Il lavoro si occupa delle Camere straordinarie africane, istituite in base ad un accordo tra Senegal e Unione africana nell’ambito del Tribunal Régional Hors Classe e della Corte di appello di Dakar, in attuazione della sentenza resa dalla Corte internazionale di giustizia (CIG) il 20 luglio 2012 nell’affare Questioni relative all’obbligo di punire o estradare (Belgio c. Senegal). Tale sentenza, nella quale la CIG si è pronunciata, per la prima volta, sulla portata degli obblighi nascenti dalla Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani e degradanti, del 10 dicembre 1984, ha ordinato al Senegal di perseguire l’ex dittatore del Ciad Habré “without further delay”, ove non proceda all’estradizione. Dopo aver ricostruito gli obblighi contemplati dalla Convenzione contro la tortura secondo l’interpretazione della Corte internazionale di giustizia, il lavoro esamina la questione se le Camere straordinarie africane rappresentino un puntuale ed adeguato mezzo di esecuzione della sentenza della CIG e, in particolare, se esse possano costituire una modalità di adempimento dell’obbligo di iudicare o di quello di dedere, la cui osservanza è imposta al Senegal dalla Convenzione contro la tortura, prima, e dalla sentenza della Corte internazionale di giustizia, poi. A questo fine, il lavoro descrive la struttura e le competenze ratione personae e materiae del nuovo Tribunale ad hoc, anche per ricostruirne la natura giuridica, ossia se esso possa inquadrarsi tra i tribunali internazionali, tra quelli misti (o internazionalizzati), oppure sia un vero e proprio tribunale speciale interno, la classificazione delle Camere straordinarie come rientranti nell’uno o nell’altro genus incidendo sulla qualificazione dell’obbligo di cui esse rappresentano adempimento.
L'istituzione delle Camere straordinarie africane in attuazione della sentenza della Corte internazionale di giustizia Belgio c. Senegal
NALIN, EGERIA
2013-01-01
Abstract
Il lavoro si occupa delle Camere straordinarie africane, istituite in base ad un accordo tra Senegal e Unione africana nell’ambito del Tribunal Régional Hors Classe e della Corte di appello di Dakar, in attuazione della sentenza resa dalla Corte internazionale di giustizia (CIG) il 20 luglio 2012 nell’affare Questioni relative all’obbligo di punire o estradare (Belgio c. Senegal). Tale sentenza, nella quale la CIG si è pronunciata, per la prima volta, sulla portata degli obblighi nascenti dalla Convenzione contro la tortura e altre pene o trattamenti crudeli, inumani e degradanti, del 10 dicembre 1984, ha ordinato al Senegal di perseguire l’ex dittatore del Ciad Habré “without further delay”, ove non proceda all’estradizione. Dopo aver ricostruito gli obblighi contemplati dalla Convenzione contro la tortura secondo l’interpretazione della Corte internazionale di giustizia, il lavoro esamina la questione se le Camere straordinarie africane rappresentino un puntuale ed adeguato mezzo di esecuzione della sentenza della CIG e, in particolare, se esse possano costituire una modalità di adempimento dell’obbligo di iudicare o di quello di dedere, la cui osservanza è imposta al Senegal dalla Convenzione contro la tortura, prima, e dalla sentenza della Corte internazionale di giustizia, poi. A questo fine, il lavoro descrive la struttura e le competenze ratione personae e materiae del nuovo Tribunale ad hoc, anche per ricostruirne la natura giuridica, ossia se esso possa inquadrarsi tra i tribunali internazionali, tra quelli misti (o internazionalizzati), oppure sia un vero e proprio tribunale speciale interno, la classificazione delle Camere straordinarie come rientranti nell’uno o nell’altro genus incidendo sulla qualificazione dell’obbligo di cui esse rappresentano adempimento.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.