L’analisi del ciclo affrescato che si sviluppa ancora in gran parte all’interno della piccola chiesa a due cupole in asse, nota con il nome di Tempietto di Seppannibale, in agro di Fasano (BR), ha portato a formulare alcune considerazioni del tutto nuove circa la cronologia, lo stile e la committenza. L’edificio doveva essere tutto affrescato, anche sulle volte a semibotte che ricoprono le due navatelle con tratti di velaria particolarmente interessanti. Il ciclo presenta scene particolarmente articolate sulle superfici delle due cupolette con episodi tratti dall’Apocalisse giovannea, disposti su piani decorativi diversi. All’immagine, sopravvissuta solo in parte, del Figlio dell’Uomo con la spada in bocca tra i sette candelabri, fa da contraltare l’altra con la Donna insidiata dal drago; nella seconda cupoletta è san Giovanni il principale attore della grande scena conservataci; simmetricamente a questa è stato possibile riconoscere, attraverso l’analisi di pochi elementi, la presenza di un Cristo stante, che calpesta un serpente, affiancato da un personaggio con nimbo quadrato. Si tratta evidentemente del committente, probabilmente il vescovo da cui doveva dipendere la chiesa, forse quella di Brindisi, spostata nell’alto Medioevo a Oria. Lo stile degli affreschi, che trova rimandi in miniature dell’Italia settentrionale e nei cicli di San Vincenzo maggiore (dell’epoca di Giosuè, 796-816) e della cripta di Epifanio (824-842) a San Vincenzo al Volturno, sembra precedere di qualche tempo i confronti richiamati e porsi dunque in continuità con le testimonianze superstiti della Santa Sofia di Benevento (770/780). Il committente molto probabilmente dovette essere stato influenzato dagli scritti del monaco benedettino Ambrogio Autperto (+784), autore di un Commentario sull’Apocalisse molto conosciuto nell’alto Medioevo.
Nuovi dati e alcune riconsiderazioni sul ciclo apocalittico del Tempietto
BERTELLI, Gioia
2011-01-01
Abstract
L’analisi del ciclo affrescato che si sviluppa ancora in gran parte all’interno della piccola chiesa a due cupole in asse, nota con il nome di Tempietto di Seppannibale, in agro di Fasano (BR), ha portato a formulare alcune considerazioni del tutto nuove circa la cronologia, lo stile e la committenza. L’edificio doveva essere tutto affrescato, anche sulle volte a semibotte che ricoprono le due navatelle con tratti di velaria particolarmente interessanti. Il ciclo presenta scene particolarmente articolate sulle superfici delle due cupolette con episodi tratti dall’Apocalisse giovannea, disposti su piani decorativi diversi. All’immagine, sopravvissuta solo in parte, del Figlio dell’Uomo con la spada in bocca tra i sette candelabri, fa da contraltare l’altra con la Donna insidiata dal drago; nella seconda cupoletta è san Giovanni il principale attore della grande scena conservataci; simmetricamente a questa è stato possibile riconoscere, attraverso l’analisi di pochi elementi, la presenza di un Cristo stante, che calpesta un serpente, affiancato da un personaggio con nimbo quadrato. Si tratta evidentemente del committente, probabilmente il vescovo da cui doveva dipendere la chiesa, forse quella di Brindisi, spostata nell’alto Medioevo a Oria. Lo stile degli affreschi, che trova rimandi in miniature dell’Italia settentrionale e nei cicli di San Vincenzo maggiore (dell’epoca di Giosuè, 796-816) e della cripta di Epifanio (824-842) a San Vincenzo al Volturno, sembra precedere di qualche tempo i confronti richiamati e porsi dunque in continuità con le testimonianze superstiti della Santa Sofia di Benevento (770/780). Il committente molto probabilmente dovette essere stato influenzato dagli scritti del monaco benedettino Ambrogio Autperto (+784), autore di un Commentario sull’Apocalisse molto conosciuto nell’alto Medioevo.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.