Nel pieno della stagione romantica, William Hazlitt dedicava ai personaggi di Shakespeare un agile e vivace compendio di letture del canone, una raccolta di saggi dal titolo significativo: "Characters of Shakespeare’s Plays" (1817). Il saggio offre una lettura del capitolo dedicato ad Amleto, con particolare riferimento alle interpretazioni proposte da Edmund Kean, giovane e talentuoso attore dell'epoca, sulle scene londinesi nei primi dell'Ottocento. Hazlitt riprende quell’idea del personaggio shakespeariano come “essere vivente”, capace di emozioni e pensieri, anticipata proprio in una recensione, pubblicata nel febbraio del 1816 su «The Edinburgh Review», alla traduzione inglese delle Lectures on Dramatic Art and Literature di A.W. Schlegel. Hazlitt – insieme a Wordsworth, Coleridge, Keats e gli altri – era figlio di quell’epoca sui generis che fu il Romanticismo. E le letture romantiche dei drammi shakespeariani volevano che l’eroe tragico shakespeariano fosse quasi simulacro e specchio di colui che scriveva. Proiezioni dell’io critico, le chiamerà Nemi D’Agostino, di certo mai figure reali e mai neppure del tutto finzioni.
"It is we who are Hamlet": William Hazlitt interprete del Principe di Danimarca
CONSIGLIO, CRISTINA
2007-01-01
Abstract
Nel pieno della stagione romantica, William Hazlitt dedicava ai personaggi di Shakespeare un agile e vivace compendio di letture del canone, una raccolta di saggi dal titolo significativo: "Characters of Shakespeare’s Plays" (1817). Il saggio offre una lettura del capitolo dedicato ad Amleto, con particolare riferimento alle interpretazioni proposte da Edmund Kean, giovane e talentuoso attore dell'epoca, sulle scene londinesi nei primi dell'Ottocento. Hazlitt riprende quell’idea del personaggio shakespeariano come “essere vivente”, capace di emozioni e pensieri, anticipata proprio in una recensione, pubblicata nel febbraio del 1816 su «The Edinburgh Review», alla traduzione inglese delle Lectures on Dramatic Art and Literature di A.W. Schlegel. Hazlitt – insieme a Wordsworth, Coleridge, Keats e gli altri – era figlio di quell’epoca sui generis che fu il Romanticismo. E le letture romantiche dei drammi shakespeariani volevano che l’eroe tragico shakespeariano fosse quasi simulacro e specchio di colui che scriveva. Proiezioni dell’io critico, le chiamerà Nemi D’Agostino, di certo mai figure reali e mai neppure del tutto finzioni.I documenti in IRIS sono protetti da copyright e tutti i diritti sono riservati, salvo diversa indicazione.