Il presente studio analizza Velvet Goldmine un film del 1998 diretto da Todd Haynes al fine di indagare come il regista americano riesca ad evidenziare la centralità del glam (emerso in Gran Bretagna nei primi anni Settanta) nella cultura contemporanea, ponendo un' enfasi specifica sull’aspetto che più di ogni altro aveva caratterizzato quell’esperienza, ossia la sovversione parodica dell' idea di mascolinità normativa nei decenni precedenti. Sul palco i 'glamsters' – ossia artisti quali Bolan, Bowie, Roxy Music, Glitter – erano in grado, utilizzando segni visivi quali trucco e abiti 'glitter' di costruire un’identità di genere ibrida che si poneva in netto contrasto con il machismo di molti musicisti degli anni Sessanta. Seguendo un approccio metodologico in cui studi culturali, studi letterari e neo-musicologia finiscono per dialogare tra loro, la presente indagine crea uno stretto rapporto tra Oscar Wilde e la cultura glam – un rapporto individuato dal regista sin dalle prime battute del film – ma che qui viene declinato in un senso più specifico, in base al quale l' intero film rappresenta una parodia o reinvenzione glam dell'intera epopea wildiana e in cui le immagini e gli aforismi wildiani sembrano interrogare con la loro complessità e la loro portata dissacrante il nostro presente.

"I want to be a pop idol". Oscar Wilde tra parodia e reinvenzione glam in Velvet Goldmine di Todd Haynes

Martino, Pierpaolo
2016-01-01

Abstract

Il presente studio analizza Velvet Goldmine un film del 1998 diretto da Todd Haynes al fine di indagare come il regista americano riesca ad evidenziare la centralità del glam (emerso in Gran Bretagna nei primi anni Settanta) nella cultura contemporanea, ponendo un' enfasi specifica sull’aspetto che più di ogni altro aveva caratterizzato quell’esperienza, ossia la sovversione parodica dell' idea di mascolinità normativa nei decenni precedenti. Sul palco i 'glamsters' – ossia artisti quali Bolan, Bowie, Roxy Music, Glitter – erano in grado, utilizzando segni visivi quali trucco e abiti 'glitter' di costruire un’identità di genere ibrida che si poneva in netto contrasto con il machismo di molti musicisti degli anni Sessanta. Seguendo un approccio metodologico in cui studi culturali, studi letterari e neo-musicologia finiscono per dialogare tra loro, la presente indagine crea uno stretto rapporto tra Oscar Wilde e la cultura glam – un rapporto individuato dal regista sin dalle prime battute del film – ma che qui viene declinato in un senso più specifico, in base al quale l' intero film rappresenta una parodia o reinvenzione glam dell'intera epopea wildiana e in cui le immagini e gli aforismi wildiani sembrano interrogare con la loro complessità e la loro portata dissacrante il nostro presente.
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