Le indagini archeologiche sistematiche, condotte nell’ambito del Progetto ‘Egnazia: dallo scavo alla valorizzazione’ e dal 2013 anche nell’ambito del Programma interdisciplinare pluriennale FIRB ‘Archeologia dei paesaggi della Puglia adriatica in età romana: tecnologie innovative per una pianificazione sostenibile e una fruizione identitaria’, permettono di rileggere l’intera vicenda della città adriatica, con acquisizioni rilevanti sulle modalità con cui il paesaggio urbano di età romana si trasforma al tempo della diocesi. Una marcata cesura insediativa risulta collocabile intorno alla metà del IV secolo d.C. e, sulla base delle estese destrutturazioni individuate, sembra riferibile con ogni probabilità ad un evento calamitoso, oltre che agli effetti della riforma amministrativa avviata da Diocleziano e ripresa da Costantino. La città resta comunque vitale in gran parte della sua estensione e nel volgere di pochi decenni è interessata da una profonda riorganizzazione, in cui predominano le istanze aggregative e rappresentative del culto cristiano, insieme a specifiche esigenze di carattere produttivo e commerciale. Alla costruzione di numerosi edifici di culto, frequentemente ristrutturati tra IV e VI secolo, si unisce la trasformazione in senso artigianale di alcuni complessi pubblici di età romana, come l’area del santuario dell’acropoli e le terme del Foro, nonché il potenziamento dell’attività commerciale in altri spazi, in particolare nella piazza porticata legata al porto ancora particolarmente attivo. Permangono i settori residenziali già in uso, che vengono rimodellati con la predilezione per ampi edifici polifunzionali, in cui si aggregano complesse filiere artigianali come quella della ceramica o della calce, ambienti abitativi e aree per l’allevamento. In questi complessi le differenti dinamiche di articolazione degli spazi risultano accomunate dalla tendenza alla funzionalità e ad ottimizzare risorse economiche e materiali costruttivi, come i cospicui elementi architettonici di reimpiego. Nel territorio, per la prima volta interessato da ricognizione archeologica sistematica, soprattutto in prossimità delle lame, si nota il potenziamento di nuclei insediativi già attivi in età imperiale, che assumono ora la consistenza di ville impegnate nella trasformazione e nella conservazione dei prodotti agricoli per il consumo interno, ma anche in consistenti attività di stoccaggio delle merci di importazione. A distanza regolare rispetto alle ville, entro il raggio di 1 km, si dispongono le case/fattoria, nuclei minori controllati direttamente dalla villa nello svolgimento di specifiche attività produttive. Dietro questa sistematica ridefinizione del paesaggio urbano e rurale si legge in modo chiaro il ruolo centrale del vescovo, che all’autorità religiosa unisce la gestione diretta di competenze politiche e di attività economiche, in sostituzione delle magistrature municipali.

Spazio residenziale e spazio produttivo ad Egnazia (Fasano - BR) in età tardoantica

MASTROCINQUE, GIANLUCA
2014-01-01

Abstract

Le indagini archeologiche sistematiche, condotte nell’ambito del Progetto ‘Egnazia: dallo scavo alla valorizzazione’ e dal 2013 anche nell’ambito del Programma interdisciplinare pluriennale FIRB ‘Archeologia dei paesaggi della Puglia adriatica in età romana: tecnologie innovative per una pianificazione sostenibile e una fruizione identitaria’, permettono di rileggere l’intera vicenda della città adriatica, con acquisizioni rilevanti sulle modalità con cui il paesaggio urbano di età romana si trasforma al tempo della diocesi. Una marcata cesura insediativa risulta collocabile intorno alla metà del IV secolo d.C. e, sulla base delle estese destrutturazioni individuate, sembra riferibile con ogni probabilità ad un evento calamitoso, oltre che agli effetti della riforma amministrativa avviata da Diocleziano e ripresa da Costantino. La città resta comunque vitale in gran parte della sua estensione e nel volgere di pochi decenni è interessata da una profonda riorganizzazione, in cui predominano le istanze aggregative e rappresentative del culto cristiano, insieme a specifiche esigenze di carattere produttivo e commerciale. Alla costruzione di numerosi edifici di culto, frequentemente ristrutturati tra IV e VI secolo, si unisce la trasformazione in senso artigianale di alcuni complessi pubblici di età romana, come l’area del santuario dell’acropoli e le terme del Foro, nonché il potenziamento dell’attività commerciale in altri spazi, in particolare nella piazza porticata legata al porto ancora particolarmente attivo. Permangono i settori residenziali già in uso, che vengono rimodellati con la predilezione per ampi edifici polifunzionali, in cui si aggregano complesse filiere artigianali come quella della ceramica o della calce, ambienti abitativi e aree per l’allevamento. In questi complessi le differenti dinamiche di articolazione degli spazi risultano accomunate dalla tendenza alla funzionalità e ad ottimizzare risorse economiche e materiali costruttivi, come i cospicui elementi architettonici di reimpiego. Nel territorio, per la prima volta interessato da ricognizione archeologica sistematica, soprattutto in prossimità delle lame, si nota il potenziamento di nuclei insediativi già attivi in età imperiale, che assumono ora la consistenza di ville impegnate nella trasformazione e nella conservazione dei prodotti agricoli per il consumo interno, ma anche in consistenti attività di stoccaggio delle merci di importazione. A distanza regolare rispetto alle ville, entro il raggio di 1 km, si dispongono le case/fattoria, nuclei minori controllati direttamente dalla villa nello svolgimento di specifiche attività produttive. Dietro questa sistematica ridefinizione del paesaggio urbano e rurale si legge in modo chiaro il ruolo centrale del vescovo, che all’autorità religiosa unisce la gestione diretta di competenze politiche e di attività economiche, in sostituzione delle magistrature municipali.
2014
978-88-7228-723-1
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