Introduzione La filiera della carne è una grande realtà industriale in Italia, caratterizzata dal circuito Denominazione di Origine Protetta (DOP).Tutti i lavoratori sono esposti a una vasta gamma di agenti biologici che hanno sviluppato antibiotico resistenza e, di conseguenza, rappresentano un problema di salute pubblica ed occupazionale. Obiettivi Valutare il rischio biologico da MRSA in lavoratori della filiera delle carni. Metodi Sono stati reclutati, previo consenso, 162 lavoratori della filiera delle carni del Sud Italia.Tutti i partecipanti hanno risposto ad una intervista semi-strutturata , sono stati sottoposti ad esame obiettivo della cute ed a prelievo di un tampone nasale.Il questionario ha indagato la storia clinica e professionale, storia residenziale, la presenza di animali domestici, il contatto extra-professionale con animali d’allevamento e sul consumo di carne cruda o poco cotta.Eventuali infezioni respiratorie e/o cutanee, dissenteria, malattie infettive, stato immunodepressivo, recenti interventi chirurgici e ricoveri ospedalieri, infortuni, assunzione di antibiotici, sono stati considerati criteri di esclusione ai fini della valutazione del tampone nasale.I campioni di tamponi nasali sono stati seminati, entro 24 ore, in terreno di crescita Mannitol Salt Agar, specifica per il rilevamento di Staphylococcus Aureus. Dopo un periodo di incubazione, sono state selezionate colonie positive per S. Aureus sulle quali sono stati ricercati i geni 447bp NUC, che codifica per la nucleasi, e il gene mecA, che codifica per la sequenza della meticillino-resistenza, utilizzando la procedura Multiplex Polymerase Chain Reaction (MPCR).I campioni positivi per MRSA sono stati analizzati, infine, con una PCR specifica per la ST398, sequenza specifica per la specie suina. Risultati Sono stati reclutati 139 maschi e 23 femmine, con età media di 45 anni ed anzianità lavorativa media di 10 anni. Dalla semina dei 162 tamponi nasali, una prima analisi ha mostrato positività per lo Staphylococcus Aureus in 35 campioni (21,6%).L'analisi molecolare ha rivelato un solo campione positivo per MRSA (0,6%), in un lavoratore addetto alla trasformazione della carne..L'analisi molecolare non ha confermato la positività per il genotipo ST398, caratteristico dell'infezione nei suini. Conclusioni Il nostro studio ha rivelato un basso rischio per MRSA, condizionato dall’uso di antibiotici in ambito veterinario e dai trattamenti termici superficiali effettuati sulle carcasse, come scottature e flambature, che riducono significativamente la presenza di MRSA. La ricontaminazione con S. Aureus, tuttavia, potrebbe verificarsi a seguito di contaminazione fecale durante l’eviscerazione, tramite una maggiore manipolazione delle carni da parte degli operatori durante la lavorazioni ed, infine, attraverso il contatto con le superfici potenzialmente infette dei macchinari. Bibliografia 1. Colosio C. et al. Linee Guida per la Sorveglianza Sanitaria in agricoltura. 2012 SIMLII 2. Il rischio biologico nei luoghi di lavoro (2011) INAIL 3. Livermore, Antibiotic resistance in staphylococci, International Journal of Antimicrobial Agent 16 (2000) S3 – S10

Rischio biologico da Staphylococcus Aureus Meticillino-Resistente nella filiera delle carni

BALDASSARRE, ANTONIO;DRAGONIERI, SILVANO;MARTINA, GABRIELLA LUCIA MARIA;MACINAGROSSA, Linda;LONGO, ANGELA;GATTI, MARIA FRANCA;DAMBROSIO, ANGELA;CAGGIANO, GIUSEPPINA;VIMERCATI, LUIGI;MUSTI, Marina
2015-01-01

Abstract

Introduzione La filiera della carne è una grande realtà industriale in Italia, caratterizzata dal circuito Denominazione di Origine Protetta (DOP).Tutti i lavoratori sono esposti a una vasta gamma di agenti biologici che hanno sviluppato antibiotico resistenza e, di conseguenza, rappresentano un problema di salute pubblica ed occupazionale. Obiettivi Valutare il rischio biologico da MRSA in lavoratori della filiera delle carni. Metodi Sono stati reclutati, previo consenso, 162 lavoratori della filiera delle carni del Sud Italia.Tutti i partecipanti hanno risposto ad una intervista semi-strutturata , sono stati sottoposti ad esame obiettivo della cute ed a prelievo di un tampone nasale.Il questionario ha indagato la storia clinica e professionale, storia residenziale, la presenza di animali domestici, il contatto extra-professionale con animali d’allevamento e sul consumo di carne cruda o poco cotta.Eventuali infezioni respiratorie e/o cutanee, dissenteria, malattie infettive, stato immunodepressivo, recenti interventi chirurgici e ricoveri ospedalieri, infortuni, assunzione di antibiotici, sono stati considerati criteri di esclusione ai fini della valutazione del tampone nasale.I campioni di tamponi nasali sono stati seminati, entro 24 ore, in terreno di crescita Mannitol Salt Agar, specifica per il rilevamento di Staphylococcus Aureus. Dopo un periodo di incubazione, sono state selezionate colonie positive per S. Aureus sulle quali sono stati ricercati i geni 447bp NUC, che codifica per la nucleasi, e il gene mecA, che codifica per la sequenza della meticillino-resistenza, utilizzando la procedura Multiplex Polymerase Chain Reaction (MPCR).I campioni positivi per MRSA sono stati analizzati, infine, con una PCR specifica per la ST398, sequenza specifica per la specie suina. Risultati Sono stati reclutati 139 maschi e 23 femmine, con età media di 45 anni ed anzianità lavorativa media di 10 anni. Dalla semina dei 162 tamponi nasali, una prima analisi ha mostrato positività per lo Staphylococcus Aureus in 35 campioni (21,6%).L'analisi molecolare ha rivelato un solo campione positivo per MRSA (0,6%), in un lavoratore addetto alla trasformazione della carne..L'analisi molecolare non ha confermato la positività per il genotipo ST398, caratteristico dell'infezione nei suini. Conclusioni Il nostro studio ha rivelato un basso rischio per MRSA, condizionato dall’uso di antibiotici in ambito veterinario e dai trattamenti termici superficiali effettuati sulle carcasse, come scottature e flambature, che riducono significativamente la presenza di MRSA. La ricontaminazione con S. Aureus, tuttavia, potrebbe verificarsi a seguito di contaminazione fecale durante l’eviscerazione, tramite una maggiore manipolazione delle carni da parte degli operatori durante la lavorazioni ed, infine, attraverso il contatto con le superfici potenzialmente infette dei macchinari. Bibliografia 1. Colosio C. et al. Linee Guida per la Sorveglianza Sanitaria in agricoltura. 2012 SIMLII 2. Il rischio biologico nei luoghi di lavoro (2011) INAIL 3. Livermore, Antibiotic resistance in staphylococci, International Journal of Antimicrobial Agent 16 (2000) S3 – S10
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