La promulgazione della Legge n. 130 del 30 aprile 1999 ha introdotto anche nel nostro paese lo strumento finanziario della “securitisation”. Nata in Prussia più di due secoli fa questa tecnica di finanza strutturata si è sviluppata ed evoluta nel più avanzato mercato statunitense, diventando, nell’ultimo decennio una “normale” fonte di finanziamento per diverse imprese di grande dimensione. In Italia, la mancanza di una normativa ad hoc, l’elementare cultura finanziaria, la riluttanza degli imprenditori all’apertura a forme di finanziamento differenti dal tradizionale prestito bancario e l’illiquidità del mercato dei bond privati, hanno frenato il diffondersi della securitisation quale forma di finanziamento e di investimento. Non sono mancate negli scorsi anni operazioni di imprese italiane strutturate come vere e proprie securitisation, ma si è trattato più di casi isolati che di vera e propria apertura a tale forma di finanziamento. Ugualmente poco conosciuta in Italia è l’operazione sotto il profilo “investimento”. Mancanza di un mercato regolamentato, utilizzo di società veicolo straniere e poca (meglio, limitatissima) familiarità degli “addetti ai lavori” con l’operazione, i principali motivi che hanno ostato alla diffusione dei titoli emessi a fronte di un’operazione di securitisation tra gli investitori italiani (anche istituzionali). Il mercato che si sta sviluppando, però, presenta potenzialità di crescita altissime. Scopo dell’analisi è evidenziare i vantaggi finanziari che possono essere ottenuti da un’operazione di securitisation, sia per l’Originator che per l’Investor; le diverse modalità di strutturazione dell’operazione ed il ruolo che rivestono i partecipanti alla cartolarizzazione. Particolare attenzione sarà dedicata, infine, all’analisi del profilo rischio/rendimento/ diversificazione (di fonti di finanziamento e/o di portafoglio), che il finanziamento/investimento in titoli cartolarizzati comporta.

ASPETTI FINANZIARI DELLE OPERAZIONI DI SECURITISATION

PIZZUTILO, FABIO
2002-01-01

Abstract

La promulgazione della Legge n. 130 del 30 aprile 1999 ha introdotto anche nel nostro paese lo strumento finanziario della “securitisation”. Nata in Prussia più di due secoli fa questa tecnica di finanza strutturata si è sviluppata ed evoluta nel più avanzato mercato statunitense, diventando, nell’ultimo decennio una “normale” fonte di finanziamento per diverse imprese di grande dimensione. In Italia, la mancanza di una normativa ad hoc, l’elementare cultura finanziaria, la riluttanza degli imprenditori all’apertura a forme di finanziamento differenti dal tradizionale prestito bancario e l’illiquidità del mercato dei bond privati, hanno frenato il diffondersi della securitisation quale forma di finanziamento e di investimento. Non sono mancate negli scorsi anni operazioni di imprese italiane strutturate come vere e proprie securitisation, ma si è trattato più di casi isolati che di vera e propria apertura a tale forma di finanziamento. Ugualmente poco conosciuta in Italia è l’operazione sotto il profilo “investimento”. Mancanza di un mercato regolamentato, utilizzo di società veicolo straniere e poca (meglio, limitatissima) familiarità degli “addetti ai lavori” con l’operazione, i principali motivi che hanno ostato alla diffusione dei titoli emessi a fronte di un’operazione di securitisation tra gli investitori italiani (anche istituzionali). Il mercato che si sta sviluppando, però, presenta potenzialità di crescita altissime. Scopo dell’analisi è evidenziare i vantaggi finanziari che possono essere ottenuti da un’operazione di securitisation, sia per l’Originator che per l’Investor; le diverse modalità di strutturazione dell’operazione ed il ruolo che rivestono i partecipanti alla cartolarizzazione. Particolare attenzione sarà dedicata, infine, all’analisi del profilo rischio/rendimento/ diversificazione (di fonti di finanziamento e/o di portafoglio), che il finanziamento/investimento in titoli cartolarizzati comporta.
2002
88-14-09780-1
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