusa dalle forme del progresso - nel racconto di sé trova invece un mezzo per condurre la sua personale “rivoluzione del femminile”, proponendosi come eccentrica eroina di un pensiero genuinamente anticonvenzionale e contro-egemonico, a suo modo capace di mettere in discussione ogni pretesa razionalistica del patriarcato e del conformismo socio-culturale

Cara Sandrocchia... La scrittura come agency per un riposizionamento nello spazio mediatico

Angela Bianca Saponari
2019-01-01

Abstract

Dopo aver vissuto da protagonista la stagione cinematografica degli anni Sessanta, Sandra Milo torna sulla scena mediatica alla fine degli anni Settanta, in un contesto politico-culturale profondamente mutato. Il suo riposizionamento continuo attraverso televisione, pubblicità e rotocalchi sembra determinare il passaggio da star a celebrità pubblica sul modello contemporaneo, in cui il corpo eccentrico dell’attrice si carica di un elemento agentico che, tuttavia, tenta di liberare e affermare una femminilità non più attuale. Questo tentativo di costruzione di uno spazio di manovra esterno al cinema, che le consenta di tornare in auge, trova la sua affermazione nella scrittura di due autobiografie dedicate rispettivamente alla scandalosa relazione professionale e sentimentale con Federico Fellini (Caro Federico, Rizzoli 1982) e ai suoi controversi rapporti con leader politici, cortigiani e portaborse di una Italia di corrotti e corruttori (Amanti, Pironti Ed., 1993). Mentre la progressività femminista dagli anni Settanta in poi si va consolidando attraverso la rappresentazione di nuovi modelli identitari, la Milo – apparentemente esclusa dalle forme del progresso - nel racconto di sé trova invece un mezzo per condurre la sua personale “rivoluzione del femminile”, proponendosi come eccentrica eroina di un pensiero genuinamente anticonvenzionale e contro-egemonico, a suo modo capace di mettere in discussione ogni pretesa razionalistica del patriarcato e del conformismo socio-culturale
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