La conservazione digitale di lungo termine, discussa negli aspetti relativi alla questione delicata e ancora irrisolta dei formati di dati digitali in grado di garantirne conservazione, stabilità, sostenibilità, fruibilità e riusabilità nello spazio e nel tempo, è da qualche tempo oggetto del dibattito scientifico e divulgativo sul futuro del digitale e della digitalizzazione. La riflessione trae origine dalla constatazione che, nell’evoluzione delle società umane, la sopravvivenza e il trasferimento nello spazio/tempo di qualsiasi entità materiale e intangibile/immateriale è stata sempre strettamente vincolata all’identità di retaggio culturale che esse hanno rivestito in quanto testimonianze storiche portatrici di conoscenza per le generazioni future. Tale processo di evoluzione da dato empirico corrente a dato storico/retaggio culturale è da sempre esito di selezione in parte connaturata alle stesse entità, in parte derivate da scelte socio culturali generazionali. L’evo contemporaneo, invece, pur permeato pervasivamente dalla rivoluzione digitale in atto già da tempo, sembra per nulla preoccupato dalla problematica della conservazione delle entità già prodotte e in fieri, e ancora meno dalla necessità di riconoscere al digitale il rango di facies culturale della contemporaneità. Pure, si tratta ormai di vera e propria emergenza, se negli ultimi due anni diverse voci autorevoli hanno lanciato l’allarme sul rischio serissimo che l’evo digitale contemporaneo si caratterizzi per essere il primo a non lasciare alcuna traccia recuperabile nella storia evolutiva dell’uomo.

Ripensare i formati, ripensare i metadati: prove “tecniche” di conservazione digitale

BARBUTI, Nicola
;
2017-01-01

Abstract

La conservazione digitale di lungo termine, discussa negli aspetti relativi alla questione delicata e ancora irrisolta dei formati di dati digitali in grado di garantirne conservazione, stabilità, sostenibilità, fruibilità e riusabilità nello spazio e nel tempo, è da qualche tempo oggetto del dibattito scientifico e divulgativo sul futuro del digitale e della digitalizzazione. La riflessione trae origine dalla constatazione che, nell’evoluzione delle società umane, la sopravvivenza e il trasferimento nello spazio/tempo di qualsiasi entità materiale e intangibile/immateriale è stata sempre strettamente vincolata all’identità di retaggio culturale che esse hanno rivestito in quanto testimonianze storiche portatrici di conoscenza per le generazioni future. Tale processo di evoluzione da dato empirico corrente a dato storico/retaggio culturale è da sempre esito di selezione in parte connaturata alle stesse entità, in parte derivate da scelte socio culturali generazionali. L’evo contemporaneo, invece, pur permeato pervasivamente dalla rivoluzione digitale in atto già da tempo, sembra per nulla preoccupato dalla problematica della conservazione delle entità già prodotte e in fieri, e ancora meno dalla necessità di riconoscere al digitale il rango di facies culturale della contemporaneità. Pure, si tratta ormai di vera e propria emergenza, se negli ultimi due anni diverse voci autorevoli hanno lanciato l’allarme sul rischio serissimo che l’evo digitale contemporaneo si caratterizzi per essere il primo a non lasciare alcuna traccia recuperabile nella storia evolutiva dell’uomo.
2017
978-88-942535-1-1
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