Il lavoro prende le mosse dal primo dei resoconti visionari trasmessi dalla Passio Perpetuae et Felicitatis (4,3-10): qui la futura martire, dopo essere salita lungo una scala irta di strumenti acuminati e aver calcato la testa a un drago, giunge in uno luogo con attributi edenici e riceve del formaggio da un pastore canuto. La visione è pervasa di reminiscenze bibliche ed extra-bibliche, concretizzate in immagini e motivi indagabili da molteplici punti di vista: storico, letterario, fenomenologico, sociale, psicologico. Il racconto culmina nella descrizione della ricezione da parte di Perpetua di un boccone di formaggio offerto dal pastore: una sequenza di gesti configurata nei termini di una vera e propria prassi rituale, d. Come nel caso degli altri racconti visionari della Passio, infatti, siamo di fronte a un episodio complesso. Non di rado gli interpreti ne hanno richiamato l’implicazione eucaristica. Ulteriori interpretazioni poggiano sull’ipotesi che la menzione del formaggio, in quanto prodotto dal latte cagliato, veicoli un riferimento al pieno compimento, da parte di Perpetua, di un percorso vitale, iniziatico, rituale e/o martiriale. In qualche caso, soprattutto da parte di quanti hanno avallato il collegamento fra la Passio Perpetuae e l’ambiente montanista, si è proposto di spiegare la singolarità di questa visione con un richiamo alla “setta” degli artotiriti, il cui marcatore identitario a livello di prassi rituale sarebbe un rito eucaristico caratterizzato dal consumo di pane e formaggio. Su questa base, e senza tralasciare la riflessione sui temi del potere carismatico e del profetismo visionario – in particolar modo femminile – nel cristianesimo anteniceno, il lavoro propone un tentativo di ricostruzione del contesto socio-culturale di riferimento degli artotiriti e ridiscut la possibilità di individuare un rapporto fra l’episodio descritto nella visione di Perpetua e la prassi rituale dei seguaci di questo gruppo.

Et de caseo quod mulgebat dedit mihi quasi buccellam. On Charismatic Power, Prophetic Authority and Ritual Practice in Perpetua’s First Vision

CARNEVALE, LAURA
2017-01-01

Abstract

Il lavoro prende le mosse dal primo dei resoconti visionari trasmessi dalla Passio Perpetuae et Felicitatis (4,3-10): qui la futura martire, dopo essere salita lungo una scala irta di strumenti acuminati e aver calcato la testa a un drago, giunge in uno luogo con attributi edenici e riceve del formaggio da un pastore canuto. La visione è pervasa di reminiscenze bibliche ed extra-bibliche, concretizzate in immagini e motivi indagabili da molteplici punti di vista: storico, letterario, fenomenologico, sociale, psicologico. Il racconto culmina nella descrizione della ricezione da parte di Perpetua di un boccone di formaggio offerto dal pastore: una sequenza di gesti configurata nei termini di una vera e propria prassi rituale, d. Come nel caso degli altri racconti visionari della Passio, infatti, siamo di fronte a un episodio complesso. Non di rado gli interpreti ne hanno richiamato l’implicazione eucaristica. Ulteriori interpretazioni poggiano sull’ipotesi che la menzione del formaggio, in quanto prodotto dal latte cagliato, veicoli un riferimento al pieno compimento, da parte di Perpetua, di un percorso vitale, iniziatico, rituale e/o martiriale. In qualche caso, soprattutto da parte di quanti hanno avallato il collegamento fra la Passio Perpetuae e l’ambiente montanista, si è proposto di spiegare la singolarità di questa visione con un richiamo alla “setta” degli artotiriti, il cui marcatore identitario a livello di prassi rituale sarebbe un rito eucaristico caratterizzato dal consumo di pane e formaggio. Su questa base, e senza tralasciare la riflessione sui temi del potere carismatico e del profetismo visionario – in particolar modo femminile – nel cristianesimo anteniceno, il lavoro propone un tentativo di ricostruzione del contesto socio-culturale di riferimento degli artotiriti e ridiscut la possibilità di individuare un rapporto fra l’episodio descritto nella visione di Perpetua e la prassi rituale dei seguaci di questo gruppo.
2017
978-2-503-56901-7
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