La Sindrome da insulino-resistenza o sindrome metabolica, secondo la definizione “armonizzata” emersa dalla dichiarazione congiunta di diverse Società Scientifiche Internazionali nel 2009, rappresenta un “complesso di fattori di rischio per la malattia cardiovascolare e per il diabete mellito tipo 2 (DMT2) che appaiono essere tra loro collegati”. Questi fattori di rischio includono iperglicemia, ipertensione arteriosa, elevati livelli di trigliceridi, bassi livelli di HDL e obesità viscerale. Ha una elevata prevalenza (20% - 30%) nella popolazione generale che aumenta con l'età in maniera sesso specifica: sotto i 50 anni è superiore negli uomini, si inverte dopo i 50 anni. Questa sindrome, oltre le componenti “classiche” (dislipidemia, ipertensione arteriosa e obesità centrale), comprende anche componenti “nuove”, quali alterazioni dell’assetto emocoagulativo, disfunzione endoteliale e uno stato di infiammazione cronica sub clinica (meta-flammation). Crescenti evidenze suggeriscono che infiammazione cronica sub-clinica, insulino-resistenza e disfunzione endoteliale possano interagire tra loro nel determinare un “incrocio pericoloso” di fattori patogenetici responsabili dell’insorgenza del DMT2 e di complicanze cardiovascolari. Pertanto, la sindrome da insulino resistenza non è una vera e propria malattia, bensì una condizione che raccoglie un insieme di fattori di rischio, la cui presenza contemporanea predispone a una maggiore probabilità di sviluppare sia eventi cardiovascolari, quali infarto o ictus, sia il DM tipo 2.

Sindrome da Insulino Resistenza: condizione multidisciplinare. Definizione armonizzata e recenti acquisizioni.

R. Alfonso;
2017-01-01

Abstract

La Sindrome da insulino-resistenza o sindrome metabolica, secondo la definizione “armonizzata” emersa dalla dichiarazione congiunta di diverse Società Scientifiche Internazionali nel 2009, rappresenta un “complesso di fattori di rischio per la malattia cardiovascolare e per il diabete mellito tipo 2 (DMT2) che appaiono essere tra loro collegati”. Questi fattori di rischio includono iperglicemia, ipertensione arteriosa, elevati livelli di trigliceridi, bassi livelli di HDL e obesità viscerale. Ha una elevata prevalenza (20% - 30%) nella popolazione generale che aumenta con l'età in maniera sesso specifica: sotto i 50 anni è superiore negli uomini, si inverte dopo i 50 anni. Questa sindrome, oltre le componenti “classiche” (dislipidemia, ipertensione arteriosa e obesità centrale), comprende anche componenti “nuove”, quali alterazioni dell’assetto emocoagulativo, disfunzione endoteliale e uno stato di infiammazione cronica sub clinica (meta-flammation). Crescenti evidenze suggeriscono che infiammazione cronica sub-clinica, insulino-resistenza e disfunzione endoteliale possano interagire tra loro nel determinare un “incrocio pericoloso” di fattori patogenetici responsabili dell’insorgenza del DMT2 e di complicanze cardiovascolari. Pertanto, la sindrome da insulino resistenza non è una vera e propria malattia, bensì una condizione che raccoglie un insieme di fattori di rischio, la cui presenza contemporanea predispone a una maggiore probabilità di sviluppare sia eventi cardiovascolari, quali infarto o ictus, sia il DM tipo 2.
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