Tra i nodi focali del complesso rapporto tra la Puglia e lo sviluppo del settore peschereccio in età contemporanea, possono certamente annoverarsi: la diffusione della pesca a ‘paranza’, cioè la tecnica dello strascico, da molti considerata come una delle principali cause per un progressivo depauperamento del mare Adriatico; il passaggio dalla vela alla motorizzazione; la progressiva tendenza di alcune marinerie locali a rivolgersi verso zone di pesca sempre più lontane; l’emergere di Bari come centro amministrativo e politico regionale (con la sua crescita demografica, l’importanza del suo mercato di consumo e distribuzione dei prodotti ittici, la presenza di solide aziende pescherecce orientate anche al crescente sfruttamento delle risorse del mare e dei laghi della vicina Albania). Utile quindi seguire con attenzione l’intensa attività di questo intrepido ceto marinaro, presente non solo in Adriatico - dal golfo di Venezia alla fascia balcanica -, ma nell’Egeo, nel Mediterraneo orientale e in Egitto, in Tunisia e in Algeria, con spostamenti che non furono solo temporanei. In alcuni casi, infatti, si trattò di emigrazioni permanenti e gruppi di pescatori pugliesi si stanziarono anche fuori dal Mediterraneo, esportando in altri contesti saperi e tecniche maturati nelle zone d’origine.
Dans les mers des autres. Pécheurs des Pouilles en Méditerranée et au-delà (xìx-xx siècle)
Maurizio Gangemi
2018-01-01
Abstract
Tra i nodi focali del complesso rapporto tra la Puglia e lo sviluppo del settore peschereccio in età contemporanea, possono certamente annoverarsi: la diffusione della pesca a ‘paranza’, cioè la tecnica dello strascico, da molti considerata come una delle principali cause per un progressivo depauperamento del mare Adriatico; il passaggio dalla vela alla motorizzazione; la progressiva tendenza di alcune marinerie locali a rivolgersi verso zone di pesca sempre più lontane; l’emergere di Bari come centro amministrativo e politico regionale (con la sua crescita demografica, l’importanza del suo mercato di consumo e distribuzione dei prodotti ittici, la presenza di solide aziende pescherecce orientate anche al crescente sfruttamento delle risorse del mare e dei laghi della vicina Albania). Utile quindi seguire con attenzione l’intensa attività di questo intrepido ceto marinaro, presente non solo in Adriatico - dal golfo di Venezia alla fascia balcanica -, ma nell’Egeo, nel Mediterraneo orientale e in Egitto, in Tunisia e in Algeria, con spostamenti che non furono solo temporanei. In alcuni casi, infatti, si trattò di emigrazioni permanenti e gruppi di pescatori pugliesi si stanziarono anche fuori dal Mediterraneo, esportando in altri contesti saperi e tecniche maturati nelle zone d’origine.File | Dimensione | Formato | |
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