L’indagine mira a evidenziare come le festività rappresentino il modello omnicomprensivo dei ‘tipi’ dell’identità cristiana, contribuendo alla costruzione e al consolidamento del suo nucleo originario. Nella congerie dei sistemi religiosi tradizionali e delle sette ereticali, il termine populus ricorre frequentemente nelle norme sul ‘tempo’ divino, in un collegamento fra sistemazione delle esigenze rituali e affermazione di un dogmatismo autentico, divenendo le regole cerimoniali manifestazione dell’ortodossia e dell’unità di fede. Attraverso la conferma costante dei princìpi che regolano lo scandire del tempo, si è evidenziato come la festività sia espressione di una dottrina immutata ed immodificabile negli aspetti sostanziali. In un legame solidaristico per il raggiungimento dell’interesse supremo, nella considerazione di stati o ordini, gli atti esterni di devozione riproducono la concezione trascendentale della Divinità, secondo la regolamentazione dettata dalla volontà comune delle assemblee deliberative della Ecclesia. In questa prospettiva, la centralità del ‘tempo’ nella dimensione salvifica dell’uomo esalta il ruolo rappresentativo dei concilî. Sotto tale profilo, il valore delle norme sinodali sull’organizzazione cultuale appare determinante per l’individuazione dei presupposti attraverso i quali si configura e, al contempo, si distingue il popolo di Dio. In realtà la legislazione sinodale sulle ricorrenze sacre viene ad esprimere un paradigma normativo d’identificazione di quella moltitudine di uomini che, secondo la propria condizione e sotto la guida dei Sacri Pastori, in virtù del battesimo costruisce una società fondata sulla persistenza del consenso intorno ad un diritto ispirato a norme divine e sul perseguimento di un’utilitas ultraterrena.
Tempo divino e identità religiosa. Culto rappresentanza simboli dalle origini all'VIII secolo
VENTRELLA, Carmela
2012-01-01
Abstract
L’indagine mira a evidenziare come le festività rappresentino il modello omnicomprensivo dei ‘tipi’ dell’identità cristiana, contribuendo alla costruzione e al consolidamento del suo nucleo originario. Nella congerie dei sistemi religiosi tradizionali e delle sette ereticali, il termine populus ricorre frequentemente nelle norme sul ‘tempo’ divino, in un collegamento fra sistemazione delle esigenze rituali e affermazione di un dogmatismo autentico, divenendo le regole cerimoniali manifestazione dell’ortodossia e dell’unità di fede. Attraverso la conferma costante dei princìpi che regolano lo scandire del tempo, si è evidenziato come la festività sia espressione di una dottrina immutata ed immodificabile negli aspetti sostanziali. In un legame solidaristico per il raggiungimento dell’interesse supremo, nella considerazione di stati o ordini, gli atti esterni di devozione riproducono la concezione trascendentale della Divinità, secondo la regolamentazione dettata dalla volontà comune delle assemblee deliberative della Ecclesia. In questa prospettiva, la centralità del ‘tempo’ nella dimensione salvifica dell’uomo esalta il ruolo rappresentativo dei concilî. Sotto tale profilo, il valore delle norme sinodali sull’organizzazione cultuale appare determinante per l’individuazione dei presupposti attraverso i quali si configura e, al contempo, si distingue il popolo di Dio. In realtà la legislazione sinodale sulle ricorrenze sacre viene ad esprimere un paradigma normativo d’identificazione di quella moltitudine di uomini che, secondo la propria condizione e sotto la guida dei Sacri Pastori, in virtù del battesimo costruisce una società fondata sulla persistenza del consenso intorno ad un diritto ispirato a norme divine e sul perseguimento di un’utilitas ultraterrena.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.